Far vivere ancora la piazza di Firenze
di Enio Minervini
La forte partecipazione popolare alla manifestazione antifascista di Firenze dello scorso sabato 4 marzo, rappresenta la migliore risposta non solo alla violenza squadrista di gruppi di destra legati a Fratelli d’Italia, autori dei pestaggi contro alcuni studenti davanti ad un liceo fiorentino, ma anche alle prese di posizione del ministro Valditara contro la preside che aveva scelto di richiamare gli studenti e le studentesse alla responsabilità di non essere indifferenti a questi vergognosi rigurgiti.
Almeno ventimila manifestanti, a partire dalle RSU delle scuole fiorentine che hanno voluto questa manifestazione e ne sono state protagoniste.
Lavoratrici e lavoratori della scuola e dietro di loro di tutti i settori, tantissime studentesse e studenti, le bandiere rosse della Cgil e delle altre organizzazioni sindacali, alcuni sindacati di base, centri sociali, gruppi politici e movimenti sociali, l’Arci, il collettivo di fabbrica GKN e la galassia della convergenza a quella straordinaria esperienza dietro lo striscione di “Insorgiamo”.
Una presa di parola collettiva, il tentativo di porre un argine democratico al dilagare delle politiche disumane che la destra, in continuità ma al tempo stesso con un salto in avanti rispetto ai tutti i governi precedenti, porta avanti.
Una risposta alle parole di Valditara e alle continue feroci esternazioni dello stesso ministro degli interni Piantedosi e dei trasporti Salvini.
Una bella manifestazione quindi che ci pone tutte e tutti di fronte ad una scelta.
Siamo in grado di percorrere la strada che questa partecipazione ci indica? Di far vivere il nostro antifascismo oltre ogni retorica e di fargli incontrare le condizioni materiali di gran parte della popolazione, deprivata di salari dignitosi, di condizioni di lavoro libere dalla fatica e da tempi di lavoro opprimenti, di sicurezza sul posto di lavoro, di diritti sociali, di tutela della salute, di risorse per la scuola della Repubblica, della qualità dell’ambiente, di beni comuni?
Siamo in grado di far vivere l’antifascismo nella quotidianità, contro l’arbitrio padronale che devasta territori incentivato da risorse pubbliche e lascia sul lastrico centinaia di migliaia di famiglie con le delocalizzazioni, con le ristrutturazioni, con ogni tipo di ricatto, fino ai licenziamenti?
C’è una cosa che colpisce e sconcerta chiunque abbia partecipato a questo bellissimo corteo: la rappresentazione dei media (TV, giornali, radio) del pomeriggio fiorentino si è soffermata unicamente sulla descrizione del teatrino dei giochi elettorali futuri, della Schlein che ha fatto la sua prima passerella insieme a Conte, come se quest’ultimo non fosse stato il Primo Ministro che ha portato al governo Salvini e, appena più defilato, lo stesso Piantedosi; come se il PD non fosse stato (e dove governa non sia ancora) il partito della precarietà del lavoro, dei lager libici e turchi, delle privatizzazioni, delle grandi opere che devastano l’ambiente, dell’affiancamento alla Lega nella richiesta di autonomia regionale differenziata.
Chiunque sia stato in piazza sa che questo teatrino non era la sua piazza.
Che un corteo vive oltre le passerelle a favore di telecamera.
Che c’è tanto lavoro da fare, a partire dalla manifestazione a Cutro di sabato 11 marzo per la verità e giustizia per le vittime della strage in mare, ed è a questo che occorre richiamare il movimento sindacale e la sinistra di alternativa, perché una piazza come questa non sia un rito sporadico e, proprio per questo, inservibile.