Ordine del giorno conclusivo del quarto congresso nazionale di Sinistra Anticapitalista

Le delegate e i delegati al quarto congresso nazionale di Sinistra Anticapitalista, sentita la relazione, il dibattito e le conclusioni, danno mandato ai nuovi organismi dirigenti e a tutta l’organizzazione di sviluppare nei prossimi mesi una campagna per far conoscere il programma politico elaborato nelle tesi congressuali:“La ricostruzione della sinistra anticapitalista per il rilancio di un progetto di società ecoscocialista, femminista e internazionalista”.

Questo congresso ha basato le sue elaborazioni sulla presa d’atto di una situazione inedita complessivamente e gravissimamente deteriorata su tutti i piani, con la tendenza alla guerra che caratterizza il panorama geopolitico, con la crescente devastazione ambientale, con l’aggravarsi delle disuguaglianze e delle ingiustizie, con l’avanzata internazionale dell’estrema destra, con il degrado politico della sinistra, in particolare nel nostro paese.

Con questo congresso, Sinistra Anticapitalista mette al centro del proprio programma e della propria strategia un progetto ecosocialista e internazionalista capace di risolvere globalmente le contraddizioni e le ingiustizie planetarie.

Siamo impegnate/i a costruire le iniziative e le manifestazioni per il prossimo 25 aprile per ricordare e attualizzare il significato politico rivoluzionario della Resistenza partigiana. Chi ha a cuore la storia delle partigiane e dei partigiani che in Italia hanno sconfitto politicamente e militarmente il nazifascismo non può non riconoscere il diritto alla resistenza di quei popoli che oggi subiscono l’aggressione di forze reazionarie e imperialiste. Per questo il 25 aprile deve essere una occasione di solidarietà con la resistenza del popolo Ucraino, che da due anni subisce la criminale aggressione di un regime neozarista e reazionario come quello di Putin. La guerra che ne è conseguita mette a rischio l’intera popolazione europea e mondiale, con un sempre maggiore coinvolgimento dell’imperialismo degli USA e della NATO, che usa strumentalmente e ipocritamente il diritto del popolo ucraino ad autodeterminarsi, per conseguire in realtà obiettivi di supremazia sui propri rivali, la Russia ma soprattutto la Cina. Crediamo che la guerra vada fermata immediatamente con un cessate il fuoco e con il ritiro delle truppe russe dai territori occupati, per consentire l’autodeterminazione democratica dei popoli in Ucraina e l’avanzata dei movimenti sociali in opposizione all’orientamento liberista e atlantista del governo Zelensky, movimenti in cui intervengono anche i compagni e le compagne di Socialniy Rukh, organizzazione simpatizzante della Quarta Internazionale.

In Palestina l’aggressione di Israele dallo scorso 7 ottobre sta determinando un massacro della popolazione, perpetrato dal governo di Netanyahu con l’intenzione di compiere un genocidio dei palestinesi e delle palestinesi, a cui da tempo è stato negato qualsiasi diritto democratico ad autodeterminarsi e che oggi si vogliono eliminare definitivamente per portare a compimento il progetto colonialista d’insediamento delle forze ultra-sioniste al governo. Il 25 aprile è una occasione per ribadire la nostra richiesta di cessate il fuoco ed esprimere solidarietà con la resistenza del popolo palestinese, solidarietà che si è già espressa con importanti manifestazioni in tutto il mondo (ancora troppo poco in Italia) e che oggi si esprime con le battaglie degli studenti e delle studentesse, sfidando la violenta repressione del Governo, per mettere fine ai progetti di ricerca ai fini militari, alla collaborazione delle università con il capitalismo di guerra, che fa profitti fornendo le armi a chi compie il massacro.

Il 25 aprile è per noi una data centrale per mettere a tema la lotta che unitariamente le sfruttate e gli sfruttati, le oppresse e gli oppressi devono condurre contro la preoccupante avanzata delle destre in Italia, in Europa e nel mondo. Questa avanzata è stata preparata dalle politiche neoliberiste, che hanno attaccato le condizioni di vita e le conquiste delle lavoratrici e dei lavoratori ottenute nello scorso secolo, oggi possono mettere apertamente in discussione l’assetto politico istituzionale degli Stati democratici, mettendo in discussione apertamente, proprio come chiedeva nel 2013 un rapporto della banca d’investimenti J. P. Morgan, le Costituzioni antifasciste, che sarebbero di ostacolo al libero dispiegarsi del capitalismo, dello sfruttamento sempre più intenso del lavoro, della devastazione della natura per mettere a profitto le risorse. Il progetto eversivo del governo Meloni sui due binari dell’autonomia differenziata e del presidenzialismo sta giungendo a compimento. Il 29 aprile il ddl Calderoli approderà alla Camera dei deputati e noi saremo nei presidi lanciati dal Tavolo No AD per denunciarne il carattere antipopolare e di attacco alle classi lavoratrici del Sud come del Nord, con il rischio della reintroduzione delle gabbie salariali, con la privatizzazione e la differenziazione dei servizi pubblici, scuola e sanità in testa.

Condanniamo l’attacco alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza che la maggioranza di Governo sta attuando attraverso un emendamento al decreto sul PNRR, che introduce le associazioni reazionarie “pro-vita” nei consultori familiari e cerca di intimidire e colpevolizzare le donne nelle loro scelte di vita.

Il 25 aprile e il Primo maggio sono due date di lotta strettamente connesse tra di loro, non solo per il ruolo storico della classe lavoratrice nella Resistenza partigiana, ma anche perché oggi l’unico modo per difendere efficacemente i diritti democratici e civili è quello di riconoscerne la stretta interconnessione con i diritti sociali e con le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. La classe lavoratrice deve tornare protagonista della scena politica, unendosi intorno ad una piattaforma rivendicativa unificante, come quella che abbiamo provato a tracciare nelle nostre tesi congressuali.

Negli ultimi anni, la lotta innescata dal collettivo di fabbrica GKN si è dimostrata un esempio di convergenza tra le/gli sfruttate/i e le/gli oppresse/i con una impostazione ecosocialista di riconversione delle produzioni inquinanti in qualcosa di utile all’aumento del benessere sociale nel rispetto dell’ambiente naturale. Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere quella vertenza, che ha visto negli ultimi giorni un ulteriore momento di larga partecipazione intorno al festival della letteratura working class, nonostante le difficoltà economiche estreme dei lavoratori direttamente coinvolti e i tentativi di repressione da parte della proprietà. Quella vicenda costituisce un punto di riferimento per costruire una mobilitazione e una radicalizzazione delle lotte anche nelle vicende della Stellantis, delle Acciaierie d’Italia e di Piombino, tre grandi aziende al centro di processi di ristrutturazione, che hanno già lasciato per strada migliaia di lavoratrici e lavoratori e che rischiano nel prossimo futuro di chiudere interi stabilimenti storici in Italia.

Sosterremo la campagna di raccolta firme per i referendum promossi dalla Cgil contro gli aspetti peggiori del jobs act sui licenziamenti, per la reintroduzione della causale per i contratti a termine e per la sicurezza nel lavoro in appalto. Siamo tuttavia consapevoli che le iniziative referendarie rischiano di cadere nel vuoto o di essere sconfitte sul campo se non ci sarà una netta inversione del clima sui posti di lavoro, con una ripresa delle lotte a partire dai rinnovi contrattuali e dalle pensioni e con una sfida generale che punti a rovesciare i rapporti di forza tra le classi. In particolare, prioritario e non più rimandabile oggi è innescare una mobilitazione permanente per la sicurezza sul lavoro. Ribadiamo l’impegno dei nostri e delle nostre militanti sindacali sia nell’area delle “Radici del sindacato” in Cgil che nei sindacati di base nella costruzione di battaglie sindacali più avanzate e che mettano in discussione il ruolo nefasto delle burocrazie sindacali, così come l’impegno di tutta l’organizzazione al fianco delle lotte delle lavoratrici e dei lavoratori.

L’Unione Europea arriva alle elezioni del giugno 2024 in un contesto internazionale segnato dalla presenza di plurime crisi, in primis la minacciosa accelerazione della crisi ambientale e l’accresciuto scontro interimperialista tra le grandi potenze che ha innestato una corsa generalizzata al riarmo e alla guerra.

Il capitalismo europeo, anzi i capitalisti europei sono chiamati a nuova, dopo quelle che si sono prodotte in passato, ridefinizione del loro progetto e del loro ruolo davanti  a un  quadro internazionale che, sia sul piano economico, che su quello politico e geopolitico, segna un suo forte indebolimento, ben descritto dalla critica sferzante di uno dei suoi principali alfieri, Mario Draghi.

Ma anche le classi lavoratrici del continente e le sinistre anticapitaliste di alternativa sono chiamate a ridefinire il loro ruolo e i loro progetti per impedire che le classi dominanti e l’infernale logica del profitto e della guerra, trascinino il mondo intero in una catastrofe distruttiva.

Anche in Europa, dopo 30 anni di politiche liberiste di austerità, dopo la sconfitta del movimento dei lavoratori e delle forze della sinistra antagonista, la storia presenta il suo conto: si sono create le condizioni per un forte sviluppo delle forze dell’estrema destra, scioviniste, reazionarie nazionaliste ed anche fascisteggianti, che in alcuni paesi sono giunte al governo, come in Italia e che i sondaggi danno in ascesa in tutto il continente, tanto da poter avere un ruolo determinante della gestione politica dell’Unione Europea.

L’Unione europea è stata fin dall’inizio un disegno delle borghesie per garantire la libera circolazione delle merci e del capitale, cioè la realizzazione dei profitti e delle rendite finanziarie, non certo i diritti dei lavoratori. E’ avvenuta senza un reale governo comune, mantenendo la concorrenza tra i diversi capitali europei, rifiutando interventi di politica economica che favorissero il riequilibrio economico e sociale tra paesi con diverso grado di sviluppo e senza una responsabilità collettiva degli stati: così i più forti sono diventati più forti ancora a scapito dei paesi più deboli.

La costruzione di una Europa militare e la proposta di passare da una economia di pace ad una economia di guerra sono sul tappeto e sono sostenute dalle dichiarazioni guerrafondaie dei vari soggetti di UE e da una campagna mediatica per preparare e assuefare  l‘opinione pubblica alla possibilità della guerra. Il richiamo a “Se vuoi la pace, prepara la guerra” è ormai abituale e qualcuno anche va oltre chiosando che “si devono volere i cannoni se non si vuol perdere il burro”.

Questa necessità di un ruolo militare della UE, nella Nato, ma anche indipendente da questa alleanza, costa molto in termini economici e non collima con il nuovo Patto di Stabilità appena varato, ma non definito del tutto, che ha al centro la riduzione del debito pubblico. Riarmo e militarizzazione difficilmente possono andare d’accordo con il contenimento delle spese statali e di riduzione del debito. E neppure possono automaticamente quadrare con il progetto fortemente economico e produttivo di Draghi (o per lo meno lo possono fare solo in parte). Una cosa però è certa e fondamentale: che questo progetto di rilancio del capitalismo europeo e la militarizzazione dell’Europa presuppongono un austerità ancora maggiore, un attacco ulteriore al welfare, un fardello sempre più pesante sulle spalle delle classi lavoratici. E con la recente normativa decisa dal parlamento europeo ancor di più si rafforza il concetto di fortezza Europa, politiche migratorie sempre più penalizzanti e crudele nei confronti di chi fugge dalla fame e dalla guerra, e si rimette in discussione lo stesso concetto del diritto di asilo. L’involuzione reazionaria e violenta di questa Europa capitalista si manifesta sempre più a tutti i livelli.

Il movimento operaio e popolare ha di fronte una doppia sfida: le contraddizioni del sistema capitalista e il violento attacco delle classi padronali per superarle sulla pelle dei lavoratori rendono più che mai necessaria una battaglia anticapitalista per porre fine a questo sistema di sfruttamento e di ingiustizia, che trascina il mondo verso la guerra e la catastrofe sociale ed ambientale.

Sul piano politico, nel quadro delle elezioni europee, sarebbe stato necessario costruire uno schieramento forte contro l’Europa liberista, antidemocratica e sempre più militarista, per difendere le politiche della solidarietà e della giustizia sociale, le condizioni di vita delle classi lavoratrici e popolari, capace anche di portare le battaglie ecosocialiste in un  Parlamento Europeo che non deve essere lasciato totalmente in mano alle forze delle destre estreme e alle altre forze conservatrici e socialiberiste del tutto interne alle logiche del sistema.

Si trattava di unire le forze di una sinistra di lotta con un chiaro programma di rottura con le logiche del capitalismo, ma questo non è avvenuto come logica conseguenza dello stato disastroso in cui versa la sinistra radicale in Italia.

Infatti nel nostro paese, da una parte si presenta la lista di Sinistra italiana e dei Verdi che avanza un programma riformista e pacifista contro le politiche liberiste e di guerra, ma configura da sempre strettamente la sua azione e il suo ambito politico all’interno della coalizione con il PD, che invece ha in varia forma gestito e le politiche economiche ed istituzionali che hanno prodotto molte delle catastrofi attuali. Dall’altra parte l’eterogeneo raggruppamento promosso da Santoro che si propone una ispirazione pacifista, ma che raggruppa personaggi di varia ed incerta provenienza, alcuni anche sul versante campista di Putin, nonché varie altre ambiguità sia sul terreno della Nato che sul sostegno al popolo palestinese. Nello stesso tempo esiste la necessità e la volontà di tante e tanti militanti e soggetti di non lasciare spazio alle destre e di ripiegare nel semplice  astensione nel quadro complessivo dato.

Candidature come quella di Ilaria Salis, di cui abbiamo appreso in questi giorni, una militante antifascista attiva nei movimenti e che sta pagando direttamente il suo impegno politico e sociale nelle carceri di un regime reazionario come quello di Orban in Ungheria, portata incatenata al processo in spregio anche alle idee liberali sullo Stato di diritto, naturalmente chiamano le militanti e i militanti anticapitaliste/i ad esprimersi sul terreno elettorale sia per la liberazione della compagna, sia per quello che il suo impegno e la sua lotta rappresentano, al di là della non condivisione del progetto politico della lista in cui è candidata. Valuteremo nei prossimi giorni se segnalare eventualmente altri esponenti di movimenti sociali candidate/i che in qualche modo possono rappresentare pratiche e contenuti di alternativa alle destre e alle forze filocapitaliste.

Il quarto congresso di Sinistra Anticapitalista dà mandato all’organizzazione di costruire una campagna da oggi fino alla fine di giugno per raccogliere le adesioni alla prima Università Ecosocialista d’Estate, che si terrà a Marina di Massa dal 5 al 8 settembre prossimi. Un incontro di autoformazione, di socialità e di dibattito culturale e politico finalizzato a coordinare le militanti e i militanti politici e sociali che vogliono impegnarsi con noi e con la Rete ecosocialista nelle battaglie per la giustizia climatica e in difesa dell’ambiente, in connessione con le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori, delle studentesse e degli studenti, delle femministe contro la violenza e le discriminazioni patriarcali, delle persone LGBTQIA+, delle persone migranti.

Già nell’ambito dell’Università d’Estate inizierà una elaborazione dell’organizzazione sulle forme dell’autoritarismo e della repressione specifiche di questa fase del neoliberismo. Una riflessione che ci porterà a intrecciare pratiche di inchiesta sociale e organizzazione di campagna politica permanente per contribuire alla convergenza delle lotte contro la repressione del conflitto sociale, degli stili di vita, della libertà di movimento.

Questa iniziativa sarà realizzata anche con il prezioso contributo della Biblioteca Livio Maitan, che da quest’anno può ricevere il 5 per mille delle imposte versate allo Stato. Invitiamo tutte e tutti i/le nostri/e militanti e simpatizzanti, ma anche di tutte e tutti coloro che vogliono contribuire allo sforzo di mantenere vivo il contributo teorico della corrente del marxismo rivoluzionario storicamente legata alla Quarta Internazionale in Italia, che ha visto nel compagno Livio Maitan una figura centrale, a devolvere il 5 per mille alla biblioteca.

Chianciano, 21 aprile 2024