Macerata, ordinaria follia oppure normalissimo fascismo?

Ovvero come si fa a distinguere un pazzo da un razzista savio?

di Checchino Antonini

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nella foto: Luca Traini, l’autore del raid razzista stringe la mano a Salvini durante una sobria manifestazione leghista

Macerata, ordinaria follia o ordinario fascismo? Mettiamo in fila i fatti: un fascio-leghista gira per ore per Macerata sparando sui migranti. Ne ferisce sei. Quando lo prendono si fa portar via avvolto in un tricolore, ostentando il saluto romano. Nel 2017, Luca Traini, è stato candidato della Lega Nord alle amministrative. Il Comune, dai social network, invita a rimanere chiusi in casa, nei luoghi di lavoro e nelle scuole, i mezzi pubblici fermati fino a nuovo ordine. Salvini – coda di paglia – prova a smarcarsi puntando l’indice su chi avrebbe riempito l’Italia di clandestini. Forza nuova si offre di pagare le spese legali al razzista avvolto nella bandiera italiana. Solo pochi giorni prima, a Mestre, un ventenne ha tentato di rapinare una tabaccheria. Lo hanno preso poco dopo con alcuni grammi di eroina in macchina, la pistola e tutto il kit del piccolo rapinatore. Sul suo profilo fb, post inneggianti a Forza nuova, contro i “negri” e foto a fianco al ducetto di quel partito. Chissà se anche a lui verranno offerte le spese legali. Un salto indietro di poche settimane e di 5-600 chilometri. Roma: arrestato un trentottenne che, insieme a gentiluomini di Forza Nuova e CasaPound, guidava la protesta al centro di accoglienza di via del Frantoio, al Tiburtino III. Ma il tipo è stato “bevuto” per una rapina ai danni di una gelateria. Di giorno italiani indignati, di sera rapinatori. E non è una mosca bianca, anzi nera. È stata arrestata per furto anche la donna che a fine agosto aveva raccontato di essere stata sequestrata da alcuni migranti tra i cancelli del presidio umanitario di via del Frantoio, innescando l’assedio dei fascisti al centro per minori stranieri. Nell’estate precedente, a Fermo, un ultrà di destra della locale compagine, aveva ammazzato a pugni un richiedente asilo. Anche lui amava farsi fotografare con magliette di Fn e Cpi. Nel 2008, cinque ragazzotti legati in qualche modo a Forza nuova Verona hanno ucciso per futili motivi Nicola Tomassoli, un giovane di sinistra. Forse la sua colpa fu quella di avere il codino o forse rispose con fare seccato alla richiesta di una sigaretta ma certamente il suo omicidio maturò nell’humus fascio-alcolico che spesso la sera trabocca nelle strade e nelle piazze della “città dell’amore”. E Renato Biagetti morì di lame fasciste nell’estate 2006, all’uscita da una festa in spiaggia, solo perché era una “zecca”. E prima di lui, Dax, un operaio di Milano fu aggredito a marzo del 2003, da padre e due figli fascisti che portavano a pisciare il loro cane Rommel. Dax morì in ospedale. Come si fa a distinguere un fascista da un folle? Chi mette le bombe sui treni o nelle piazze, chi pensa che esistano complotti ebraici contro i bianchi cristiani, chi pensa che le razze esistano e alcune siano superiori mentre altre inferiori, chi pensa che la guerra sia desiderabile, chi ritiene legittimo che un essere umano possa sfruttarne un altro, che lo possa violentare o uccidere, ebbene è un pazzo o, banalmente, solamente un fascista?

Ma il caso più eclatante resta la strage di Firenze il 13 dicembre 2011 quando due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, furono uccisi da Gianluca Casseri, un estremista di destra considerato un intellettuale di riferimento del gruppo politico neofascista CasaPound (che proverà a smarcarsi ma esistono prove della sua partecipazione a molte attività). Casseri si ammazzò mentre le forze dell’ordine gli davano la caccia.

Qual è dunque il confine tra ordinaria follia e ordinario fascismo? Tutte le forze politiche tirate in ballo in questo articolo saranno presenti alle elezioni nonostante per un paio di loro esistano evidenti problemi di legittimità costituzionale e una montagna di fascicoli contro decine e decine di militanti e simpatizzanti per aggressioni a migranti, gay, donne, attivisti di centri sociali. Un dossier piuttosto corposo accompagna i processi in cui Forza nuova querela chi la associa con i nazi, un legame indissolubile secondo la Cassazione. Per CasaPound la situazione è più “ingarbugliata”: un funzionario del Viminale ha confezionato un documento che la descrive come una confraternita paciosa di filantropi, una organizzazione di bravi ragazzi molto disciplinati, con «uno stile di militanza fattivo e dinamico ma rigoroso nelle rispetto delle gerarchie interne» sospinti dal dichiarato obiettivo «di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio». Ma i servizi, nella loro relazione al parlamento, avevano smentito spiegando che: «L’allarme legato ai flussi migratori ha favorito l’accelerazione di maggiori forme di coordinamento, peraltro già esistenti, tra formazioni dell’ultradestra che hanno ottenuto un notevole aumento di consensi, grazie all’uso strumentale di una efficace propaganda sempre più marcata da accenti nazionalisti e xenofobi (…) Il ventaglio di scelte nella frammentata galassia dell’estremismo di destra è ampio. Sempre secondo gli inquirenti “in seno all’area identitaria, spicca l’associazione CasaPound Italia” con le proprie articolazioni nel contesto studentesco “Blocco Studentesco”, sindacale Blu – Blocco Lavoratori Unitario e ambientalista L.F.C.A. – La Foresta che Avanza. CasaPound resta tra le formazioni più attive a Roma dove, dietro la copertura dei comitati di quartieri “organizza, gestisce e dirige, di fatto, ogni fase della protesta”.

Tra Lega, Forza nuova e Casapound c’è un viavai di camerati che vanno e vengono dall’una o dall’altra sigla, che hanno provato momenti di convergenza oppure vissuto periodi di tensione. Ma, così come è difficile distinguere tra follia e fascismo, non è semplice capire a prima vista a quale delle formazioni di estrema destra (che non sono solo queste tre) appartengano i “folli” di turno. E suona tristemente comico (si può dire?) il distinguo di Maroni per cui un «fascistoide» nulla c’entra con «la gloriosa storia della nostra grande Lega». Chissà come la prenderà Borghezio.

«Nessuno cavalchi l’odio!», tuona Minniti, ministro di polizia del Pd, che odia il dissenso politico e i migranti al punto da aver inventato il daspo urbano e i fogli di via preventivi per i primi, e certi campi di concentramento in Libia per i secondi, gestiti da trafficanti e torturatori.

Il segretario Dem ha invitato a «lasciare la campagna elettorale fuori da questo terribile evento». Un richiamo al «silenzio» e a non fare «campagna elettorale sulla pelle della ragazza uccisa e dei feriti di oggi» arriva anche da Luigi Di Maio, leader del M5S, partito in cui più di un esponente ritiene che il fascismo abbia fatto cose buone.

Emerge con forza che razzismo e fascismo sono sottoprodotti della crisi, funzionali a fomentare quella guerra fra poveri su cui questi personaggi e i loro partiti stanno scommettendo da tempo per continuare a sfruttare chi lavora. La follia è non combatterli.

L’antidoto è da cercare nella costruzione di pratiche di solidarietà fra gli sfruttati, di antifascismo militante (scrivo da Genova al termine di un lungo e partecipato corteo per chiudere i covi neri), di mutualismo e di conflitto sociale. Noi, con l’esperienza di Potere al popolo, proviamo a farlo. La follia è preferire alle lotte un voto utile in favore di chi ha aperto praterie al razzismo con la trappola del debito, i patti di stabilità, la precarizzazione, l’attacco ai beni comuni e i tagli del welfare.