Lotto marzo: più che mai il nostro grido è internazionalista e senza frontiere

L’ultimo decennio ha visto una nuova ondata di lotte femministe in tutti i continenti. Dall’Europa agli Stati Uniti, dall’America Latina al Medio Oriente e all’Asia un movimento transfemminista che ha attraversato per un decennio i paesi del mondo per contrastare la violenza maschile contro le donne. La dimensione internazionalista rende questo movimento diverso, restituisce un quadro globale del vissuto delle donne, ne disegna gli spazi aperti ma anche la contemporaneità delle vertenze radicate nei territori.

I movimenti femministi e transfemministi in questi anni hanno riempito le piazze non solo per contrastare la violenza di genere ma anche in difesa del diritto di aborto libero e gratuito e più in generale per rivendicare percorsi di autodeterminazione delle donne e delle persone LGBTQIA+, per un lavoro dignitoso e un reddito certo.

Abbiamo sempre più ragione di scendere nelle strade, di scioperare per gridare la nostra rabbia e il nostro rifiuto di fronte a un mondo ingiusto e violento.

Pochi mesi fa, lo scorso 25 novembre, in Italia abbiamo dato vita a immense manifestazioni, a Roma, ma anche in tantissime altre città, contro i femminicidi e la violenza sulle donne, dopo l’orribile ennesimo femminicidio di Giulia Cecchettin,  per combattere un sistema patriarcale che continua ad uccidere ogni giorno.

E siamo solidali in primo luogo con tutte le donne che soffrono la tragedia della guerra.

Da mesi arrivano le immagini e le testimonianze insopportabili della situazione in Palestina. Le donne in particolare cercano disperatamente di sopravvivere con le/i loro bimbe/i, di fronte al massacro che il governo israeliano, sostenuto da tutte le potenze occidentali, compresa l’Italia, sta perpetuando. In questo 8 marzo la solidarietà con le donne e il popolo palestinese è la prima delle nostre rivendicazioni.

Ma in tanti altri paesi del mondo, dal Sudan alla Repubblica democratica del Congo, milioni di donne subiscono le violenze sessiste e sessuali, in un contesto di conflitti armati e di spostamenti massicci della popolazione e di chiusura nei campi dei rifugiati.  E in Ucraina con l’invasione delle truppe russe e i bombardamenti sulle strutture civili sono le donne che più di ogni altro subiscono gli orrori della guerra.

E tra chi fugge dalla fame e dalla guerra sono proprio le migranti quelle che più sono sottoposte a ogni sorta di violenza e anche a una vera condizione di schiavitù.

Noi vogliamo una pace giusta e duratura in ogni parte del mondo perché è una condizione indispensabile per l’’emancipazione e la liberazione di tutte  e donne e delle persone LGBTQIA+. 

Per questo lottiamo contro le potenze imperialiste, contro i loro interventi militari che opprimono interi popoli, contro le loro misure economiche che strangolano quelli più poveri con il meccanismo del debito. Siamo contro la folle corsa al riarmo e combattiamo il governo  Meloni: capitalista, reazionario, omofobo e familista, completamente partecipe di questa corsa verso la catastrofe. Più che mai dobbiamo essere in piazza con le donne del mondo intero per combattere il patriarcato e il capitalismo che schiacciano le donne e le vite.

Dobbiamo lottare contro lo sfruttamento e l’oppressione del lavoro salariato e del lavoro domestico. 

Per questo chiediamo a tutte e tutti di scendere in sciopero e che tutte le organizzazioni sindacali dichiarino l’8 marzo giornata di sciopero. E deve essere uno sciopero che avviene in tutto il mondo, perché il nostro movimento è il più internazionalista di tutti. 

Con le nostre mobilitazioni, con la nostra determinazione combattiamo l’insopportabile ordine (capitalista e patriarcale) della violenza, dell’oppressione e dello sfruttamento. E poiché saremo sempre più unite, forti e solidali, nel nostro paese, ma anche su scala internazionale, noi riusciremo a cambiare questa società e a costruire una prospettiva solidale ed ecosocialista.