Il cuneo fiscale usato come arma letale contro lo Stato

di Roberto Romano da il manifesto

Le proposte relative al taglio del cuneo fiscale valgono almeno 40 mld di minori entrate fiscali e contributive dal lato dei soggetti sociali e almeno 16 mld per la parte imprenditoriale. La ripartizione del cuneo è la seguente: 16% di imposte, 7% contributo dei lavoratori, 24% come contributo dei datori di lavoro. Fatta questa fotografia, facciamoci questa domanda: se fossero a regime, cosa accadrebbe a questo Paese? Ci sarebbe uno Stato prossimo a quello dei Paesi che vogliono entrare in Europa che hanno una incidenza sul Pil della spesa pubblica inferiore al 40%. Ho studiato sui testi di scienze delle finanze che il prelievo fiscale è direttamente proporzionale alla struttura e complessità del capitale. Possono i paesi dell’est Europa diventare il nostro orizzonte?

Belgio, Francia e Germania hanno un cuneo fiscale certamente più alto del nostro, ma non credo che la loro Confindustria e sindacato chiedano la riduzione del cuneo. Sfugge che il Pil è fatto da capitale, lavoro e spesa pubblica; noi (sinistra) chiediamo forse che il rapporto capitale-lavoro sia migliorato a favore del lavoro (sindacato) o del capitale (Confindustria) a discapito del reddito pubblico che tratta beni e servizi pubblici? Sostanzialmente proponiamo che il sole debba girare intorno alla terra e non viceversa? È plausibile? Scegliete voi quale servizio deve essere ridimensionato. Possiamo certamente favorire le assicurazioni private in campo sanitario e previdenziale, ma chi lo dice ai cittadini che non pochi fondi previdenziali europei e Us stanno speculando financo su gas ed energia perché ci sono dei rendimenti in fondo sicuri?

Alla fine, questi fondi concorrono all’inflazione da profitti. Il punto è questo: il reddito da lavoro sul Pil vale il 45%, contro una media europea saldamente al di sopra del 50%. Il rimanente reddito è distribuito tra pubblico-profitti-rendita. Quanto valgono 5 punti di Pil per agganciare il reddito da lavoro alla media europea? Almeno 100 mld.

Per riequilibrare il peso economico dei soggetti in campo (capitale-lavoro-Stato) dobbiamo ridurre proprio il reddito pubblico? Inoltre, non ci sarebbero delle misure più interessanti per risolvere i grandi nodi di struttura del Paese? Chiedere denaro alla controparte che nel frattempo ha visto crescere i propri profitti è blasfemo? Comprendo bene i rapporti di forza, ma le società partecipate che hanno registrato una crescita del Mol ben oltre il 30% negli ultimi mesi, possono essere ricondotte a più miti consigli via sciopero e intervento pubblico via moral suasion? Rispetto alla scelta tra 1) un taglio del cuneo (minori entrate fiscali e contributive), pari a poco oltre 40 mld di euro per avere una mensilità in più e 2) servizi pubblici, credo che sia più utile un piano per nuove assunzioni pubbliche per almeno 1 mln di nuovi occupati; magari fare una buona riforma previdenziale e sanitaria, rafforzare la scuola e la ricerca pubblica.

Ovviamente è necessaria anche una nuova stagione contrattuale. La crescita del reddito da lavoro pari ad almeno 5 punti di Pil passa da questo punto. Il primo passo è legato a una seria riforma del mercato del lavoro riducendo la pletorica e gigantesca babele delle forme di ingresso nel mercato del lavoro; la seconda è una rivisitazione del numero dei contratti (più di 900) agganciandoli alla tassonomia Nace secondo numero, rimuovendo l’incomprensibile divorzio tra statistica e contratti di lavoro. Cambierebbe tanto nel mercato, ma è proprio lì che dobbiamo risolvere i nostri problemi.

C’è poi la questione dei salari e degli investimenti. Prendo per buono Ricardo D. e Sylos Labini: leghiamo i salari agli investimenti. Sebbene quelli italiani siano più bassi, se i salari avessero seguito gli investimenti ci sarebbero dei redditi più alti e una struttura economica più consona con il sistema economico europeo.

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