No alla guerra crudele e infinita. Tutte/i in piazza!
[La direzione nazionale di Sinistra Anticapitalista] Un anno è passato dalla terribile invasione russa dell’Ucraina e la guerra continua implacabile senza alcuna speranza di un cessate il fuoco che possa aprire qualche vaga prospettiva di pace. Risuonano solo le grida e gli appelli sgangherati da entrambe le parti per conquistare la “vittoria finale”, che rischia invece di diventare “la catastrofe finale”; è lo stesso giornale guerresco degli Agnelli a titolare la prima pagina con un inequivocabile: “Putin, Biden, parole armate”
Un anno è passato dalla terribile invasione russa dell’Ucraina e la guerra continua implacabile senza alcuna speranza di un cessate il fuoco che possa aprire qualche vaga prospettiva di pace. Risuonano solo le grida e gli appelli sgangherati da entrambe le parti per conquistare la “vittoria finale”, che rischia invece di diventare “la catastrofe finale”; è lo stesso giornale guerresco degli Agnelli a titolare la prima pagina con un inequivocabile: “Putin, Biden, parole armate”.
Più armi e guerra per tutti
Più armi, più minacce, più vendette, più crudeltà, più bombardamenti sulle città che l’esercito russo cerca di radere al suolo (una specialità già messa in atto in Siria) e sempre più interventi occidentali per le nuove controffensive ucraine; una guerra che combina l’uso dei più moderni e sofisticati strumenti di morte con le vecchie forme dei passati conflitti, le trincee, lo scontro casa per casa, gli agguati, senza alcuna pietà per i vinti e i prigionieri, in cui aumenta l’odio e la disperazione di ciascuno nel tentativo di sopraffare per sopravvivere.
Una guerra infine in cui si combinano le allarmanti minacce nucleari di Putin che nel suo recente discorso ha ribadito ancora una volta gli obiettivi imperialisti neozaristi e l’ideologia oscurantista dei governanti russi e l’intervento sempre più massiccio delle potenze occidentali e della Nato, espresse nella recente conferenza di Monaco , la “Davos della sicurezza” e dall’intervento di Biden in Polonia ben decise a ridimensionare il ruolo geopolitico della Russia, con una cronicizzazione del conflitto che rischia in ogni momento di estendersi e di precipitare il mondo nello scontro nucleare distruttivo. Anche perché tutti gli analisti militari, a partire da quelli del Pentagono (il capo di stato maggiore dell’esercito USA, il generale Milley lo ha ribadito in tre occasioni), giudicano che nessuna delle due parti può sperare di vincere.
Sui nostri media si parla di carri armati, di missili e di sistemi antimissili, di piani strategici vittoriosi come se si giocasse a un risico; presunti specialisti ne discutono in televisione incuranti di una realtà brutale in cui ci sono in ballo le vite di centinaia di migliaia di uomini e donne in carne ed ossa, le loro famiglie e le loro speranze, il futuro delle loro figlie e figli. Una campagna ideologica guerrafondaia del tutto incurante in realtà dei diritti e delle condizioni del popolo ucraino, come di tutti gli altri popoli perché rivolta invece a costruire il sostegno politico, materiale ed ideologico agli interessi dello schieramento capitalista ed imperialista occidentale. Davvero rivoltanti.
La strage e il numero dei morti sotto silenzio
Già perché quasi nessuno informa dei numeri dei morti di un anno di conflitto, anche se sono ben conosciuti dai governanti ed anche dai giornalisti sulla base dei dati dei comandi militari; sono numeri che compaiono solo ogni tanto tra le righe di qualche articolo.
Secondo il conteggio parziale e provvisorio dell’Onu sono 18 mila le vittime civili, un dato enorme e terribile; più difficile sapere quanti sono i caduti tra i soldati dalle due parti. Il direttore de La Stampa, dieci giorni fa, ha informato i suoi lettori che i soldati russi caduti sono 123 mila! Il numero dei soldati ucraini caduti non è dato sapere, come sempre avviene, per non “demoralizzare” la propria parte, ma le fonti del Pentagono sono inequivocabili; stimavano un mese fa in centomila i caduti russi ed altrettanto quelli ucraini, ma successivamente hanno semplicemente raddoppiato questo macabro conteggio.[1] Un massacro della gioventù che rimanda alle peggiori pagine della storia europea.

Dobbiamo scendere in piazza per gridare: Basta guerra!
Le due dimensioni della guerra
La guerra ha assunto fin dall’inizio due dimensioni, tra loro strettamente collegate, ma anche distinte, che ci impegnano più che mai a difendere una concezione internazionalista, umanista, di solidarietà con le classi lavoratrici e di sostegno ai loro diritti di tutti i paesi e regioni coinvolte.
1. Da una parte il tentativo brutale di sottomettere l’Ucraina da parte della Russia, paese, dove da tempo Putin e soci hanno restaurato il capitalismo, una potenza imperialista in crisi che punta, nel suo scontro con gli USA, a ricostruire lo spazio geopolitico del vecchio impero zarista. Il suo gruppo dirigente non a caso si riappropria di tutte le concezioni ideologiche oscurantiste e reazionarie del nazionalismo sciovinista grande russo che nega i diritti dei popoli che la circondano e che impone un regime interno sempre più autoritario e repressivo, oppressivo del suo stesso popolo e dei giovani che manda al macello.
Per questo abbiamo sostenuto il diritto del popolo ucraino di lottare per la propria indipendenza e autodeterminazione.
Putin che credeva di prendere il controllo dell’Ucraina in una settimana, trasformandolo in uno stato vassallo, e di combattere così la Nato ha ottenuto l’effetto opposto: una grande mobilitazione popolare contro l’invasione e una crescita esponenziale della credibilità e del rilancio dello strumento imperialista della Nato in tutta l’Europa, (con una Polonia che si propone, come punta di lancio politica e militare) e anche del nazionalismo ucraino nelle sue versioni estreme. Il risultato complessivo è il moltiplicarsi delle divisioni e dell’odio tra i diversi popoli di quella regione.
Tra tutti i nazionalismi, (noi li contrastiamo), quelli espressi delle grandi potenze oppressive, compreso quindi quello grande russo, sono, per ovvie ragioni materiali, i peggiori; così anche tra tutte le forme di dittatura, quella totalitaria esercitata da un conquistatore straniero, è la più intollerabile.
2. Dall’altra parte lo scontro capitalista tra le potenze imperialiste, cioè USA e Russia, due paesi imperialisti che pur a livelli molto diversi sono in declino, uno alla ricerca di riconquistarsi uno spazio geopolitico riconosciuto, l’altro volto a mantenere una posizione egemonica dominante nel mondo, utilizzando anche, ma non solo, lo strumento della Nato. Questo scontro si svolge oggi in Europa “ in corpore vili” dell’Ucraina, ma sullo sfondo c’è il confronto sempre più grave tra l’imperialismo USA e quello cinese. E infatti gli USA di Biden, intervengono in primis sul campo europeo, per costruirsi i migliori rapporti di forza geopolitici in previsione dello scontro con la Cina, per altro in piena continuità strategica con la precedente amministrazione.
Dall’alto dei loro palchi di potere i briganti imperialisti si rinfacciano l’un l’altro i rispettivi crimini che hanno commesso in giro per il mondo.
In questo quadro l’Europa capitalista con le sue diverse borghesie imperialiste e con la piena partecipazione dell’Italia (prima di Draghi e poi di Meloni), ha scelto di collegarsi e subordinarsi strettamente all’alleato dominante americano, anche a scapito degli specifici interessi economici dell’UE. I tentativi iniziali di Macron e Scholtz di ricercare una posizione più autonoma dell’imperialismo europeo preservando quindi anche i rapporti economici con la Russia, non hanno avuto spazio e successo, ed oggi il blocco euroatlantico, a totale dominanza USA, appare consolidato da una guerra che viene considerata di lunga durata.
Per questo affermiamo la nostra totale opposizione agli USA, alla NATO e alle scelte dei governi europei, a partire dalle politiche del riarmo generalizzato e dalla scelta di puntare alla cronicizzazione delle guerra in Ucraina. Denunciamo la scelta delle borghesie occidentali di utilizzare il conflitto per una forte accelerazione di un riarmo già da tempo deciso e una campagna ideologica massiccia a sostegno delle loro politiche antipopolari.
Immediato cessate il fuoco, De-escalation subito.
Per questo ci schieriamo a fianco dei disertori, del movimento delle donne e delle/dei pacifiste/i russe/i che protestano contro la guerra nonostante la durissima repressione. A tutte/i queste/i e alla popolazione che paga i costi della guerra va il nostro sostegno in nome della solidarietà di classe e internazionalista, respingendo ogni falsa logica geopolitica e nazionalista distruttiva.
Siamo solidali con le popolazioni ucraine martoriate dalla guerra; sosteniamo gli antimilitaristi, i pacifisti ucraini e le forze democratiche e socialiste che denunciano le politiche liberiste del loro governo, espressione non meno di quello russo delle lobby capitaliste oligarchiche, un governo che si sta ponendo obiettivi strategici che vanno ben oltre la difesa del suo territorio, collocandosi in stretta simbiosi/subordinazione agli interessi delle potenze occidentali.
Chiediamo che sia data ospitalità a tutte/i coloro che nei due paesi fuggono dalla guerra.
Denunciamo i governi italiani che si sono succeduti, che invece di intraprendere tutti gli sforzi necessari per cercare di far finire la guerra sono diventati, con l’invio delle armi e il dislocamento di truppe italiane ai confini dell’Ucraina, parte attiva nella guerra e un Parlamento che ha votato quasi all’unanimità il passaggio da 26 miliardi a 38 miliardi all’anno delle spese militari. Una vergogna!
Solo in un contesto di fine della guerra e di una risoluzione pacifica dei diversi conflitti e dei problemi che attraversano la regione sarà possibile garantire a tutti i popoli il pieno diritto alla autodeterminazione, decidendo del loro futuro in forme democratiche e solidali.
Anche perché il sistema capitalista che domina il mondo e le cui contraddizioni producono scontri sempre più violenti tra i diversi imperialisti presenti e le tante potenze regionali che puntano ad affermare gli interessi delle classi dominanti, sta producendo una generalizzazione delle guerre in tutte le parti del mondo, con effetti disastrosi sulle condizioni delle classi popolari e in totale contrasto con le scelte volte a contenere il cambiamento climatico che sta sconvolgendo il nostro pianeta.[2] L’irrazionalità e la violenza di un sistema economico appare in tutta la sua follia e contro l’umanità intera.

Il punto di partenza in Ucraina non può essere che la richiesta dell’immediato Cessate il fuoco e la fine dei combattimenti come base di partenza per la de-escalation.
- No alla guerra No all’escalation
- Contro tutti gli imperialismi
- Contro Putin e le sue politiche reazionarie
- Contro la Nato e le sue politiche espansive
- Per il ritiro delle truppe russe
- Solidarietà e Autodeterminazione per il popolo ucraino
- e per tutti i popoli della regione
- A fianco del movimento pacifista russo
- No all’invio delle armi da parte dell’Italia e la partecipazione italiana alla guerra
- Uscire dalla Nato – Scioglimento di tutti blocchi militari
- NO all’aumento delle spese militari. Si rimpinguano i profitti delle aziende produttrici di morte rappresentate dal ministro della Difesa, Crosetto, mentre si tagliano sanità, scuola e redditi delle classi popolari.
- No alle campagne dei media per assuefare le coscienze al dogma bellicista
Bisogna far sentire una voce anticapitalista, internazionalista e antimperialista di solidarietà coi popoli. Per questo è necessario più che mai mobilitarsi ora!
Invitiamo a partecipare a tutte le manifestazioni che in questi giorni vengono organizzate per la pace, che rifiutano qualsiasi tipo di impostazione campista, per chiedere il cessate il fuoco, per solidarizzare con le popolazioni martoriate dalla guerra, che si oppongono a tutte le guerre e all’oppressione delle classi lavoratrici e dei popoli.
Direzione Nazionale Sinistra Anticapitalista
[1] Il giornalista Domenico Quirico su La Stampa del 4 febbraio in un articolo dal titolo emblematico “Le vite cancellate dei soldati invisibili: così dimentichiamo il fattore umano” ha scritto: “Duecentomila morti sono una intera generazione spazzata via sui due fronti della guerra. Gli ideologici in spolverino parlano di vittoria, come nel 2014 ci siamo abituati al dogma bellicista”
[2] Accorati e drammatici sono anche gli appelli del mondo cattolico e della Tavola della pace contro “la guerra dappertutto”, che, nel promuovere la marcia notturna Perugia Assisi, scrive: Quali vittime? Tutte. Tutti i bambini, le donne, gli uomini, gli anziani, ucraini e russi, civili e soldati mandati al macello in questo ma anche in tutti gli altri buchi neri del mondo che fatichiamo persino ad elencare: Siria, Yemen, Libia, Palestina, Myanmar, Afghanistan, Iraq, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Costa D’Avorio, Mozambico, Sahara Occidentale, Colombia…