Con i migranti, contro il decreto “Minniti” il 6 aprile a Bari!
Per sinistra anticapitalista Taranto Antonio Sanarica
L’appuntamento del corteo antirazzista del prossimo 6 aprile a Bari costituisce una tappa fondamentale del percorso lungo e difficile di costruzione di un nuovo blocco sociale contro le politiche capitaliste, sempre più caratterizzate da guerre criminali, sfruttamento brutale di lavoratori e popoli in tutte le parti del mondo e disastri ambientali senza precedenti.
In questo percorso centrale è l’unità di lotta tra lavoratori e lavoratrici nativi e migranti, unire ciò che le borghesie e le loro istituzioni nazionali ed internazionali vogliono dividere, alimentando paure e razzismo e concorrenza tra i settori più deboli delle classi subalterne, per avere a disposizione un esercito industriale di riserva sempre più sfruttato e per colpire sempre di più l’intera classe lavoratrice.
Muri, stragi in mare, reclusione dei richiedenti asilo, espulsioni di massa, riconsegna dei profughi ai regimi e agli aguzzini da cui scappano sono l’armamentario di cui si servono i governi in una vera e propria guerra praticata contro le classi subalterne.
La Puglia dell’Hotspot di Taranto, dei CIE, dei ghetti, dei caporali, dello sfruttamento schiavistico nelle campagne, della prima grande strage di migranti (esattamente 20 anni fa, nel Canale d’Otranto, la “Kader i Rades” veniva speronata e affondata dalla nave militare italiana “Sibilla”, provocando la morte di circa 120 migranti albanesi), la Puglia del sindaco di Bari Decaro, presidente dell’ANCI, che ha avuto un ruolo fondamentale nella predisposizione del piano Minniti, è il luogo simbolico da cui partire per rivendicare l’apertura delle frontiere per tutte e tutti coloro che scappano da fame e guerre, per la casa, lavoro, diritti sociali per tutte e tutti, per respingere il decreto Minniti in fase di conversione in Parlamento, con le sue aberranti misure sul lavoro gratuito, sulla cancellazione di un grado di giudizio nei ricorsi dei richiedenti asilo e sulla moltiplicazione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (già CIE) in tutt’Italia.
Il 4 marzo, i compagni e le compagne dell’ex “Socrate”, una scuola di Bari dismessa e occupata da anni da migranti e militanti antirazzisti, hanno promosso un’assemblea regionale all’indomani del tentativo del comune di Bari di stracciare il protocollo d’intesa con cui i residenti di questo spazio con la loro lotta erano riusciti a strappare il diritto all’autorecupero della struttura. All’assemblea partecipavano alcuni braccianti del campo di Rignano Garganico, nel foggiano, sgomberato dalla polizia il giorno prima, nel cui incendio erano morti due lavoratori di origini maliane, Mamadou Konate e Nouhou Doumbia. La solidarietà a questi lavoratori, la lotta contro l’attuale modello di sfruttamento in agricoltura, caratterizzato non solo dalla presenza di “caporali” legati alla criminalità, ma da un sistema di caporalato legalizzato basato sulle agenzie interinali, di cui largamente si servono le aziende agricole, si è imposta come questione centrale. A questo proposito non va dimenticata la bracciante Paola Clemente, morta di fatica nei campi di Andria nel luglio 2015!
All’assemblea hanno partecipato oltre ai rifugiati e residenti dell’ex Socrate e del Ferrhotel (altra struttura occupata ed autogestita dai rifugiati di bari), militanti di varie organizzazioni (tra cui sinistra anticapitalista) di Bari, Taranto, Lecce ed Andria, compagni dei sindacati di base (USB, CUB, COBAS, SLAI COBAS), associazioni e lavoratori dell’accoglienza.
In successive riunioni organizzative si è deciso di indire un corteo a Bari per il 6 aprile (concentramento in piazza Umberto alle ore 16.30)
Il 6 aprile tutti in piazza contro tutte le frontiere e i muri, per un accoglienza dignitosa per tutte e tutti, a difesa degli spazi autogestiti come l’ex Socrate e il Ferrhotel, contro le speculazioni sulla pelle dei migranti, con i lavoratori migranti ed autoctoni, per la casa e diritti sociali per tutte e tutti, contro le guerre imperialiste, contro il piano Minniti, contro la repressione dei movimenti di lotta (alcuni giorni fa 26 migranti del CARA di Borgo Mezzanone, vicino Foggia, sono stati arrestati con l’accusa di aver partecipato ad una rivolta all’interno della struttura, per denunciare le loro pessime condizioni di vita). Alla fine del corteo si chiederà un incontro col Prefetto di Bari. La lotta continuerà. Già il prossimo 17 aprile è previsto un altro corteo a Borgo Mezzanone. Essenziale in questa fase è riuscire a unire vertenze e piattaforme e unificare e coordinare le lotte.