Charlottesville è una chiamata all’azione contro il fascismo

La manifestazione dell’estrema destra a Charlottesville, Virginia il 12 Agosto, probabilmente il più grande raduno pubblico della “alt-right” razzista, è prova evidente delle forze assassine nutrite e incoraggiate da Donald Trump

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introduzione e traduzione di Antonello Zecca

“Se non siete indignati, probabilmente è perché non prestate attenzione” Questa la frase che campeggia sul profilo Facebook di Heather Heyer, giovane attivista statunitense di trentadue anni, assassinata il 12 Agosto da un membro del Neo-Nazi American Vanguard Group, lanciatosi a tutta velocità con la sua auto contro un raggruppamento di antifascisti occorsi a Charlottesville, Virginia, per contrastare una marcia indetta dai suprematisti bianchi e dalla cosiddetta “alt-right”, la destra alternativa statunitense. E’ importante aggiungere che questo non è che l’ultimo episodio sanguinoso ad opera dell’estrema destra, dopo gli omicidi razziali di Richard Collins III all’Università del Maryland per mano di un militante di un gruppo noto come Alt-Reich: Nation, e di Rick Best e Taliesin Myrddin Namkai-Meche, uccisi da un neonazista per aver provato a impedire le molestie a una donna musulmana su un treno di pendolari a Portland, nell’Oregon

E’ indubbio che l’elezione di Donald J. Trump alla presidenza degli Stati Uniti abbia incoraggiato i diversi gruppi, più o meno consistenti, della galassia razzista, neofascista e neonazista statunitense a uscire allo scoperto, forti della sostanziale copertura offerta dall’inquilino della Casa Bianca. Senza entrare nel complesso scontro che sta animando i vertici dei principali apparati dello Stato USA, tra cui lo stesso governo, l’agenda di Trump per “fare dell’America nuovamente un grande paese” (Make America Great Again) si nutre di suggestioni nazionaliste, razziste e identitarie, favorendo una polarizzazione politica che si alimenta in primo luogo di una crisi sociale che, nonostante le statistiche ufficiali sulla ripresa economica, non accenna a placarsi, ma anzi si approfondisce ulteriormente.

La configurazione della crisi è peculiare allo sviluppo del capitalismo statunitense e del suo Stato: con maggior virulenza sono colpite le popolazioni nere (che ancora costituiscono il nerbo della popolazione carceraria), latine, immigrate, ma anche, e questa è relativamente una novità dal secondo dopoguerra, settori sempre più ampi di classe operaia bianca, ma anche di piccola borghesia declassata, soprattutto lontano dai grandi centri urbani. Il razzismo strutturale della società americana però ha impedito finora di saldare le rivendicazioni di questi diversi settori in una piattaforma unificante di classe, ed è per questo che l’antirazzismo ha acquisito una importanza ancora maggiore per la sinistra statunitense.

In questo contesto, le formazioni di estrema destra non sembrano ancora in grado di ambire a rappresentare una forza di massa. Quel che è certo, però, è che c’è un tentativo di riorganizzazione di queste formazioni per costruire una forza più omogenea e coesa sul piano nazionale, che abbia la possibilità di incidere su quel livello. Per farlo, stanno sfruttando il clima di impunità e di legittimazione che si è venuto a creare dopo l’elezione di Trump: per rendere l’idea dell’approccio del presidente degli Stati Uniti, basti pensare che, il giorno stesso del tragico fatto, non ha proferito neanche una condanna di circostanza contro l’attentatore del vile omicidio di Heather, appellandosi a una generica condanna della violenza, “presente in ogni parte”. Il giorno successivo all’omicidio, il vicepresidente Mike Pence si è sentito invece in obbligo di esprimere condanna nei confronti dei suprematisti bianchi, del Ku Klux Klan e di altri simili “gruppi estremisti”, nel tentativo piuttosto goffo di difendere Trump, fortemente criticato per non aver indicato chiaramente i responsabili della morte della giovane attivista. Infine, Trump stesso è stato infine costretto, in modo poco convincente, a condannare il razzismo e i gruppi suprematisti bianchi e neonazisti, frutto evidente dello scontro interno ai vertici dello Stato e dello stesso partito repubblicano.

E’ però evidente la contiguità tra il neopresidente e questi gruppi di estrema destra, una contiguità dinamica e non priva di tensioni, ma chiaramente presente. Basti citare che la manifestazione a Charlottesville contro la rimozione della statua di un generale confederato è era stata convocata con la parola d’ordine Unite the Right (Unire la Destra), con l’obiettivo esplicito di portare a compimento le promesse elettorali di un Trump considerato azzoppato dalle lotte intestine alla Casa Bianca. Ma al tempo stesso, il silenzio di Trump sui reali responsabili di un vero e proprio atto terroristico, aveva causato grande entusiasmo tra le fila di questi gruppi, i quali vi avevano visto la conferma che il presidente degli Stati Uniti è “uno di loro”. Tale è la fiducia che l’estrema destra ha raggiunto in questa fase, che è attualmente in grado di impedire lo svolgimento di iniziative antirazziste e antifasciste semplicemente con la minaccia di violenza fisica sugli organizzatori e sui partecipanti, così come accaduto ieri l’altro a Charlottesville agli organizzatori di una veglia per Heather Heyer o, qualche settimana prima, a Keeanga Yamatta-Taylor, dirigente del movimento Black Lives Matter e militante dell’International Socialist Organization (ISO), alla quale era stato impedito un comizio a Seattle a seguito di pesanti minacce di morte.

Il testo che vi proponiamo è un report della tragica giornata del 12 Agosto a Charlottesville, redatto da compagne e compagne dell’ISO, in prima fila tra le organizzatrici della mobilitazione antifascista, insieme ad altre formazioni della sinistra radicale e anticapitalista statunitense. Oltre a dare i necessari elementi fattuali, offre anche una lettura politica molto interessante delle sfide che attendono la sinistra di classe in quel Paese, che ci sentiamo di condividere, ribadendo la nostra piena solidarietà con le forze che, negli Stati Uniti come ovunque nel mondo, lottano attivamente contro il cancro neofascista e neonazista.

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di Katherine Nolde, Richard Capron and Scott McLemee con il contributo di Alan Maass

La manifestazione dell’estrema destra a Charlottesville, Virginia il 12 Agosto, probabilmente il più grande raduno pubblico della “alt-right” razzista, è prova evidente delle forze assassine nutrite e incoraggiate da Donald Trump nel corso degli ultimi due anni. Le conseguenze sono state letali: una manifestante antifascista uccisa e più di venti feriti a causa di un terrorista neonazista che ha lanciato la sua auto a tutta velocità contro la manifestazione guidata dalle organizzazioni di sinistra, inclusa l’ International Socialist Organization (ISO), i Democratic Socialist of America, e gli Industrial Workers of the World, fra le altre.

Trump ha emesso un comunicato subdolo a condanna dell’ “odio, del fanatismo e della violenza da qualunque parte provenga”, che non ha ingannato nessuno, specialmente l’estrema destra. “Si è rifutato persino di tirarci in ballo”, ha gongolato un sito web razzista. “Quando i giornalisti hanno preso a nominare con veemenza il nazionalismo bianco, il presidente è semplicemente uscito dalla stanza”.

I fascisti considerano Trump uno dei loro, e a giusta ragione.

Ma l’ostentazione di odio a Charlottesville, promossa dal seminatore-d’odio-in-capo, sta galvanizzando tante persone in tutto il paese. La notizia dell’attacco razzista ha generato un’ondata di solidarietà – nell’arco di alcune ore sono state organizzate veglie e manifestazioni di protesta in decine di città, seguite da un numero ancora più consistente il giorno successivo, e anche per i prossimi giorni sono previste nuove manifestazioni. Al termine dello scorso fine settimana, moltissime persone, in centinaia di città e piccoli centri, hanno espresso solidarietà con Charlottesville. Le persone che hanno gettato questo guanto di sfida non sono solo disgustate dall’odio dei fascisti e inorridite dalla loro violenza, ma hanno anche compreso la necessità di affrontare la minaccia prima che possa infliggere ulteriore sofferenza e reclamare altre vite.

Charlottesville ha dimostrato la grave minaccia che ci è davanti in forma di una estrema destra sempre più fiduciosa nei suoi mezzi. Ma ha anche rivelato il potenziale di mobilitazione di un’opposizione di massa ai fomentatori d’odio, sia che si aggirino impettiti nelle strade o siedano nella Stanza Ovale.

Le migliaia mobilitate contro l’agenda di Trump negli scorsi mesi, rendono impossibile all’estrema destra di considerarsi rappresentate della maggioranza della popolazione negli Stati Uniti. Quando il mese scorso il Klan si recò a Charlottesville per protestare contro la rimozione da un parco cittadino della statua del Generale Confederato Robert E. Lee, non riuscirono a radunare se non cinquanta sostenitori, e furono surclassati da una presenza antifascista venti volte più grande.

Umiliati dallo smacco, i gruppi di estrema destra riuniti nel cartello Unite the Right, avevano quindi annunciato un altro raduno per il mese di Agosto, il cui permesso era stato concesso dall’amministrazione cittadina per lo scorso sabato all’Emancipation Park. Un tentativo legale di impedire il raduno in extremis era stato frustrato da un giudice sulla base di un appello dell’American Civil Liberties’ Union (ACLU). Il permesso di radunarsi a due isolati di distanza nei pressi del Justice Park fu però concesso anche alla contromanifestazione.

L’estrema destra è venuta a Charlottesville in cerca di scontri, iniziando già il venerdì sera con una fiaccolata nel campus dell’Università della Virginia. Al canto di “Heil Trump” e “Non riuscirete a sostituirci” (riferimento agli immigrati che, secondo queste deliranti teorie complottiste, servirebbero a sostituire i “veri americani”. n.d.t.), intervallato con “Gli Ebrei non riusciranno a sostituirci”, alcuni brandivano le torce contro il piccolo numero di antifascisti accorsi ad affrontarli nel campus.

Se i razzisti pensavano di poter godere della stessa forza schiacciante il giorno successivo, si sbagliavano di grosso. Gli oppositori dei fascisti erano infatti più numerosi, dai contingenti Antifa (i collettivi dell’antifascismo militante. n.d.t.) e la sinistra radicale, alle organizzazioni antifasciste più moderate. Ma il margine di vantaggio degli antifascisti non era così ampio come avrebbe potuto essere. Gruppi da ciascun lato si erano rintuzzati il sabato mattina, con scontri isolati che avevano condotto a un’atmosfera di confusione e incertezza.

Quando un gruppo di militanti dell’ISO stava per fare ingesso nel Justice Park, il sito della contromanifestazione, da una delle entrate laterali, si era trovato di fronte una manciata di giovani uomini bianchi armati di fucili automatici e con bandane rosse avvolte attorno al collo in atteggiamento di guardia. La paura momentanea doveva però dissiparsi quando i rivoluzionari socialisti furono accolti da saluti calorosi e strette di mano. Gli uomini armati erano membri della Redneck Revolt, un gruppo di autodifesa operaia del Sud di recente formazione. La polizia municipale e statale era sul posto, mantenendo però un atteggiamento attendista quando i militanti di destra minacciavano i partecipanti alla contromanifestazione: Secondo la testimonianza del blog ProPublica:

“Durante uno degli innumerevoli scontri, una furiosa calca di suprematisti bianchi aveva formato una linea di combattimento verso un gruppo di manifestanti antifascisti, molti fra loro anziani e dai capelli grigi, che si erano nel frattempo radunati nei pressi del parcheggio di una vicina chiesa. Su comando dei loro capi, i giovani suprematisti avevano caricato e preso a pugni con inaudita violenza i loro nemici ideologici. Il sangue proveniente dal capo di una donna trascinata violentemente sul marciapiede, era immediatamente visibile.

Un contingente della polizia di Charlottesville e della polizia dello Stato della Virginia in assetto antisommossa, è rimasto fermo a guardare dietro a una barricata di metallo elevata nelle vicinanze.

Violent Clashes Erupt at "Unite The Right" Rally In Charlottesville

Quando, alle 11 del mattino, il governatore della Virginia, Terry McAuliffe ha dichiarato lo stato di emergenza, la Guardia Nazionale ha fatto la sua comparsa. La polizia ha disperso l’estrema destra da Emancipation Park, con il risultato di spingere sparuti gruppi di fascisti a cercare scontri nelle via adiacenti. Avendo sentito che i fascisti si stavano dirigendo verso una parte della città con una concentrazione di edilizia pubblica per molestarne i residenti a basso reddito, i manifestanti antifascisti partivano spontaneamente in corteo a difesa di queste comunità: “il sentimento di incertezza e di impotenza è cambiato immediatamente in senso di fiducia e autorevolezza”, secondo le dichiarazioni di un militante dell’ISO parte dell’azione. “Non avremmo lasciato ai fascisti il controllo della situazione”.

Circa trecento manifestanti antifascisti cantavano e procedevano a ranghi serrati, fermandosi proprio prima di voltare l’angolo della strada in cui i palazzi erano ubicati. Ma, all’arrivo, non avevano trovato alcun militante di destra. Un community organizer (attivisti che si occupano di organizzare iniziative sociali nei quartieri popolari attorno ai bisogni della comunità per rendere protagonisti i suoi abitanti. n.d.t.) affrontava il corteo parlando al megafono affinché i manifestanti andassero via dal quartiere per diminuire la possibilità di arrivo della polizia.

Il gruppo decideva allora di tornare indietro verso il centro cittadino, incontrando a mezza via un altro gruppo di manifestanti che si stavano riversando euforicamente in strada, con cui decideva di riunirsi e incamminarsi lungo la collina verso Justice Park per festeggiare un’apparente vittoria contro i fascisti costretti alla ritirata. Si trovavano circa a metà strada quando sentirono all’improvviso un rumore simile a uno schianto o a un’esplosione: corpi catapultati in aria, gente che urlava. Un’auto si era gettata a piena velocità nella folla, per poi fare marcia indietro e sparire rapidamente dalla vista.

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Nel caos seguente, le persone hanno fatto del proprio meglio per mantenere la freddezza, valutare la situazione e chiamare il personale medico assegnato al corteo, rimuovendo i feriti dalla strada, fuori da ulteriori pericoli in caso di un altro assalto automobilistico, e chiamando prontamente le ambulanze. Invece di mezzi di soccorso, però, è arrivato soltanto un mezzo corazzato della polizia, dal cui portello è emerso un uomo in abiti militari con un fucile equipaggiato per il lancio di lacrimogeni. Tre auto della polizia erano dietro il mezzo, insieme a una squadra in assetto antisommossa. Il risultato è stata la chiusura dell’area e la dispersione dei manifestanti.

La polizia doveva più tardi comunicare di aver arrestato un uomo dell’Ohio, James Field Jr., accusato di omicidio di secondo grado, tre capi d’accusa per tentato omicidio, e omissione di soccorso. Fotografie del giorno prima, mostravano l’assassino con uno scudo raffigurante l’emblema del gruppo Neo-Nazi American Vanguard.

L’attacco di Field ha ucciso la trentaduenne Heather Heyer, originaria di Charlottesville, assistente avvocatessa e appassionata militante per la giustizia sociale. Un vicino ha detto: “ha vissuto la sua vita come una missione, una missione per la giustizia”. La madre di Heather, Susan Bro, è scoppiata in lacrime raccontando a un reporter dell’HuffPost: “A volte penso che questo è ciò per cui era nata, un punto nevralgico per il cambiamento”.

Altre venti persone sono gravemente ferite. Bill Burke, militante dell’ISO di Athens, Ohio, è tra i feriti trasportati in ambulanza con il timore di lesioni spinali. Alla fine per fortuna non ha subito danni di quel tipo, ma è stato trattato per commozione celebrale e profonde lacerazioni facciali che hanno richiesto molti punti, oltre a severe escoriazioni su braccia e gambe.

Burke è stato dimesso nella serata di domenica e le sue condizioni non destano preoccupazioni. Questo è il messaggio inviato ai suoi compagni e alle sue compagne dell’ISO:

Vi ringrazio molto per il sostegno e la solidarietà. Spero che ciò che i fascisti hanno fatto sia una sveglia per i nostri. Razzismo, sessismo, omofobia, transfobia e disprezzo dei disabili: l’estrema destra rappresenta il peggio del sistema capitalista. Se vogliamo davvero fermarli, dobbiamo organizzarci meglio e lottare contro ogni oppressione. In ultima istanza, dobbiamo lottare per un mondo nuovo che sia fatto per le persone, non per il profitto.

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A parte i simili di Donald Trump, nessuno crede che questo attacco sia accaduto per caso. Ma coloro che ancora ne dubitino, dovrebbero considerare i meme dell’alt-right apparsi mesi prima della resa dei conti a Charlottesville. Sullo sfondo di un’auto che si schianta addosso a tre persone, così recita: “ALL LIVES SPLATTER” (macabro gioco di parole sulla scorta di Black Lives Matter, il cui traducente è più o meno Tutte le vite Schizzano, n.d.t.), e, più in basso: “A nessuno frega della vostra protesta. Portate il culo fuori dalla strada”.

Questa carineria segue lo spirito del terrorismo “divertente” di Trump, con le sue offerte “scherzose” di pagare le parcelle legali ai suoi sostenitori che dovessero picchiare dei manifestanti, e i suoi riferimenti “ironici” all’assassinio di un candidato a lui avverso. Una retorica del genere ha ringalluzzito i reazionari come quelli che hanno organizzato la fiaccolata dello scorso venerdì sera a Charlottesville, sulla falsa riga del Raduno di Norimberga. La loro rivoltante violenza ha già provocato lo scoppio di proteste antirazziste in tutto il paese. Ma non possiamo fermarci qua. Occorre un movimento duraturo che si mobiliti contro l’estrema destra con numeri ancora più grandi ogniqualvolta quest’ultima provi ad alzare la testa, e che organizzi una sinistra radicale alternativa alle politiche fasciste della disperazione e della ricerca del capro espiatorio.

Come ha scritto un partecipante alle proteste antifasciste di Charlottesville sui social:

“Per governare le strade dobbiamo riempirle, se avessimo avuto gente a copertura di ogni angolo di Charlottesville, non saremmo stati così vulnerabili.

Per smobilitare il movimento fascista, occorre che siano surclassati sul piano numerico e cacciati via. Isolarli e demoralizzarli.

Ciò che fa più male è che le contromanifestazioni a Charlottesville avevano cominciato a conferire un senso di fiducia e di unità d’azione [prima dell’attacco, n.d.a.]. Due drappelli, due gruppi si sono trovati a convergere verso il centro città andando a Justice Park per festeggiare, perché avevano finalmente percepito un senso di organizzazione dopo essere stati divisi in diversi luoghi della città.
Questo è l’obiettivo dell’estrema destra: terrorizzare, intimidire, e distruggere le organizzazioni dei lavoratori e della sinistra, e chiunque considerino una minaccia.

Non possiamo lasciare che acquisiscano maggior fiducia a causa di ciò che è successo oggi”

14 Agosto 2017 

Sinistra Anticapitalista dalla parte degli antifascisti di Charlottesville

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Sinistra Anticapitalista condanna con forza il vile attentato terroristico perpetrato da un membro del Neo-Nazi American Vanguard Group il 12 Agosto scorso a Charlottesville, culminato nella morte della giovane attivista Heather Heyer e nel ferimento di più di venti manifestanti antifascisti occorsi per contrastare un raduno di estrema destra nella città della Virginia.

Sin dall’elezione di Donald J. Trump alla presidenza degli Stati Uniti, le formazioni neofasciste, neonaziste, suprematiste bianche e razziste dell’arcipelago nero di questo Paese hanno ripreso vigore e stanno purtroppo acquisendo maggior fiducia nei propri mezzi. La copertura politica del presidente statunitense è evidente. Anche quando questi è costretto a condannare formalmente atti di violenza commessi dall’estrema destra, come ha fatto in occasione dell’omicidio della giovane attivista, ma solo due giorni dopo l’accaduto e su pressione della stampa, del suo staff e dello stesso establishment repubblicano, lo fa in modo assolutamente non convincente e forzato. Basti solo pensare che appena poche ore dopo la condanna di questo omicidio, ha ritwettato il post di un suprematista bianco, a riprova della sua indubbia contiguità politica con questo ambiente.

La polarizzazione politica, che poggia su condizioni sociali disastrose per la grande maggioranza, è stata esacerbata dal nuovo inquilino della Casa Bianca. Al tempo stesso, però, in tutto il Paese sono state numerosissime le manifestazioni contro l’agenda di Trump sin dal suo insediamento, e un’importante mobilitazione antirazzista è subito partita in molte città e centri minori a seguito del brutale omicidio di Charlottesville.

Le idee del socialismo cominciano ad acquisire nuova linfa e una nuova legittimità nell’ordine del discorso pubblico, come si è visto anche durante la campagna elettorale di Bernie Sanders, e le forze della sinistra radicale e anticapitalista, ancorché ancora molto minoritarie, cominciano a vedere un afflusso importante di forze militanti.

Non può sfuggire ad alcuno la rilevanza che la nascita di un movimento di massa contro le politiche di Trump e il loro sostrato guerrafondaio, nazionalista, antioperaio, razzista, misogino, omofobo, avrebbe non solo per gli Stati Uniti, ma anche per molti altri paesi, a cominciare da quelli europei.

Sinistra Anticapitalista si schiera convintamente, in spirito di solidarietà internazionalista, con i familiari di Heather, i manifestanti antifascisti di Charlottesville, con le forze della sinistra radicale e anticapitalista che stanno sostenendo grandi sforzi di organizzazione e riorganizzazione, e con tutte e tutti coloro che negli USA lottano contro Trump e ciò che rappresenta, ma anche contro il sistema politico e sociale che lo ha generato e continua a nutrire la bestia del fascismo con lo sfruttamento e l’oppressione che esercita su settori sempre più vasti della popolazione, negli Stati Uniti, come in Europa, come ovunque nel mondo.

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