Grecia al voto mentre la destra prepara l’attacco frontale ai lavoratori
La scadenza elettorale del 21 maggio: se Kyriakos Mitsotakis riuscirà a essere rieletto come primo ministro in una successione di elezioni, ci troveremo di fronte a un attacco frontale ai lavoratori. Se invece fallirà e gli succederà un governo di consenso più ampio, questo si formerà intorno alla necessità di continuare con le politiche pro-capitaliste e di portare a termine gli obblighi contratti dai capitalisti grecicon la Troika [Antonis Ntavanellos]
A pochi giorni dalle elezioni del 21 maggio, il panorama politico rimane nebuloso, soprattutto per quanto riguarda la possibile formazione del prossimo governo.
La classe dirigente greca preferirebbe un nuovo mandato per Kyriakos Mitsotakis alla guida di Nuova Democrazia, il partito tradizionale della destra greca. Sta mobilitando le sue forze e la sua influenza per perseguire questo obiettivo, descritto dallo slogan di Mitsotakis: “autonomia”. In altre parole, la costituzione di una maggioranza parlamentare per il suo partito che gli consenta di formare un governo senza l’obbligo di allearsi con uno dei partiti minori (principalmente il PASOK). Questo obiettivo, che implica l’elezione di 151 deputati (su 300 in Parlamento), non è possibile con il sistema proporzionale che sarà applicato per la prima volta nelle elezioni del 21 maggio 2023 (in cui, a differenza del passato, al primo partito non sarà assegnato un premio in seggi).
Nell’ipotesi che Nuova Democrazia emerga come partito più votato, Kyriakos Mitsotakis ha dichiarato che rifiuterà di entrare in trattative per la formazione di un governo di coalizione e opterà per una nuova battaglia elettorale per un secondo turno (il 2 luglio), e anche un terzo turno se necessario. Queste elezioni successive si terranno con un sistema elettorale diverso, meno proporzionale e con un “bonus” di seggi per il partito maggioritario, che consentirà la continuazione di un governo di destra “autosufficiente”.
Un periodo prolungato di competizioni elettorali/politiche successive implica ovviamente un certo livello di instabilità. Pertanto, la classe dirigente sarebbe disposta a tollerare la continuazione di una simile tattica da parte di Kyriakos Mitsotakis solo a determinate condizioni: cioè, se nelle elezioni del 21 maggio il partito di destra ottenesse un risultato convincente in termini di prospettiva di conquista della maggioranza assoluta dei seggi al secondo turno. Secondo i sondaggi, la soglia per un tale ottimismo sarebbe il 33% dei voti, e comunque più del 31%. In caso contrario, la pressione della classe dirigente per la formazione di un governo di “larghe intese” si farebbe sentire già il 21 maggio.
Questo livello di sostegno e/o tolleranza dei capitalisti greci per gli sforzi di Kyriakos Mitsotakis di rimanere al potere non è una sorpresa. L’anno scorso, le imprese quotate in borsa hanno registrato un’impressionante crescita degli utili. La crescita media degli utili annuali è stata del 303%! Si tratta di un record ventennale.
I lettori che sospettassero che un tale aumento dei profitti implichi un attacco molto duro ai lavoratori avrebbero ragione. Secondo i dati Eurostat, il 12,6% dei salariati greci è costretto a lavorare più di 50 ore alla settimana. Va notato che questo è l’orario di lavoro “puro” (senza considerare i trasporti, il riposo, ecc.). Va anche detto che queste sono le cifre ufficiali, ma tutti sanno che la situazione reale è assai peggiore. Ad esempio, nei primi quattro mesi del 2023, 57 lavoratori hanno perso la vita in incidenti sul lavoro. Questi decessi si sono verificati soprattutto nell’industria alimentare, nei cantieri navali, nella logistica, nell’edilizia e nei trasporti. Questi settori, insieme all’energia, sono i grandi campioni della crescita dei profitti.
Nonostante la demagogia del governo su un leggero aumento del salario minimo (che è salito a 778 euro al lordo di tasse e contributi, o 667 euro netti…), secondo l’OCSE, il salario medio reale dei lavoratori è sceso del 7,4% nel 2022. Questo è il risultato dell’inflazione generale (9,3%) e soprattutto dell’inflazione ancora più elevata dei prezzi dei prodotti alimentari, dell’energia e degli alloggi.
L’inflazione dei prezzi, schiacciante per le famiglie, si è rivelata vantaggiosa per le entrate fiscali: la “superformance” nella riscossione dell’IVA ha contribuito a far sì che il bilancio statale per il 2022 si concludesse con entrate fiscali superiori di 4,8 miliardi di euro rispetto agli obiettivi già molto ottimistici del governo.
Questo aumento delle entrate fiscali ha finanziato l’acquisto di armi. Nel 2022 sono stati spesi oltre 7,8 miliardi di euro per l’acquisto di armi (americane, francesi e israeliane). Allo stesso tempo, la spesa sociale viene costantemente tagliata. Il collasso degli ospedali pubblici ha portato a un aumento del 12,3% della mortalità in eccesso (cioè i decessi di pazienti che non dovrebbero essere a rischio in circostanze normali). I decessi per le cosiddette malattie professionali sono più di 3.000 all’anno! Le scuole pubbliche sono gestite principalmente da insegnanti e personale “temporaneo” o “stagionale”.
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Kyriakos Mitsotakis si basa sui risultati del suo governo per rivendicare il sostegno della classe dirigente e ottenere un nuovo mandato.
Ma non sta riposando sugli allori. Nel presentare il programma elettorale di Nuova Democrazia, ha promesso una crescita annuale del capitalismo greco doppia rispetto alla media europea e un aumento del 70% degli investimenti esteri in Grecia. Questi obiettivi sono irrealistici: anche i gruppi capitalistici greci più aggressivi non condividono questo eccessivo ottimismo. Tuttavia, il messaggio politico di Kyriakos Mitsotakis non riguarda l’accuratezza di queste previsioni, ma l’indicazione del metodo necessario per perseguire tali obiettivi. Ed è chiaro che questo metodo comprende la quasi totale distruzione di ogni potenziale resistenza della classe operaia: spezzare ogni forza sindacale, vietare di fatto scioperi e manifestazioni, deregolamentare i già flessibili rapporti di lavoro, eliminare ogni freno legale allo sfruttamento capitalistico, accelerare la privatizzazione di sanità, istruzione, servizi idrici, energia e così via.
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Questa versione balcanica del thatcherismo è una delle sfide più pericolose che ha affrontato il movimento dei lavoratori greco nel lungo periodo trascorso dalla caduta della dittatura militare nel 1974.
Di fronte alle politiche di Kyriakos Mitsotakis, la resistenza della classe operaia è stata notevole. Dopo il tragico incidente ferroviario di Tempé (la catastrofe ferroviaria più disastrosa della storia ellenica, occorsa lo scorso febbraio, con almeno 57 morti e un centinaio di feriti. Dopo le prime spiegazioni ufficiali riguardo un “errore umano”, Il primo ministro ha dovuto ammettere la responsabilità strutturale dei trasporti ferroviari, dovuta essenzialmente alle privatizzazioni e alla mancanza di manutenzione. N.d.T.), c’è stata una grande serie di scioperi e manifestazioni, con una partecipazione massiccia e un sostegno ancora più ampio da parte della popolazione. Il regime ha momentaneamente affrontato il pericolo di un possibile ingresso della mobilitazione di massa nel periodo pre-elettorale. Alla fine, questo potenziale si è spento.
SYRIZA ha fatto ogni sforzo per distogliere la popolazione dall’azione diretta nelle strade e dagli scioperi e per attendere passivamente un cambiamento alle urne. Il Partito Comunista ha scelto questo preciso momento per spiegare alla classe operaia che i principali servizi pubblici – siano essi sotto controllo pubblico o privatizzati – sono in realtà ancora sotto il controllo dei capitalisti. Pertanto, non c’è alcun motivo serio per lottare contro la criminale privatizzazione del trasporto ferroviario.b
Nonostante ciò, la resistenza dei lavoratori ha avuto un impatto politico-elettorale. Nuova Democrazia, che ha vinto le elezioni del giugno 2019 con il 39,85% dei voti, punta ora in un sostegno elettorale superiore al 31-33% per mantenere la speranza di rimanere al potere.
Questa limitazione del potere politico di Kyriakos Mitsotakis è il risultato di un’attività popolare dal basso. È il risultato degli scioperi nelle scuole e negli ospedali durante la pandemia, degli scioperi vittoriosi nel settore privato (lavoratori delle consegne di E-Food e lavoratori della società cinese Cosco nel porto del Pireo) e della resistenza dei movimenti giovanili e studenteschi all’oppressione della polizia di Stato.
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In questo periodo, il governo di Kyriakos Mitsotakis sarebbe potuto cadere sotto la pressione delle mobilitazioni popolari e della sinistra o, almeno Nuova Democrazia avrebbe potuto arrivare all’attuale scadenza elettorale senza la speranza di una nuova vittoria.
Le ragioni per cui ciò non è avvenuto possono essere in gran parte attribuite alla mutazione social-liberale di SYRIZA e alle tattiche moderate e strettamente elettoralistiche di Alexis Tsipras.
Com’era prevedibile, la piattaforma elettorale di SYRIZA non è anticapitalista. Non è nemmeno anti-neoliberista. Anche dopo il crimine di Tempé, SYRIZA non osa proporre la cancellazione della privatizzazione delle ferrovie greche, limitandosi a promettere di rinegoziare i termini del contratto con la società italiana FS -Ferrovie dello Stato Italiane. Per quanto riguarda i salari, la piattaforma di SYRIZA menziona una sorta di indicizzazione dei salari ai prezzi, ma si tratta di un pio desiderio, dal momento che questo aumento dei salari, almeno a un livello che compensi l’inflazione, è subordinato all’accordo delle organizzazioni padronali!
Infine, non è nemmeno una piattaforma che, come minimo, metta in discussione la camicia di forza imposta all’economia greca nel quadro degli accordi conclusi con i creditori, i famosi memorandum. L’accordo che Alexis Tsipras ha firmato con i creditori nel 2018, chiamato in modo fuorviante “uscita dai memorandum”, ha effetti benefici per i capitalisti greci, così come per la gestione del debito e la capacità dello Stato greco di cercare finanziamenti sui mercati finanziari internazionali. In cambio, però, stabilisce in termini draconiani che tutti i tagli ai salari, alle pensioni e ai diritti dei lavoratori siano prolungati -sotto la “stretta supervisione” della Troika- fino al… 2060. Prevedibilmente, Alexis Tsipras non ha osato mettere in discussione questo accordo, firmato dal suo stesso governo.
Ciò che SYRIZA promette oggi è il cambiamento, attraverso un governo democratico e progressista con lo slogan principale “Giustizia ovunque”. È davvero scioccante vedere fino a che punto Alexis Tsipras cerchi di imitare (anche nel suo stile personale) Andreas Papandreou, sforzandosi di presentare il suo partito come una reincarnazione del vecchio e grande PASOK, il partito socialdemocratico che fu schiacciato proprio da SYRIZA nel periodo della sua crescita, un periodo che è stato radicale -tra il 2010 e il 2015- e orientato verso i movimenti sociali.
Ma questa politica conservatrice, che mira a rimuovere Kyriakos Mitsotakis dal governo senza un serio confronto con nessuno dei principali orientamenti economici e politici dell’establishment, non può costruire una corrente politica coerente che infonda speranza nelle masse lavoratrici. In tutti i sondaggi di opinione, SYRIZA rimane al secondo posto, tallonando Nuova Democrazia nelle intenzioni di voto, nonostante gli stessi sondaggi mostrino un massiccio rifiuto delle politiche di Mitsotakis sulle questioni di classe (salari, pensioni, diritti del lavoro, spesa sociale).

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La svolta di Tsipras verso il centro politico si esprime anche sulla questione cruciale della proposta per il prossimo governo. SYRZA afferma che cercherà di formare un governo di coalizione democratico-progressista, cosa che in realtà significa un’alleanza con il PASOK, diretto da Nikos Androulakis. Per il momento, la stampa discute questa prospettiva soprattutto in termini di cifre, dato che nella maggioranza dei sondaggi d’opinione la somma di SYRIZA e PASOK è sotto il numero magico dei 151 seggi necessari per formare un governo di coalizione con maggioranza parlamentaria. Ma questa rivalorizzazione del ruolo e dell’importanza del PASOK -anche se mantiene un consenso elettorale limitato intorno al 10%- potrebbe essere il fattore-ponte verso la formazione di un governo di consenso più ampio, pur con la partecipazione di più di due partiti. Dopotutto, Nikos Androulakis non ha mai scartato la possibilità di allearsi con una corrente di Nuova Democrazia o con Nuova Democrazia tout court ma senza Mitsotakis come lider. Tutti questi vaghi scenari cominceranno a definirsi nella notte del 21 maggio in funzione dei “numeri” che dettino le urne e secondo le direttive che dia la classe dominante nel nuovo panorama dei rapporti di forza politico-elettorali fra i diversi partiti.
Ma il quadro politico nel suo insieme potrebbe dover affrontare una grave minaccia: il profondo scontento dei lavoratori e delle classi subalterne -che continuano ad essere un fattore silenzioso– potrebbe esprimersi in modo tale da invalidare tutti i pronostici elettorali.
Il solo fatto che a meno di 15 giorni dalle elezioni non ci siano previsioni chiare sulla composizione del prossimo governo è un segnale di grande fluidità politica. Ciò avviene nel contesto di un momento critico per il capitalismo greco: qualsiasi deterioramento della situazione economica internazionale può avere un forte impatto sull’economia greca in difficoltà. A partire dall’inizio del 2024, l’accordo con i creditori pone una nuova enfasi sulla disciplina fiscale e sulla ripresa del rimborso del debito.
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In questo contesto, la nostra tattica politica consiste nel richiamare l’attenzione sulle minacce che dovremo affrontare il giorno dopo, e dichiarare che qualsiasi cambiamento positivo può emergere solo dalla forza delle lotte dal basso. Per questo, è necessario lavorare alla costruzione sistematica della necessaria unità d’azione nei diversi settori della mobilitazione.
Per quanto riguarda le elezioni in senso stretto, invitiamo a votare per i partiti di sinistra che si impegnano a opporsi e a resistere a tutti gli scenari governativi che si stanno progettando: il Partito Comunista, il MERA25 di Yanis Varoufakis, ANTARSYA (il piccolo fronte delle organizzazioni di estrema sinistra). Il nostro invito a votare per questi partiti non significa che siamo d’accordo con le loro posizioni ideologiche e politiche. Del resto, è questo il motivo per cui non intendiamo dichiarare una preferenza specifica all’interno di questo spettro, tra le forze che si collocano a sinistra di SYRIZA. Il senso di questo voto è soprattutto quello di una verifica della temperatura degli animi di alcuni settori popolari che sanno, o sentono, che il giorno dopo le elezioni dovranno condurre serie lotte, qualunque sia il risultato elettorale. E diciamo chiaramente che, nelle condizioni attuali, il raggiungimento da parte di queste forze del miglior risultato possibile serve come “misura” della disponibilità ad agire di alcune forze sociali.
Se Kyriakos Mitsotakis riuscirà a essere rieletto come primo ministro in una successione di elezioni, ci troveremo di fronte a un attacco frontale ai lavoratori. Se invece fallirà e gli succederà un governo di consenso più ampio, questo si formerà intorno alla necessità di continuare con le politiche pro-capitaliste e di portare a termine gli obblighi contratti dai capitalisti grecicon la Troika.
In tutti i casi, ci troveremo in un periodo politico assai difficile e davanti a sfide ancora più grandi per la gran massa dei lavoratori.
9/05/2023
Antonis Ntavanellos è membro della giunta della DEA (Diethnistiké Ergatiké Aristerá – Sinistra Operaia Internazionalista) ed editore del giornale Ergatiki Aristera