Contro tutti gli imperialismi, per l’unità dei lavoratori al di là delle frontiere

Contro le aggressioni imperialiste. Contro la guerra di Putin, per il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina. Per la costruzione della solidarietà con il popolo ucraino. Contro la corsa al riarmo e le politiche di USA, Nato e Unione Europea. Contro le scelte di guerra del governo italiano. Per la de-escalation, per una soluzione di pace e per il diritto all’autodeterminazione dei popoli [Risoluzione del Comitato politico nazionale di Sinistra Anticapitalista del 7 maggio 2022]

1. L’invasione russa dell’Ucraina dura ormai da due e mesi e mezzo e il conflitto continua ogni giorno più crudele con il suo inaccettabile carico di bombardamenti sulle città e di crimini di guerra, con la morte di migliaia di civili e di altrettanti giovani soldati da entrambi le parti, con milioni di profughi sia esterni che interni; un paese devastato con conseguenze produttive e ambientali imprevedibili e ricadute drammatiche anche su popolazioni lontane.

Siamo di fronte a una guerra di cui non solo non si vede la fine e di cui non conosciamo ancora tutti gli aspetti, la violenza e gli orrori, coperti dalle propagande belliche mistificanti, ma che rischia in ogni momento di estendersi e di precipitare il mondo in un conflitto nucleare distruttivo.

Ci sono due livelli dello scontro e della guerra in corso strettamente tra loro connessi che hanno prodotto tante discussioni nelle forze della sinistra e una loro difficoltà a costruire un orientamento capace di esprimere gli interessi immediati e ideali di tutte le classi lavoratrici.

2. Per primo: le responsabilità della Russia e del regime di Putin nel prodursi della tragedia sono enormi: dopo la dissoluzione dell’URSS agli inizi degli anni ’90, con la piena reintroduzione del capitalismo e la formazione di una classe capitalista (i cosiddetti oligarchi) impadronitasi delle ricchezze pubbliche del paese, fortemente sostenuta dai paesi capitalisti occidentali, un lungo periodo di crisi ha attraverso il paese, a cui le elites del complesso militar industriale e finanziarie  hanno infine risposto, sotto il comando di Putin, con un progetto di ricostruzione della vecchia area di dominio dell’impero zarista e la riconquista, se necessario con la forza dell’intervento militare, dei vecchi stati satelliti. La Russia imperiale è oggi una delle potenze imperialiste presenti del mondo insieme a USA, UE e Cina, tutte quante in concorrenza tra loro ed anche in possibile conflitto militare per il controllo e l’egemonia nel pianeta.

Non c’è dubbio che al fondo dell’agire di Mosca c’è il conflitto con gli USA e la Nato, ma il governo di Putin ha fatto (e ne è responsabile) la scelta inaccettabile di varcare il Rubicone della guerra, di scatenare una aggressione distruttiva contro l’Ucraina per assoggettare un paese indipendente e ricondurlo nella sua orbita, negandole addirittura il diritto alla esistenza in quanto nazione (accusando Lenin e i bolscevichi di averla artificialmente creata) e riportando nel continente europee tutte le atrocità della guerra di cui pure avevamo avuto una tragica anteprima alla fine dello scorso secolo con il conflitto nell’ex Jugoslavia e i bombardamenti della Nato su Belgrado. Putin sta conducendo la guerra esattamente come ha fatto in altri paesi, dalla Cecenia alla Georgia, (compreso il recente massacro dei lavoratori in sciopero in Kazakistan), prendendo in ostaggio le popolazioni, bombardandole fino ad esaurimento per piegarne la resistenza.

Così come abbiamo denunciato e combattuto la violenza e l’ingiustizia delle invasioni dell’imperialismo USA e della Nato, in Iraq, Afghanistan e in molti altri paesi, così denunciamo e combattiamo l’aggressione imperialista russa in Ucraina, un paese storicamente oppresso dell’impero zarista, profondamente colpito negli anni 30 dalla repressione stalinista.

L’Ucraina è un paese capitalista minore, a sua volta dominato da una classe borghese oligarchica, con una mediocre democrazia, ma ad esso deve essere riconosciuto il pieno diritto alla propria indipendenza e alla propria autodeterminazione, così come va preteso per tutti i popoli che compongono quel paese e quella regione.

Per questo siamo per il ritiro delle truppe russe dell’Ucraina, siamo per il diritto del popolo ucraino a difendersi dall’aggressione e a resistere con tutti i mezzi disponibili. Siamo per l’annullamento del debito che grava sull’Ucraina. Solidarizziamo con la popolazione ucraina e sosteniamo le forze della sinistra socialista presenti, impegnate nella lotta contro l’invasione, ma autonome e in opposizione al governo liberista di Zelenski. In particolare il nostro sostegno ed aiuto va alle attività sociali delle/dei giovani compagne/i di Socialnij Rukh. 

E’ in questo quadro che costruiamo la solidarietà sia con quelli che combattono con determinazione l’invasione, sia con quelli che hanno scelto di fuggire dalla guerra, tra cui coloro che non hanno accettato la coscrizione militare e sosteniamo l’accoglienza in Europa per tutti i profughi, per tutte e tutti coloro che fuggono dal conflitto, qualsiasi sia il colore della loro pelle e della loro religione.  Per questo vanno sostenute le iniziative e le carovane di solidarietà, come alcune ammirevoli associazioni italiane stanno facendo, volte a portare soccorso alla popolazione e ai movimenti sociali.

Per questo anche denunciamo l’insopportabile ipocrisia ed ingiustizia dei governi occidentali e dei loro sostenitori che usano due pesi e due misure di fronte ai conflitti nel mondo dividendo i profughi in due categorie, quelli di serie A (tendenzialmente bianchi) e quelli di serie B, che possono affondare nel Mediterraneo nell’indifferenza.

Non meno decisiva è l’azione di sostegno da costruire alle forze socialiste e democratiche che in Russia si oppongono alla guerra; è necessario costruire la solidarietà con queste organizzazioni che il regime sta cercando di piegare e di far tacere con la repressione. Proponiamo di costruire un rapporto di unità e di fratellanza e sorellanza tra le forze politiche e sociali e sindacali della sinistra dei paesi occidentali con quelle dell’Ucraina, della Bielorussia e della Russia, le uniche che hanno interesse a contrastare la crescita delle formazioni di estrema destra e neonaziste paramilitari come la Gruppo russa Wagner e la Battaglione Azov in Ucraina, pericolosamente presenti nei loro rispettivi paesi.

Va contrastata l’assurda, ridicola e razzista attribuzione della stigma nei confronti delle/dei cittadine/i russe/i e della stessa cultura russa che è parte fondamentale di quella europea.

3. Nel conflitto in Ucraina è ben presente un secondo livello di scontro, quello interimperialista, quello che vede in campo l’attore storico imperialista ad oggi ancora egemone nel mondo, gli USA  e il suo sistema di alleanze che pochi giorni fa si è espresso riunendosi nella grande base militare Nato a Ramstein in Germania. Non va infatti dimenticato neppure per un attimo che cosa hanno rappresentato e rappresentino l’imperialismo Usa e quello dell’UE e il loro strumento militare la Nato, le loro guerre di aggressione, i loro crimini e massacri. Si deve più che mai denunciarli mostrando tutte le ipocrisie dei media e dei dirigenti politici occidentali che hanno coperto questi crimini e che usano due pesi e due misure di fronte alle oppressioni imperialiste nel mondo. I palestinesi, il popolo curdo, quello iracheno, quello afghano più che mai hanno bisogno della solidarietà internazionalista.

La scelta di queste forze nel corso degli anni è stata quella di spingere sempre più a Est l’allargamento del blocco imperialista occidentale, utilizzando abilmente la paure storiche dei paesi minori, già facenti parte della vecchia area sovietica, e mettendo in atto negli ultimi anni anche una serie di operazioni chiaramente volte ad isolare la Russia. Se Putin pensava con il suo intervento di indebolire la Nato, ha ottenuto il suo contrario, il rafforzamento e la credibilità politica della Nato in larghi settori della popolazione europea.

Siamo ora di fronte da parte dei paesi Nato a un’azione molto più diretta e che va oltre la stessa fornitura delle armi al governo ucraino, o per meglio dire che è in stretta connessione con questo. Sotto la direzione e il traino di USA e GB, i due paesi più bellicisti occidentali, é stata fatta la scelta di sfruttare l’impasse e le difficoltà dell’intervento militare russo determinatosi grazie alla forte capacità di resistenza dell’esercito e della popolazione ucraina, di non cercare di chiudere la guerra con un percorso di trattativa, ma invece di cronicizzarla, di renderla permanente per una operazione di lungo respiro di sconfitta dell’altro imperialismo. Che questa scelta, come quella di Putin, avvenga sulla pelle del popolo ucraino poco importa. E’ una scelta inoltre che subordina completamente i paesi europei sia dal punto di vista politico-strategico, sia da quello economico, agli interessi degli USA e della stessa GB, che è opportuno ricordarsi essere uscita dell’UE. La corsa delle due parti in conflitto fino “alla vittoria finale” non può che avere conseguenze terrificanti per la popolazione ucraina e aprire le porte a una nuova distruttiva guerra mondiale.

E finora nessuna delle capitali europee è stata capace o ha voluto, separatamente o insieme, agire per costruire un’alternativa a questi scenari di guerra prolungata.

4. Per tutte queste ragioni le politiche del governo italiano vanno combattute a fondo, costruendo un movimento contro la guerra, contro l’allineamento dell’Italia alla Nato, contro l’aumento delle spese militari e la vergognosa corsa al riarmo, contro l’invio di nuove armi sul teatro di guerra sia perché i due elementi sono tra loro collegati strettamente, sia perché queste scelte sono alternative a una reale iniziativa per costruire le condizioni della fine del conflitto.

Va denunciata la vergogna del Parlamento italiano che aumenta le spese militari mentre taglia quelle per la sanità e la scuola, proponendo la stessa abolizione dell’iva sulle armi.

Va combattuta la cosiddetta economia di guerra, la militarizzazione della società, l’ideologia della guerra inevitabile, la militarizzazione degli spiriti e della società che i media nel nostro paese conducono quotidianamente, la propaganda guerresca e reazionaria che vuole far credere che la Nato sia simbolo di libertà e non di intervento e di oppressione come è stato negli ultimi 30 anni della storia.

Va combattuto il tentativo di mettere sotto silenzio e distruggere il movimento pacifista che, nelle sue diverse versioni politiche, più o meno radicali, ha segnato la storia italiana negli ultimi 50 anni e di stravolgere il messaggio di pace e di aspirazione a una società più giusta della Resistenza.

Naturalmente noi contrastiamo sul piano politico quelli che nella sinistra in Italia e altri paesi, sulla base di una logica assurda per cui il nemico del mio nemico è mio amico giustificano o minimizzano le oscenità di Putin, credendo di combattere in questo modo gli imperialismi occidentali.

Siamo per l’uscita dell’Italia dalla Nato e per lo scioglimento di tutte le alleanze militari, quella occidentale e quella sotto egemonia russa; siamo per il disarmo nucleare globale, contrastando la folle corsa al riarmo dell’Europa, della Cina, della Russia e degli USA,
che ha il solo fine di sostenere gli interessi di tutte le borghesie e le loro politiche imperialiste.

5. La nostra organizzazione è solidale e partecipe con tutte le forze sociali politiche e di buona volontà che cercano di riscostruire un movimento di massa contro la guerra, che organizzano la solidarietà con i profughi e gli oppressi, che lavorano per far sentire nuovamente la voce della pace e della giustizia contro le sirene della guerra.

Siamo per l’immediata fine dei bombardamenti, per il cessate il fuoco, per la de-escalation, quindi per le trattative e la soluzione pacifica del conflitto con il pieno riconoscimento dell’autodeterminazione del popolo ucraino e di tutti gli altri popoli presenti nella regione.

E’ necessario costruire la solidarietà con tutti i popoli oppressi dai diversi imperialisti in qualsiasi parte della terra si trovino e qualsiasi sia il colore della loro pelle e la loro religione.

Parteciperemo a tutte le iniziative nazionali ed internazionali che vanno in questa direzione e si propongono questi obiettivi e cercheremo noi stessi di attivarle.

La continuazione della guerra non può che portare più distruzioni, più morti, possibili nuove carestie alimentari in paesi lontani e poveri, nuovi eventi terribili fino anche alla guerra mondiale; e la continuazione della guerra può solo rendere ancor più difficile ed anche impossibile affrontare i tremendi problemi climatici ed ambientali, in un contesto poi in cui la grande pandemia non è stata ancora vinta.

E solo l’interruzione del conflitto potrà permettere un quadro di partecipazione popolare e di democrazia che sappia esprimere e garantire i diritti e la collaborazione di tutti i popoli interessati. 

Siamo contro la produzione delle ideologie fallaci e reazionarie che vengono messe in campo da una parte dai sicofanti accademici e mediatici occidentali e dall’altra dai “pensatori” putiniani e dal loro clero collegato. Siamo cioè contro la propaganda sul presunto scontro di civiltà tra l’occidente democratico, avanzato e aperto contro la Russia, arretrata, “semiasiatica” e strutturalmente dispotica a cui assistiamo nei paesi occidentali e contro quella moscovita costruita sui miti semimillenaristi della grande Russia, sul retaggio dell’impero zarista non a caso condita dal credo religioso, volte entrambe a giustificare la guerra conto il “nemico”, ma che altro non sono che l’espressione, sotto forma di falsa coscienza, dei contrasti economici dei diversi imperialismi.

6. Ma la guerra va combattuta anche da un altro angolo di visuale, quello di genere, quello femminista. Ci opponiamo fermamente alla guerra in quanto rappresenta la massima espressione del dominio capitalista e patriarcale. Qualunque parte militare in campo vinca in un quadro di macerie materiali e morali, sappiamo che le classi lavoratrici ne usciranno sconfitte e piegate e saranno le donne e le persone LGBTQ* a pagarne le conseguenze maggiori, come già oggi avviene. Il corpo delle donne da sempre viene usato come terreno su cui combattere le guerre, vere o simboliche. Lo stupro è usato storicamente come arma di guerra e come strumento di dominio e di intimidazione dagli eserciti. Esprimiamo la nostra più forte solidarietà con le donne in Ucraina e denunciamo il carattere machista e patriarcale di questa guerra che emerge chiaramente sia sul campo di battaglia dove il corpo delle donne diventa brutalmente “bottino di guerra” tramite gli stupri commessi principalmente dall’esercito russo invasore (ma non mancano denunce anche verso soldati ucraini), sia nella retorica di esibizione di muscoli di governi e media di tutte le parti in campo.

La guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e colpisce i più fondamentali diritti umani.

7, Il capitalismo porta la guerra, come il vento la tempesta: per questo siamo contro tutti gli imperialismi, contro tutti i loro diversi campi, siamo per costruire l’unità internazionalista delle lavoratrici e dei lavoratori al di sopra delle frontiere contro tutti i capitalisti sfruttatori.

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