Volantino: Via la legge Fornero! Pensione dignitosa per tutte e tutti!

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Negli ultimi 25 anni, le varie riforme sulle pensioni (approvati dai vari governi di centro-sinistra, destra o “tecnici”) hanno reso l’intero sistema previdenziale italiano uno dei peggiori d’Europa, sia considerando l’aumento dell’età pensionabile che il sistema di calcolo.

Le riforme degli anni ‘90, aumentarono l’età per la pensione di vecchiaia (quella accessibile al raggiungimento di una certa soglia di età anche con soli 20 anni di contribuzione) a 60 anni per le donne e a 65 per gli uomini. La riforma Dini, per la pensione d’anzianità (accessibile al raggiungimento di una certa soglia di anni di contribuzione, indipendentemente dall’età) aumentò da 35 a 40 gli anni di contribuzione. Inoltre, al posto del sistema retributivo, introdusse il regime contributivo per i nuovi assunti, misto per quelli che avevano meno di 18 anni di contributi già maturati, dividendo la classe lavoratrice e riducendo così già di molto gli importi delle pensioni. Con la riforma Fornero si ha la definitiva distruzione del sistema pensionistico. Viene cancellata da un lato la pensione di anzianità e dall’altro aumentata senza misura quella di vecchiaia, che, attraverso il meccanismo degli adeguamenti automatici alla speranza di vita, arriverà a 70 anni, con un importo meno della metà del proprio stipendio. Di fatto una condanna a lavorare sempre o a vivere con una pensione misera.

Prima hanno allungato l’età pensionabile, poi ti consentono di anticipare,

ma tagliando il valore della pensione e consegnandoti nelle mani delle banche!

Parallelamente all’aumento dell’età per la pensione sono stati introdotti meccanismi per ridurne ancor di più gli importi. Con Opzione donna, meccanismo introdotto dalla legge Maroni del 2004, le donne, che già vedono le loro pensioni più basse di oltre un terzo rispetto a quelle degli uomini, possono uscire dal mercato del lavoro prima di avere i requisiti previsti, accettando però un ricalcolo della pensione con una riduzione media degli importi del 25-35%. Nella stessa direzione va l’APE volontaria, cioè l’anticipazione pensionistica erogata dalle banche attraverso un prestito, che deve essere restituito nei successivi 20 anni.

Con il governo Draghi, che ha chiuso definitivamente la finestra di quota 100 (con la quale, nonostante le penalizzazioni, oltre 300.000 lavoratrici e lavoratori hanno avuto accesso alla pensione in età ragionevole), si torna pienamente alla controriforma Fornero. L’individuazione della quota 102 (con 64 anni di età e 38 di contributi), il prolungamento della APE sociale in versione estesa a nuove categorie di lavoratori e dell’Opzione donna (con un aumento a 60 o 61 degli anni richiesti rispetto ai precedenti 58 o 59 anni, per poterla conseguire), sono soluzioni ulteriormente peggiorative del già martoriato sistema pensionistico.

Contro queste scelte politiche è necessario mobilitarsi per avanzare rivendicazioni di maggiore giustizia sociale:

  • abrogazione della legge sulle pensioni Monti-Fornero

  • pensione con 40 anni di contributi o 60 anni di età

  • ritorno al sistema previdenziale retributivo per una vecchiaia più serena

  • pensione minima a 1.000€ mensili

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