La ricostruzione della sinistra anticapitalista per il rilancio di un progetto di società ecosocialista, femminista e internazionalista

Quarto congresso nazionale di Sinistra Anticapitalista

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Preambolo

La sopravvivenza della specie umana sulla terra è oggi in questione. Il sistema capitalistico sta producendo una devastazione ambientale che potrebbe avere conseguenze disastrose per il genere umano nel giro di un paio di generazioni. L’attività economica così come è organizzata nel capitalismo, con la sovrapproduzione sistematica di beni materiali, spesso inutili, sta determinando un cambiamento climatico che ha già raggiunto un punto di non ritorno. Le catastrofi naturali sono già in corso e i loro effetti hanno una caratterizzazione sociale evidente. Occorre invertire il disastroso processo di surriscaldamento climatico e di ecocidio capitalista. L’umanità si trova oggi di fronte ad una scelta radicale: ecosocialismo o barbarie!

La nostra proposta politica ecosocialista corrisponde a una trasformazione sociale rivoluzionaria attraverso un profondo passaggio da criteri economici quantitativi ad altri qualitativi, con il dominio del valore d’uso piuttosto che del valore di scambio. È qui, nel nuovo rapporto tra l’essere umano e la natura, che sta la doppia valenza dell’ecosocialismo: nell’emancipazione dallo sfruttamento capitalista dell’uomo sull’uomo e sulla donna e nell’emancipazione dallo sfruttamento dell’uomo sulla natura.

Il capitalismo è uscito dal secolo scorso presentandosi come unico modello sociale possibile, dopo il collasso dei regimi burocratici dell’Unione Sovietica e dei suoi alleati. La fine del cosiddetto “socialismo reale” è stato in realtà il fallimento di quella degenerazione che ha gettato fango sulle aspirazioni e sulle idee rivoluzionarie di larghe masse di lavoratrici e lavoratori, di sfruttate/i e oppresse/i, di giovani e di donne che in tutto il mondo nel corso del Novecento hanno lottato per un’alternativa di società, per un vero socialismo. Tuttavia quel fallimento ha screditato non solo le degenerazioni burocratiche del socialismo, ma la stessa idea che si potesse rovesciare il capitalismo e costruire un mondo più giusto, in una parola l’idea stessa della rivoluzione.

In Italia, la sinistra politica a sinistra del PD è ridotta ai minimi termini e, analogamente a quanto avviene in altre parti del mondo, oscilla con varie sfumature tra due opzioni ugualmente sbagliate. Da una parte quelle formazioni politiche che nei fatti hanno accettato l’ineluttabilità del capitalismo e che sono disposte ad alleanze con i partiti della borghesia, nell’illusione che sia possibile governarlo ed attutirne le contraddizioni. Abbiamo definito questa parte “sinistra ornamentale”, perché la sua funzione si limita ad abbellire con qualche proposta progressista i programmi politici di chi vuole comunque perpetuare l’oppressione e lo sfruttamento dei pochi sui molti e sulle molte e sulla natura.

Dall’altra parte ci sono quelle formazioni politiche, più radicali nelle proposte ma anche queste non sempre coerenti nelle alleanze, che si richiamano nostalgicamente ad un passato travisato, a gruppi dirigenti che hanno infangato il socialismo, e/o peggio ancora travisano il presente, individuando come punti di riferimento politici regimi che con il socialismo non hanno mai avuto niente a che vedere, che magari possono contrapporsi, per motivi di interessi contingenti, all’imperialismo dominante, ma mettono in pratica una barbarie reazionaria fondata sul nazionalismo, sul fondamentalismo religioso o sulla volontà di potenza neoimperiale. Anche questa sinistra, che potremmo definire passatista o campista, disorienta le avanguardie ed è condannata a rimanere ininfluente per un’ipotesi di cambiamento rivoluzionario.

Il trionfo del capitalismo e la sua capacità egemonica non significa però che si sia liberato dalle sue stesse contraddizioni. Anzi, queste sono ancora più evidenti e profonde nel XXI secolo di quanto non lo fossero in precedenza. Contro la barbarie della guerra, della devastazione ambientale, dell’oppressione di genere e dello sfruttamento di classe, oggi più che mai è necessaria una rivoluzione politica e sociale! La sola opzione corretta per una sinistra anticapitalista è quella della rottura rivoluzionaria con il capitalismo e con le sue istituzioni statali, pensate per garantire lo sfruttamento di classe della borghesia sul proletariato, sulle donne e sulla natura e la presa del potere delle lavoratrici e dei lavoratori autorganizzate/i. Per questo proponiamo di ricostruire una sinistra anticapitalista, nel solco tracciato dalle idee di Marx ed Engels, di Rosa Luxemburg e Lenin, di Antonio Gramsci, di Trotskij e Che Guevara, ma soprattutto prendendo ispirazione dalle grandi lotte anticapitaliste che hanno visto protagoniste le masse delle sfruttate/i  e delle oppresse/i: la rivoluzione d’ottobre, la resistenza antifascista, il sessantotto, le lotte femministe, il movimento altermondialista all’inizio del nuovo millennio.

Siamo la sezione italiana della Quarta internazionale, una corrente politica rivoluzionaria che ha aggregato nel Novecento tante e tanti marxiste/i, che hanno lottato contro il capitalismo, ma anche contro la degenerazione burocratica e riformista del socialismo rappresentata dallo stalinismo. Una corrente che è stata in prima linea nei movimenti sociali e che ha aggiornato l’analisi e le proposte del marxismo sulla base delle istanze del femminismo e della liberazione sessuale, dei movimenti LGBTQIA+ e infine con quelle dei movimenti ambientalisti, mettendo al centro la proposta ecosocialista e la lotta contro a devastazione capitalistica dell’ambiente e della natura.

Oggi la Quarta internazionale è un importante spazio di discussione e di elaborazione a cui partecipano organizzazioni rivoluzionarie da tutti i continenti. Parteciperemo al diciottesimo congresso mondiale della Quarta internazionale, che si terrà nel 2025, costruendo una campagna di approfondimento programmatico intorno al manifesto ecosocialista che verrà adottato in quella sede. Ne vogliamo discutere insieme alle altre correnti politiche che si richiamano in Italia allo spazio della Quarta internazionale ed a tutte le militanti e i militanti sociali che hanno chiara la necessità di una prospettiva mondiale del cambiamento.

Le nostre lotte sono intersezionali, perché pensiamo che una liberazione autentica dallo sfruttamento e dall’oppressione sia tale solo se non lascia indietro nessuna e nessuno. Le lotte antimperialiste, democratiche, di classe, transfemministe, libertarie, devono trovare una comune radice, relazionarsi e rafforzarsi l’una con l’altra e costruire insieme un progetto comune. Avanziamo una proposta politica ecoscocialista, cioè di un percorso di lotta verso una futura società basata sulla cooperazione su scala mondiale tra gli esseri umani liberi/e ed uguali, nel rispetto dell’ambiente naturale e degli animali, sulla pianificazione democratica e partecipata dell’economia ad ogni livello. Apriamo il nostro congresso e ci rivolgiamo alle militanti ed ai militanti dei movimenti sociali ed a tutti coloro che come noi pensano che non sia più rinviabile un cambiamento rivoluzionario. Costruiamo insieme un’organizzazione politica che lavori su questa prospettiva.

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