Stragi sul lavoro: sappiamo tutto. Ora bisogna agire

Cosa sappiamo oggi, che già sapevamo, sulla strage di Palermo, cinque operai uccisi e uno ferito. La sicurezza in questo paese è una continua strage annunciata e una emergenza non più rinviabile [Eliana Como]

Quello che sappiamo oggi che è già moltissimo, lo sapevamo già da ieri. E’ davvero una strage annunciata.
Noi sappiamo che per fare un’operazione così rischiosa, c’erano lavoratori di una ditta in appalto che, probabilmente, era a sua volta una ditta in subappalto, alcuni probabilmente sottoinquadrati.
E sappiamo che l’unico lavoratore della municipalizzata, che aveva in carico quel servizio, era un lavoratore precario, in somministrazione.
Noi non sappiamo se questi lavoratori avevano ricevuto un’adeguata formazione per svolgere quella mansione.
Non sappiamo se avessero mezzi di protezione individuale che sarebbero stati sufficienti a evitare questa strage, compresi gli apparecchi che rilevano con precisione le fuoriuscite di gas al di là degli odori che puoi percepire o meno.
Noi siamo uno dei Paesi del G7 ma si muore sui posti di lavoro come 50 anni fa.
Sappiamo che a Palermo su una popolazione di 1 milione e 200mila persone ci sono 4 ispettori del lavoro per 82 comuni. Ed è una condizione che non riguarda solo alcune zone ma, in generale, tutto il paese.
Sappiamo che in meno di 10 mesi è la quarta strage sul lavoro.
Sappiamo che da gennaio 2024 ci sono stati 366 morti sul lavoro, il 30% in più rispetto al 7 maggio 2023.
Sappiamo che in tutte queste stragi la maggior parte delle morti sul lavoro avvengono nel sistema di appalti e subappalti.
Sappiamo tutto questo e lo sapevamo anche ieri. La mancanza di sicurezza è una urgenza. Ora bisogna agire.

*Eliana Como è la portavoce nazionale de “Le Radici del Sindacato” (Area alternativa nella CGIL

I dispacci Ansa sulla strage di Casteldaccia

Quando supera il nastro di protezione, sistemato dai carabinieri per isolare la zona della strage di Casteldaccia, cittadina a 25 chilometri da Palermo, la donna si blocca. Guarda alla sua destra. Parcheggiata, radente al marciapiede, c’è  un auto: è un Alfa Romeo Stelvio. “E’ l’auto di papà , è  la sua… E’ l’auto di papà “. Piange, si dispera. A sorreggere la donna, è una cugina. E’ uno strazio. Sotto il manto della statale 113, a pochi metri dalla cantina vinicola della Duca di Salaparuta, i vigili del fuoco hanno appena recuperato i corpi di cinque operai. Sono morti per avere respirato nello spazio confinato idrogeno solfarato prodotto dai liquami con una concentrazione dieci volte superiore al limite. Le vittime sono Epifanio Alsazia, 71 anni di Partinico, contitolare della ditta Quadrifoglio group srl, che aveva vinto l’appalto dell’Amap, l’azienda di Palermo, per i lavori di manutenzione della vasca fognaria della zona orientale di Casteldaccia; Giuseppe Miraglia di 47 anni originario di San Cipirrello (Palermo), Roberto Raneri di 51 anni di Alcamo (Trapani), Ignazio Giordano di 59 anni e Giuseppe La Barbera, 26 anni, lavoratore interinale dell’Amap, la stazione appaltante.   

“Ho visto i volti dei poveri operai, avevano un colore che da ex medico legale mi dicono sono morti per intossicazione”, spiega l’assessore regionale al Lavoro, Nuccia Albano, dopo il sopralluogo a Casteldaccia su mandato del presidente della Regione Renato Schifani. Un sesto operaio, Domenico Viola, 62 anni, è grave ed è ricoverato al Policlinico di Palermo.  Altri tre operai l’hanno scampata, non si sono calati nel tunnel col gas killer: Giovanni D’Aleo, di 44 anni, Giuseppe Scavuzzo, di 39 anni, e Paolo Sciortino, di 35 anni, sono stati portati nell’ospedale di Termini Imerese (Palermo) per precauzione, sono sotto shock ma senza particolari problemi.    

Ma il dolore resta altissimo: “C’è mia figlia a casa con due bambini, sto andando da lei”, dice in lacrime il suocero di Giuseppe La Barbera, l’interinale morto sottoterra che era corso in aiuto dei suoi colleghi dopo avere sentito delle urla. Appresa la notizia, Antonio Di Salvo, 67 anni, titolare della Quadrifoglio Srl, sta rientrando in Sicilia dagli Stati Uniti dove si trova per il matrimonio di un parente. Il suo socio Epifanio Alsazia è una delle cinque vittime.   

“E’ una grandissima tragedia, non riesco a comprendere ancora cosa possa essere successo durante l’intervento. Sono operai che sanno quello che fanno, non credo che possano essere stati sopraffatti dalle esalazioni”, dice Pietro Rao, sindaco di Partinico, che si è recato in via Milano, sede della società Quadrifoglio Group dove erano impiegate quattro delle vittime di Casteldaccia.     I lavori lungo la strada statale 113 erano stati predisposti a seguito delle ripetute segnalazioni degli ultimi giorni sulle anomalie della rete fognaria, nel tratto tra l’intersezione con via della Rotonda e la stazione di sollevamento denominata “Vini Corvo”.   

Cgil Cisl e Ull per oggi, 7 maggio, hanno proclamato lo sciopero generale di 4 ore nella provincia di Palermo e di 8 ore per la categoria degli edili.

“Quello che è accaduto a Casteldaccia è solo l’ennesima dimostrazione e conferma del problema oramai divenuto drammatico della sicurezza sul lavoro. Cinque lavoratori deceduti dei quali almeno un lavoratore in somministrazione in missione presso Amap”.  Lo dichiarano i segretari generali di Nidil Cgil Palermo Francesco Brugnone, Felsa Sicilia Giuseppe Cusimano e Uiltemp Sicilia Danilo Borrelli. 

 “La parcellizzazione del lavoro, la frammentazione dei contratti, delle figure, delle ditte operanti in appalto, come in questo caso, o in subappalto, come sempre più spesso oramai avviene – sottolineano i sindacati – sta andando nella direzione di rendere ancor più difficile il controllo e la tutela della sicurezza dei lavoratori che noi rappresentiamo come, per esempio, l’utilizzo o meno dei dispositivi di protezione individuale. Da mesi chiediamo il tavolo sulla sicurezza e una risposta sulla carenza della figura degli ispettori per fermare questa infinita scia di sangue. Partecipiamo unitariamente e convintamente allo sciopero di domani e saremo dinanzi la Prefettura di Palermo per far sentire ancora una volta la nostra voce e dire basta”.