Un manifesto ecosocialista, femminista e internazionalista
Pubblichiamo il manifesto programmatico approvato dal secondo congresso nazionale di Sinistra Anticapitalista (Chianciano, 8-10 febbraio 2019).
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“Voi inorridite perché vogliamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra società attuale la proprietà privata è abolita per i nove decimi dei suoi membri; la proprietà privata esiste proprio per il fatto che per nove decimi non esiste. Dunque voi ci rimproverate di voler abolire una proprietà che presuppone come condizione necessaria la privazione della proprietà dell’enorme maggioranza della società. In una parola, voi ci rimproverate di volere abolire la vostra proprietà. Certo, questo vogliamo…
Il comunismo non toglie a nessuno il potere di appropriarsi prodotti della società, toglie soltanto il potere di assoggettarsi il lavoro altrui mediante tale appropriazione. Si è obiettato che con l’abolizione della proprietà privata cesserebbe ogni attività e prenderebbe piede una pigrizia generale. Da questo punto di vista, già da molto tempo la società borghese dovrebbe essere andata in rovina per pigrizia, poiché in essa coloro che lavorano, non guadagnano, e quelli che guadagnano, non lavorano. Tutto lo scrupolo sbocca nella tautologia che appena non c’è più capitale non c’è più lavoro salariato.”
(F. Engels e K. Marx, Il Manifesto del Partito Comunista)
Premessa: Il programma di transizione
L’obiettivo di un programma di transizione è quello di legare le rivendicazioni parziali dei settori più coscienti dei movimenti sociali e avanzare una proposta ricompositiva di rottura con il capitalismo, che deve avvenire necessariamente sia sul terreno del potere politico, con la destituzione dei rappresentanti della borghesia, sia sul terreno sociale, attraverso il protagonismo delle lavoratrici e dei lavoratori e l’autorganizzazione dei movimenti sociali. E’ necessario che i movimenti sociali riconoscano una prospettiva comune della loro azione, che si creino connessioni tra i soggetti oppressi e sfruttati, che si mobilitano ognuno nel proprio settore e con le proprie rivendicazioni, che maturi un orizzonte politico comune che sia in grado di sfidare la borghesia sulle questioni generali.
Ci vuole insomma che dalle lotte frammentate si costruisca un blocco sociale potenzialmente anticapitalista. La funzione di un programma di rivendicazioni di transizione è duplice. Da una parte serve a superare il programma minimo delle singole lotte, a disegnare un orizzonte comune alternativo e coerente in cui ciascuna istanza di movimento è riconosciuta e rafforzata. Dall’altra il programma di transizione parte dalle istanze “riformiste” dei movimenti sociali e ne dimostra la contraddizione con l’ordine capitalistico in questa fase storica. Porta le lotte sociali su un livello politico più avanzato e fa maturare l’esigenza di rompere con le istituzioni della borghesia per poter realizzare pienamente le rivendicazioni di ciascuno. L’attuazione del programma transitorio da parte di un governo delle lavoratrici e dei lavoratori porta alla necessità di sovvertire il modo di produzione capitalista e di sostituirlo con uno ecosocialista, femminista e internazionalista.
Al tempo stesso, pensare di cambiare la società o anche solo resistere con più efficacia all’offensiva delle classi dominanti solo attraverso la generosa azione spontanea, variamente articolata, senza costruire la militanza collettiva basata sulle esperienze concrete di chi resiste e lotta, provando a far condividere i programmi dei diversi settori sociali, è credere nelle favole. Questa opzione maschera più o meno coscientemente la scelta di rinunciare ab inizio a trasformare la realtà. E’ pura utopia credere di poter mettere in difficoltà un avversario, pieno di contraddizioni, ma così potente, senza avere una strategia che cerchi costantemente di unire le mobilitazioni sociali ad una progetto politico complessivo.
Per fare questo serve un partito, rivoluzionario, realmente democratico, non ideologico, che basi la sua forza nella costante verifica critica della sua azione concreta per essere realmente l’espressione organizzata di un progetto politico di trasformazione della realtà. Partecipare alla vita e alla costruzione di questo partito significa non certo ridurre la propria visione e comprensione del mondo, ma anzi di allargarla, di far crescere la propria intelligenza e la propria capacità di azione. Serve una critica radicale della controrivoluzione burocratica per la costruzione di partiti fortemente collegati alla propria classe, liberi, democratici, rivoluzionari, capaci di aiutare la classe lavoratrice e gli altri strati sociali sfruttati ed oppressi della società, a partire dalla centralità delle/dei migranti, a costruire la loro autorganizzazione e i rapporti di forza per combattere vittoriosamente il capitalismo.
Proponiamo nei capitoli seguenti una serie di rivendicazioni transitorie da agitare su scala europea.
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