Le cittadine e i cittadini britannici dicono no alla UE

Comunicato dell’Esecutivo nazionale di Sinistra Anticapitalista

Leggi anche l’articolo “Classi sociali, destre e sinistra di fronte alla Brexit”

Le cittadine e i cittadini britannici hanno votato e in maggioranza hanno detto “Leave”, imponendo dopo 43 anni la fuoriuscita del Regno unito dalla Unione europea.

Non è un caso che quasi sempre, ogni volta che i cittadini di un paese vengono chiamati a pronunciarsi in un referendum sull’Unione e sulle sue politiche, prevalga il rifiuto di un’istituzione che appare sideralmente lontana dai bisogni e dal sentire popolari.

Certo, questo prevalere dei leave è il risultato di un mix di pulsioni difficilmente ricomponibili. E’ il risultato di una UE basata su di una politica di austerità e di cancellazione dei diritti che una parte crescente delle classi popolari non accetta più. Ma è anche il risultato di un istinto nazionalista che rifiuta l’accoglienza dei richiedenti asilo, dei migranti extracomunitari e perfino comunitari, e di un’illusione che ritiene che il tagliare i ponti con il resto del continente sia la condizione per ritrovare la strada di una politica di crescita economica e sociale e di maggiore uguaglianza.

In realtà, la politica dell’austerità che tanti danni sta facendo alle classi popolari si basa, tra l’altro, proprio sul disegno padronale di mettere i popoli uno contro l’altro, in una competizione al ribasso che, certo, la rottura inglese con la UE non potrà arginare.

Non a caso, la Brexit rischia di far cadere il governo conservatore inglese da destra, probabilmente verso un assetto politico che metterà al centro l’UKIP di Farage e che unirà chiusura nazionalistica verso tutti i “non britannici” ad una politica aggressiva basata sulla svalutazione della sterlina. E offrirà alle classi dominanti degli altri paesi dell’Unione un ulteriore pretesto per rilanciare l’aggressione ai diritti e alle condizioni di vita della grande maggioranza delle popolazioni.

Ma la Brexit costituisce anche un’occasione per un ripensamento delle politiche sindacali e della sinistra, perché indica che in assenza di una forte e chiara mobilitazione nei diversi paesi ma anche a livello continentale contro la politica di austerità, la sofferenza delle classi popolari trova altre strade per esprimersi.

Dunque, la Brexit costituisce uno straordinario richiamo all’urgenza di fare in tutta Europa come stanno facendo i giovani, le lavoratrici e i lavoratori francesi con la loro lotta contro l’applicazione delle politiche padronali e i diktat delle istituzioni comunitarie.