Costruiamo assieme Sinistra Anticapitalista

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Dieci buone ragioni per aderire

1. Occorre organizzarsi per combattere le diseguaglianze sociali e il sistema che le produce: il capitalismo

 

Stiamo attraversando la crisi più profonda dell’economia capitalistica dal 1929. Nella società le diseguaglianze, per cui aumentano i profitti e le rendite di una minima parte della popolazione, mentre si acuiscono le sofferenze di centinaia di milioni di persone e della classe lavoratrice. In Italia le condizioni del salario e dei diritti della classe lavoratrice sono tornati indietro di 60 anni. Tutto il cosiddetto Stato sociale, sanità, assistenza, scuola, previdenza sono rimessi in discussione.

La sinistra istituzionale non reagisce, anzi quando è al governo è complice delle misure che colpiscono le classi popolari. Chi ha creduto e crede di poter condizionare a sinistra il PD sostenendolo nei governi centrali e locali ha fallito ampiamente, facendo perdere di credibilità alla sinistra comunista in Italia. Per queste ragioni c’è sempre più bisogno di una sinistra di lotta, di un partito che difenda un progetto di trasformazione rivoluzionaria della società, rompere con il capitalismo in vista di una società comunista, democratica, libertaria, egualitaria e femminista.

2. Per la difesa del lavoro, dell’occupazione e del salario

Insieme dobbiamo batterci contro i padroni per difendere l’occupazione e contrastare la precarietà.

Occorre mobilitarsi per riduzione dell’orario a 32 ore a parità di salario e ripartire così il lavoro esistente a tutti quelli che ne hanno bisogno; per la nazionalizzazione delle aziende che chiudono, che licenziano, che inquinano e non rispettano le misure di sicurezza; per l’abrogazione delle leggi che hanno colpito i diritti a partire dal ripristino dell’art.18; per un salario minimo intercategoriale non inferiore a 1500 euro mensili; per un salario sociale non inferiore a 1200 euro per tutti i periodi di non lavoro; per un nuovo intervento pubblico per creare un lavoro buono e utile alla collettività e all’ambiente. Per fare questo ci vuole un nuovo sindacalismo di classe e combattivo nel nostro paese, che anteponga la difesa degli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori a quelli della conservazione dei propri gruppi dirigenti.

3. Per un progetto ecosocialista

Una sinistra che contesti il capitalismo può fornire una soluzione alla grande questione del secolo XXI, quella ecologica.

La crisi ecologica e la crisi economica sono profondamente correlate, distruzione della natura e del tessuto sociale hanno la stessa origine nel modo capitalistico di produzione, che con il fenomeno del riscaldamento climatico ha dato una nuova misura del suo potenziale distruttivo. La sovrapproduzione alimentare imposta dalle multinazionali consuma vastissime aree, pur condannando alla fame centinaia di milioni di persone nel mondo; la produzione dei rifiuti cresce senza che i governi adottino politiche alternative per la loro riduzione e lo smaltimento. Bisogna quindi avanzare una proposta radicale che punti non solo ad una trasformazione dei rapporti di produzione, al cambiamento dell’apparato produttivo e dei modelli di consumo dominanti, ma anche alla creazione di un nuovo paradigma di civiltà in rottura con in fondamentali della civiltà capitalista e industrialista moderna.

4. Una sinistra femminista

Il femminismo accanto al marxismo costituisce un passaggio ineludibile per un progetto di trasformazione rivoluzionaria della società.

Le donne sono le prime ad essere colpite dalle politiche di austerità attraverso i bassi salari, la precarietà, i licenziamenti, i tagli ai servizi sociali e a quelle reti di protezione che avevano reso in Europa meno difficile la vita delle donne. Un processo rivoluzionario deve quindi attingere alla critica femminista e contribuire alla costruzione di un vasto movimento delle donne che combatta le strutture patriarcali su cui regge ancora questa società; libertà dei corpi quindi a partire dalla piena autodecisionalità delle donne.

5. Una sinistra libertaria

La società che vogliamo è sinonimo di libertà.

Libertà dalla necessità e dallo sfruttamento, dalla subordinazione sociale. Per la piena fruizione della libertà individuale, della libertà di idee e di religione, dalla non subordinazione dell’arte alla politica e al potere, alla libertà sessuale, alla più libera scelta dell’orientamento sessuale, alla lotta contro ogni retaggio costrittivo tipico delle società classiste e patriarcali (famiglia, esercito, chiese, apparati burocratici….)

6. Una sinistra internazionalista

È più che mai necessaria una visione internazionalista e solidale.

Italia come nelle altre parti del mondo dove domina il capitalismo, sfruttamento e miseria l’accompagnano. I lavoratori non hanno patria. Per queste ragioni Sinistra Anticapitalista promuove un nuovo internazionalismo operando in solidarietà con le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria mondiale a partire dalla Quarta Internazionale. Per queste ragioni solidarizza con le rivoluzioni del mondo arabo che hanno aperto una nuova stagione di rivolte in diverse regioni del mondo, così come sostiene l’autodeterminazione dei popoli oppressi come quello palestinese. La sinistra è internazionalista o non è.

7. Per l’Europa dei diritti e della giustizia sociale

Dobbiamo contrastare le politiche liberiste di austerità intraprese dalla borghesia italiana ed europea sotto la guida della Troika (Fmi, Banca Europea, Commissione Europea).

Queste politiche colpiscono l’insieme della classe lavoratrice europea, così come le donne, i giovani, i precari. Per questo la risposta alla crisi deve partire dalla difesa degli interessi della classe lavoratrice europea. Non si può semplicemente accodarsi alle istanze di alcuni settori della borghesia nazionale interessati a politiche protezioniste o alla svalutazione monetaria con l’uscita dall’Euro. Ci vuole un coordinamento delle forze anticapitaliste e dei movimenti su scala europea per costruire una risposta internazionalista contro questa Unione Europea ingiusta e funzionale a preservare gli interessi delle classi dominanti, per una Europa sociale e dei diritti.

8. Antirazzisti e antifascisti

Occorre lottare contro le politiche discriminatorie e razziste alimentate dalle classi dominanti europee per dividere i lavoratori migranti da quelli indigeni.

L’Unione Europea ammette la libera circolazione delle merci ma impedisce con la forza alle persone di circolare liberamente per garantire ai padroni una forza lavoro a basso costo e ricattabile. La combinazione di politiche repressive e razziste e di politiche di austerità a favore dei padroni non fa altro che alimentare la guerra tra poveri e rischia di aprire la strada alla peggiore destra fascista, come sta avvenendo in Grecia ma anche in Francia. La battaglia dei migranti per i diritti, la dignità, la giustizia e l’uguaglianza, chiama le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese a capire dove stanno i nemici e i compagni di strada.

9. Una organizzazione antiburocratica

L’unico antidoto possibile contro il potere degli apparati (sindacali e politici, di partito e di “movimento”) è l’organizzazione pluralista e democratica, la possibilità di tutte e tutti i militanti di proporre le proprie idee e decidere con la discussione e il voto nelle assemblee della linea politica e degli organismi di direzione. Una organizzazione che si finanzi fondamentalmente con i contributi volontari dei propri iscritti e dei sostenitori. Una organizzazione che lotta non per prendere il potere per sé, ma che opera perché siano le lavoratrici e i lavoratori a conquistarlo e a gestirlo attraverso le forme consiliari che il movimento rivoluzionario si darà per rovesciare dalle fondamenta il capitalismo.

10. Organizzarsi

Proponiamo quindi a tutte e tutti quelli che condividono queste posizioni programmatiche democratiche e rivoluzionarie non solo di sostenerle, ma di organizzarsi con noi perché la lotta per la trasformazione della società non si fa solo con la propaganda delle idee, ma soprattutto attraverso l’attività materiale, cioè attraverso una battaglia organizzata e collettiva.

Davanti all’ingiustizia ci vuole una rivoluzione!

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