Repressione e mistificazioni: così si criminalizza il movimento dei disoccupati

Chi sono i manifestanti giunti a Roma il 20 settembre per manifestare sotto il Ministero del Lavoro. Una corrispondenza da Sinistra Anticapitalista Napoli

Nella giornata del 20 Settembre oltre 10 pullman da Napoli partono direzione Roma. Sono i disoccupati e le disoccupate appartenenti alle platee storiche, da 9 anni in un percorso di reinserimento lavorativo, prima impegnate gratuitamente nella pulizia estiva del litorale cittadino, oggi inserite in percorsi di formazione, stage e tirocini nei settori del verde cittadino, dell’ambiente e cura degli spazi urbani. Sono a Roma per ripristinare il tavolo interistituzionale tra Governo, enti locali, Prefettura e dare definitivamente una finalizzazione lavorativa utile socialmente a seguito della formazione in corso. Una manifestazione comunicata con largo preavviso, con l’obiettivo di un incontro con il Ministero del Lavoro per dare continuità alle varie interlocuzioni già in atto nell’ultimo anno e nell’ultimo mese.

Da Napoli a Roma i disoccupati e le disoccupate vengono scortati, fermati a Roma Sud e perquisiti, identificati tramite telecamere di sicurezza dalla polizia, poi gli viene impedito di scendere ad Anagnina e raggiungere il concentramento di Santi Apostoli regolarmente autorizzato e vengono invece accompagnati fino dentro Roma. La Questura di Roma obbliga le compagnie dei pullman a non sostare ad Anagnina ma raggiungere direttamente scortati il centro “per motivi di ordine pubblico” ma le stesse compagnie chiedono agli organizzatori mille euro in più di pagamento oltre quelli già pagati per i pullman. La Questura di Roma obbliga un percorso prolungato dei pullman e costringe gli organizzatori della manifestazione a risolvere con le compagnie dei pullman questa assurdità.

Come se non bastasse i pullman vengono divisi, dividendo i manifestanti con alcuni pullman fatti arrivare in piazza ed altri in attesa, in ostaggio ancora a Roma Sud. Ma ancora, i primi pullman arrivati vengono posizionati direttamente a ridosso della piazza e appena scesi ai disoccupati non gli viene data manco la possibilità di andare ad un bar, in un bagno ma vengono subito spintonati appena scesi dal pullman per costringerli a mettersi tutti rinchiusi senza la possibilità neanche di uscire dalla piazza per esigenze personali. Non si tratta neanche più di libertà di manifestare ma viene messa in discussione anche la libertà di circolazione individuale. Le tensioni, le cariche ed i tafferugli, come è evidente e dimostrabile dai video, sono stati prodotti da questa gestione dell’ordine pubblico a non fare concentrare insieme i disoccupati ed aspettare i propri pullman in una manifestazione, per di più, autorizzata.

La cosa più grave è che tutti i giornali e le televisioni – arrivando chiaramente ai TikTok di Salvini – hanno parlato di violenze di “manifestanti che vogliono il reddito di cittadinanza”. Questo nonostante tutte le interviste e le dichiarazioni rilasciate dai delegati e portavoce del movimento dei disoccupati, nonostante l’incontro avuto al Ministero del Lavoro proprio sulla vertenza specifica.

Chiunque è minimamente informato conosce questa vertenza che dura da 9 anni ed ha visto governi, regioni, comuni cambiare colore politico e casacca. Quello che è rimasto immutato è solo il movimento dei disoccupati (tra cui ci sono percettori ma molti non percettori o ex lavoratori con naspi) e la loro rivendicazione di un lavoro stabile e sicuro nei settori di pubblica utilità e progetti socialmente utili oppure una garanzia di salario per campare.

Ancora di più ora che tutta la platea è in formazione proprio con i fondi e percorsi che il Governo dice essere necessari per il lavoro in alternativa al reddito per chi lo percepiva: garanzia giovani, garanzia occupabilità lavoratori ed altre risorse.

Denunciamo la manipolazione dell’informazione e la criminalizzazione di famiglie, uomini e donne, che hanno come unica colpa quella di volersi emancipare e lottare per un salario ed un lavoro dignitoso.

Sosteniamo la battaglia dei disoccupati e disoccupate: finalizzare la formazione, inserimento al lavoro, unire la necessità di un salario dignitoso a progetti di pubblica utilità.