L8 contro la guerra
L’8 marzo è il giorno dello sciopero internazionale femminista e transfemminista dal lavoro di produzione, di riproduzione e di cura. È una giornata di lotta contro il patriarcato, contro la violenza maschile sulle donne e i femminicidi, contro la mercificazione dei nostri corpi, contro l’oppressione di genere sulle donne e sulle persone LGTBQ*IA, per l’autodeterminazione e per la riappropriazione dei nostri corpi e dei nostri spazi.
Nella giornata internazionale della donna, l’8 marzo di ogni anno il movimento delle donne si batte per le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne e delle persone LGBTQ*IA, contro le discriminazioni e le violenze di cui sono ancora fattƏ oggetto in molte parti del mondo. Questa celebrazione si è tenuta per la prima volta negli Stati Uniti nel 1909, in alcuni paesi europei nel 1911 e in Italia nel 1922.
Negli ultimi due anni, la pandemia ha condizionato notevolmente anche la giornata di mobilitazione internazionale per l’8 marzo, a causa delle misure di limitazione dei contagi da Covid-19 e per tutte le conseguenze che la folle gestione della pandemia ha portato con sé stravolgendo le nostre vite.
Negli ultimi due anni, infatti, le condizioni di vita della stragrande maggioranza delle persone sono peggiorate, ma per le donne le cose sono andate ancora peggio, a cominciare dall’aumento della violenza nei loro confronti, passando per l’aumento del carico di lavoro di riproduzione sociale, fino alla perdita di milioni di posti di lavoro e alla maggiore precarietà lavorativa e di vita, nonché al ritorno forzato delle donne a casa.
La crisi economica precedente alla pandemia aveva già esacerbato le discriminazioni di genere: squilibri nei redditi, precarietà, sottoccupazione, part-time, bassi salari, gerarchizzazione e divisione sessuale nel lavoro e nella società, ma l’avvento della pandemia da Covid-19 ha messo chiaramente a nudo quanto il lavoro di cura sia essenziale e quanto sia insostenibile il modello di società capitalista che dà priorità assoluta al profitto rispetto alla vita delle persone.
Le assunzioni nell’ultimo anno sono state al 92% precarie (dati Inps ottobre 2021); si sono ridotte le trasformazioni dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato; la contrazione del welfare ha toccato i settori più femminilizzati; è aumentato al 18% il gap tra occupazione femminile e maschile contro una media europea del 10% (Bilancio di genere 2021); le donne sono il 42% della forza lavoro e solo un terzo è a tempo indeterminato; nel 2020 il 79% delle donne con figli, otto su dieci circa, ha fatto richiesta per i congedi parentali, contro un ben più modesto 21% dei padri; il tasso di occupazione delle donne con figli sotto i 5 anni risulta essere più basso di oltre il 25% di quello delle loro coetanee senza figli; sempre più donne rinunciano al proprio lavoro nel primo anno di vita del figlio per mancanza di strutture adeguate (es. asili nido).
Come per i diritti del lavoro strappati al capitale, nel quadro del patriarcato anche le conquiste delle donne sono sempre sotto attacco in casa e fuori casa.
Per questo è necessaria una mobilitazione ampia per la rivendicazione di una piena autodeterminazione delle donne e delle persone LGBTQ*IA e di contrasto all’oppressione di genere e di classe e alle politiche razziste e imperialiste.
Ora più che mai occorre trovare una convergenza di lotta tra queste istanze.
Quest’anno l’8 marzo ricade in un contesto ancora più tragico di quello appena descritto. Alla pandemia, tutt’altro che finita, si è aggiunto l’inizio di una nuova guerra, quella in Ucraina, dagli esiti imprevedibili, ma sicuramente disastrosi.
Come femministe non possiamo che opporci alla guerra con la sua follia guidata da logiche capitaliste e patriarcali, di spendere cifre immense di denaro e di risorse per uccidere e ferire persone, distruggere città, inquinare irrimediabilmente territori, anziché per la cura delle persone e dell’ambiente.
Il governo Draghi e il Parlamento nella sua quasi totalità, a pandemia ancora in corso, hanno scelto di utilizzare i fondi del PNRR per finanziare l’invio di armi all’Ucraina, peraltro in barba all’art. 11 della Costituzione italiana, anziché destinare le risorse alla scuola, alla stabilizzazione del personale precario, alla sanità, ai servizi.
Come femministe non possiamo che opporci a ogni imperialismo, espressione di oppressione dei popoli e di una logica machista e patriarcale.
Le conseguenze della guerra capitalista e patriarcale ricadono pesantemente sulle popolazioni, spesso strumentalizzate per gli interessi capitalistici e patriarcali, come è successo in Afghanistan, in cui la strumentalizzazione dei corpi delle donne per malcelare gli interessi economici ha raggiunto livelli altissimi con una guerra per lo più giustificata con l’assurdo pretesto di tutelare le donne dal regime talebano, a cui sono state peraltro riconsegnate dopo venti anni di guerra dagli USA e dai suoi alleati, tra cui l’Italia.
In Ucraina, chi ne sta facendo maggiormente le spese sono le donne ucraine da un lato, sia che rimangano disperatamente a combattere in una guerra con forze sproporzionate in campo sia che debbano fuggire da tutti i propri affetti per portare in salvo i propr@ figl@; e dall’altro le donne russe ed europee che vedranno diminuire sempre più quello che rimane di uno stato sociale, già fortemente eroso da anni di politiche liberiste, mentre maggiore sarà l’oppressione per le svolte autoritarie che accompagnano inevitabilmente le politiche di guerra.
Riteniamo indispensabile che le istanze dei movimenti che si battono contro l’oppressione di genere siano intrecciate con quelle dei movimenti che si battono contro la guerra, così come riteniamo indispensabile intrecciare il nostro percorso con i movimenti femministi e transfemministi che si battono contro il patriarcato in un’ottica inclusiva e intersezionale.
Aderiamo, quindi, con convinzione allo sciopero dell’8 marzo lanciato come ogni anno da Nudm e saremo nelle mobilitazioni e nelle piazze.
Aderiamo, inoltre, all’appello delle femministe russe che si oppongono alla guerra e rilanciamo i loro hashtag di femministe contro la guerra che denunciano come la “Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza e mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori e gli obiettivi essenziali del movimento femminista. La guerra intensifica la disuguaglianza di genere e mette un freno per molti anni alle conquiste per i diritti umani. La guerra porta con sé non solo la violenza delle bombe e dei proiettili, ma anche la violenza sessuale: come dimostra la storia, durante la guerra il rischio di essere violentata aumenta di molto per qualsiasi donna. […] La guerra in corso, come mostrano i discorsi di Putin, è anche combattuta all’insegna dei «valori tradizionali» dichiarati dagli ideologi del governo, valori che la Russia avrebbe deciso di promuovere in tutto il mondo come missione, usando la violenza contro chi rifiuta di accettarli o intende mantenere altri punti di vista. Chiunque sia capace di pensiero critico comprende bene che questi «valori tradizionali» includono la disuguaglianza di genere, lo sfruttamento delle donne e la repressione statale contro coloro il cui stile di vita, autoidentificazione e azioni non sono conformi alle ristrette norme del patriarcato. La giustificazione dell’occupazione di uno stato vicino con il desiderio di promuovere norme così distorte e perseguire una «liberazione» demagogica è un altro motivo per cui le femministe di tutta la Russia devono opporsi con tutta la loro forza a questa guerra”.
SCENDIAMO IN PIAZZA MARTEDI’ 8 MARZO ALLE ORE 17.00 IN PIAZZA DELLA REPUBBLICA A ROMA E
LOTTIAMO AL FIANCO DELLE DONNE E DELLE SOGGETTIVITA’ LGBT*QIA+:
- PER L’AUTODETERMINAZIONE
- CONTRO LA DIVISIONE SESSUALE DEL LAVORO
- PER IL DIRITTO ALL’ABORTO SICURO, GRATUITO E SENZA “OBIEZIONI”
- CONTRO LA VIOLENZA PATRIARCALE E AI RUOLI IMPOSTI DAL PATRIARCATO
- PER RIVENDICARE MOLTO PIU’ DEL DDL ZAN
- CONTRO LO SMARTWORKING SENZA DIRITTI
- PER UN WELFARE UNIVERSALE E LAICO, GRATUITO E NON FAMILISTA
- CONTRO IL CARO VITA E IL GAP SALARIALE
- PER UNA SCUOLA LAICA, INCLUSIVA, GRATUITA E SENZA STEREOTIPI DI GENERE
- CONTRO LA PRECARIETA’ E LE NUOVE FORME DI SFRUTTAMENTO
- PER LA RIDUZIONE DEL TEMPO DI LAVORO SENZA PERDITA DI SALARIO
- CONTRO OGNI GUERRA E CONTRO OGNI IMPERIALISMO, PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DI INVASIONE RUSSE
LOTTIAMO PER RIPRENDERCI LE NOSTRE VITE E LA NOSTRA AUTODETERMINAZIONE
#sciopero8marzo #FeministAntiWarResistance #FeministsAgainstWar
Donne di classe