L’estrema destra dopo Capitol Hill

Veterani, spioni e poliziotti tra gli “insorti” del Campidoglio. Il fantasma di un “Deep State” depravato, come fu con la propaganda antiebraica tra le due guerre, fa presa anche con i fascisti italiani ed europei – Fabrizio Burattini –

Non commenteremo qui la kermesse con cui la classe dominante statunitense ha cercato ieri di rilanciare nel mondo l’immagine degli Usa e di rimuovere il ricordo inquietante delle immagini del Campidoglio di Washington di due settimane prima. Né la performance di Jennifer Lopez che mescola le parole di “This Land Is Your Land” di Woody Guthrie con il nazionalismo dei versi di “America the Beautiful”.

Ritorniamo invece sugli avvenimenti dell’ “insurrezione” suprematista e trumpiana per sottolineare alcuni elementi che stanno emergendo dalle indagini che sta conducendo l’FBI sull’accaduto (sapendo che probabilmente ciò che emerge e ci viene fatto sapere è solo una parte di ciò che effettivamente gli agenti federali hanno scoperto).

Si lamentano le cinque vittime, tutte dovute alla patente impreparazione (ingenua o voluta?) dell’apparato di sicurezza di quello che sarebbe dovuto essere uno degli edifici più protetti al mondo. Come sia strutturato quell’apparato ce lo hanno illustrato, ad esempio la fiction di Netflix “Designated Survivor” o il noto film “Attacco al potere”.

La partecipazione all’invasione di Capitol Hill (provata dalle immagini e dall’identificazione uno per uno degli “occupanti”) e la presenza tra gli arrestati di ex soldati e membri degli organi di sicurezza conferma la ovvia constatazione della diffusa esistenza di poliziotti, militari e agenti dei più vari apparati che militano nelle formazioni della destra nordamericana. Il New York Times, non a caso, dice: “I recenti arresti di veterani ed ex delle forze dell’ordine sottolineano la preoccupazione del Dipartimento di Giustizia sul fatto che alcuni degli aggressori possano aver preso parte ad iniziative preordinate per attaccare il Congresso e che abbiano impiegato competenze specializzate nell’assalto. Video e foto hanno rivelato scene spaventose di rivoltosi che si intrufolavano tra la folla all’interno del Campidoglio in formazione serrata, indossando attrezzature tattiche, con catene e usando segnali visivi per comunicare”.

Sono state avviate anche indagini sui collegamenti internazionali dei rivoltosi. Ad esempio, è stato scoperto che l’8 dicembre, dunque un mese prima dell’attacco al Campidoglio, un programmatore francese di estrema destra, tale Laurent Bachelier, che si faceva chiamare “Pankkake”, aveva donato 28,15 Bitcoin (circa 522.000 dollari) a 22 diversi destinatari, tutti notoriamente impegnati nell’estrema destra statunitense. La metà di questa ingente somma è andata a tale Nick Fuentes, nota figura dell’estrema destra razzista, identificato tra la folla nei pressi del Campidoglio durante l’invasione, non si sa presente anche all’interno durante l’invasione. Il 9 dicembre il blog di Pankkake ha pubblicato un messaggio automatico che annunciava il suicidio di costui, malato da tempo: “Non posso più vedermi come mentre sto finendo i miei giorni sempre più impedito ad agire, senza più contribuire in nulla alla società, senza più lottare per difenderla. E questa è una delle cose che sono cambiate radicalmente in me negli ultimi anni: mi interessa quello che succederà dopo la mia morte. Per questo ho deciso di lasciare in eredità il mio modesto patrimonio a certe cause e a certe persone. Penso e spero che ne faranno un uso migliore di me”.

Nel “testamento”, Pankkake, oltre a spiegare la sua donazione, espone le sue idee nauseabonde e razziste, sull’assassinio di George Floyd, sul movimento Black Lives Matter e sul coronavirus: “Vorrei notare, tuttavia, che il nemico è dentro. È la costante autoflagellazione, l’odio verso se stessi, i propri antenati, il proprio patrimonio (…) È una tendenza di fondo, ma quest’anno in particolare ha mostrato la totale sottomissione della popolazione, prima accettando una violazione senza precedenti delle libertà di fronte a un virus meno pericoloso dell’influenza stagionale, poi inginocchiandosi davanti a un criminale esperto che è morto di overdose mentre resisteva alla polizia”.

Anche l’estrema destra italiana (Forza nuova, soprattutto, Casapound è rimasta più defilata) si è schierata a sostenere gli assalitori del Campidoglio. Il segretario di Forza nuova Roberto Fiore inneggia Ashli Babbitt, la veterana delle forze armate rimasta uccisa mentre cercava di penetrare con la forza all’interno dell’aula del Congresso statunitense. “E’ stata uccisa vigliaccamente dalla polizia” dice Fiore, “con altri 3 dimostranti. È la prima eroina della Rivoluzione popolare americana e va ricordata come una donna disarmata e coraggiosa che ha offerto il petto e il volto a un potere corrotto e vile. Nessuno pensa ai 4 manifestanti assassinati da sicari del Deep State. Uomini in nero uccidono a freddo per terrorizzare chi ama la sua Nazione. Come fu con Alba Dorata e ad Acca Larenzia”.

Da notare come il leader di Forza nuova utilizzi la terminologia dei suoi consimili americani nel compiangere gli eroi a stelle e strisce. Ovviamente questa destra estrema non solo non condivide ma anzi stigmatizza le “prese di distanza” di Salvini e Meloni, come fa la “Rete dei Patrioti” che, lanciando l’hashtag #IoNonMiDissocio, su Facebook scrive: “Vorremmo tutti un’opposizione coraggiosa e con la schiena dritta, capace di tenere il punto su Capitol Hill e sull’intolleranza della sinistra americana. Dopotutto non sarebbe difficile: i movimenti Antifa e BLM si sono macchiati di violenze, aggressioni, saccheggi, vandalismi e persino omicidi senza che la sinistra, americana ed europea, ritenesse di doversi dissociare da loro. Salvini e Meloni non hanno speso neppure una parola per onorare il sacrificio della giovane Ashli Babbitt, manifestante disarmata uccisa con un colpo di pistola a sangue freddo. In America c’è un popolo che lotta contro la tirannia del Deep State, il globalismo “no borders”, la deindustrializzazione e la cultura “gender fluid” e abortista; questo popolo ha trovato in Donald Trump un leader forte e carismatico: il leader che purtroppo manca alla destra italiana. Una destra che non capisce le tensioni dell’Occidente contemporaneo e il potenziale rivoluzionario di un popolo di lavoratori, imprenditori, artigiani e commercianti oppresso da tasse e DPCM, soffocato dall’usura del MES e dalla concorrenza sleale dei cinesi e di Amazon. Noi che abbiamo ancora l’ardire di far politica contro tutto e tutti perché siamo dalla parte di quel popolo oppresso, ringraziamo gli uomini e le donne che si sono battuti per la libertà a Capitol Hill e idealmente gridiamo insieme a loro: Io non mi dissocio”.

Il fantasma di un “Deep State” depravato, come fu con la propaganda antiebraica tra le due guerre, serve a stornare l’attenzione dell’opinione pubblica dalle radici sociali delle contraddizioni. La perdita dei diritti viene contrabbandata come “caduta dei valori”, come “fine dell’occidente”. E’ questo il nuovo collante ideologico della estrema destra internazionale, teorizzato e sostenuto da quello Steve Bannon a cui Trump ha concesso una grazia last minute.

Ci si trova di fronte a migliaia di persone che a casa loro si ergono a difesa del “Law and order” e poi si peritano di scontrarsi, armi in pugno, con la polizia a Capitol Hill.

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