Il prevedibile fallimento degli accordi di Parigi sul clima
di Umberto Oreste (da Canto Libre)
Non c’è da meravigliarsi che Donald Trump ha dichiarato che gli USA si ritireranno dagli accordi di Parigi; lo aveva, infatti, preannunciato esplicitamente in campagna elettorale.
E’ veramente difficile da accettare che il capo della maggiore economia mondiale sia così stupido da non capire l’entità della tragedia del riscaldamento globale che coinvolgerà, direttamente o indirettamente, tutti gli abitanti del pianeta.
Gli USA sono la nazione dove una scienza avanzatissima convive con il negazionismo del cambiamento climatico, dove fra l’altro sopravvivono idee medioevali come il creazionismo che nega l’evoluzione delle specie.
Gli Usa sono anche il paese che non ha mai ratificato alcun accordo climatico. I protocolli di Kioto, redatti nel 1997, entrati in vigore nel 2005, ratificati da 192 Stati, non sono stati approvati dal governo statunitense; il presidente Clinton aveva firmato il protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma il successore Bush, poco tempo dopo il suo insediamento ritirò l’adesione come promesso in campagna elettorale;successivamente Obama non ha modificato atteggiamento rispetto a Kioto. Rispetto agli accordi di Parigi, Obama nel settembre scorso aveva annunciato un “executive agreement” che, come tale, non richiedeva il voto del senato americano.
Cosa comporta l’annuncio di Trump? Essenzialmente l’annullamento degli accordi. Gli USA producono il 36% del totale delle emissioni di C02, quantità che è impossibile sottrarre ad altri paesi, essenzialmente Europa e Cina.
La Cina ha interessi contingenti nella “decarbonificazione” avendo le proprie maggiori città tassi di polveri sottili anche 100 volte maggiori delle città europee, ma certamente, avendo un PIL pro capite inferiore di 5 volte rispetto a quello USA, non può permettersi ulteriori tagli energetici rispetto a quelli già previsti.
L’Europa dal 1990 al 2014 ha già ridotto le emissioni di gas serra del 23%, ma arrivare all’obiettivo del 40% nel 2030 era già dato, prima della dichiarazione di Trump, come quasi impossibile. C’è anche da sottolineare che in Europa è la Germania la maggiore responsabile della produzione di C02, (più di un terzo del totale) ed è, inversamente, quella con un decremento minore negli ultimi anni (Germania – 3,1; Francia – 8,2; Italia -6,9; Gran Bretagna – 8,7). Pensare che il risparmio energetico possa venire da altri paesi è del tutto fuori dalla realtà: l’India prevede di sostenere la crescita economica entro il 2040 quadruplicando l’uso del carbone. Nuovi giacimenti fossili sono stati scoperti in paesi poveri quali Mozambico, Costa d’Avorio, Angola, Sudan, che vorranno assicurarsi una crescita adeguata delle loro economie. Come consentire, infine, al Venezuela di risolvere i propri gravi problemi economici diminuendo l’estrazione dai suoi giacimenti?
E’ infine da ricordare che gli accordi di Parigi erano giudicati insufficienti dagli scienziati e che se fossero stati rispettati, avrebbero solo parzialmente ridotti gli effetti disastrosi del riscaldamento globale.
Ora solo alcune riflessioni politiche: i maggiori stati della terra, per la loro stessa natura capitalista, sono portatori di interessi economici contrastanti; ciò conduce a confliggere l’un l’altro per la difesa delle proprie merci, dei propri mercati, dei propri interessi politici ed anche militari. Nelle fasi di crisi economica generalizzata, come l’attuale, ciascuna borghesia difende prioritariamente gli interessi nazionali e li antepone agli interessi complessivi della specie umana. Chi pensa, come me, di essere essenzialmente cittadino del mondo, non potrà che opporsi ai giochi perversi dei sovranisti di tutti i paesi che operano esclusivamente in difesa di interessi capitalistici.