Covid in Amazzonia. Il prezzo della politica classista e negazionista

La variante brasiliana e gli esperimenti criminali di Bolsonaro a Manaus – Fabrizio Burattini –

Manaus, capitale dello stato amazzonico del Brasile, al turista disattento appare una splendida esemplificazione dell’Eden, una città-giardino botanico e zoologico insieme, dove uccelli variopinti ti svolazzano e scimmiette curiose ti saltellano vicino, perfino nei parchi annessi agli innumerevoli hotel a 5 stelle che accolgono ospiti di tutto il mondo, alla ricerca di un’immersione piena nella natura.

Manaus fino a un secolo e mezzo fa non esisteva, se non come minuscolo villaggio di coloni prima spagnoli e poi portoghesi che si stanziarono là dopo che il conquistador Francisco de Orellana riuscì faticosamente a sconfiggere e sterminare una tribù indigena dominata da un sistema matriarcale di donne guerriere (da cui il nome di Rio delle Amazzoni che venne dato al vicino colossale fiume). Alla fine del XIX secolo, lo straordinario sviluppo del commercio del caucciù dette una tremenda spinta alla colonizzazione di rapina della zona e allo sviluppo demografico e urbano di quel villaggio, tanto da fargli conquistare l’appellativo di “Parigi della foresta”.

La successiva costituzione ad opera del sanguinario regime dei generali della “zona franca” di Manaus fece nascere anche una inopinata “vocazione industriale” della città, soprattutto di industrie altamente inquinanti (in particolare chimiche e, più recentemente, elettroniche), in base all’illusione che la gigantesca foresta e gli immensi fiumi che la costeggiano potessero ingoiarne senza conseguenze le scorie.

Così, Manaus, spesso senza che se ne accorgano gli ingenui, distratti ma colpevoli turisti, al riparo nei loro resort isolati, è diventata un’enorme metropoli (oltre 2 milioni di abitanti), circondata dall’immenso “vuoto” della foresta pluviale, una delle città più miserevoli del pur miserevole gigantesco paese latino americano.

Come se tutto ciò non bastasse, la capitale amazzonica risulta la città brasiliana più colpita dalla pandemia del Covid-19, con un tasso di mortalità da far impallidire quello che devastò la Bergamasca nella scorsa primavera. Anche là mucchi di cadaveri in attesa di sepoltura, senza neanche i camion che possano trasferirli altrove, dato che per Manaus l’ “altrove” è comunque a migliaia di chilometri.

Nei mesi scorsi il criminale governo Bolsonaro aveva individuato Manaus come luogo di sperimentazione della “immunità di gregge”. Aveva fatto proclamare dai suoi “esperti” che nella città, oramai, ma a prezzo di migliaia di vittime, il 74% degli abitanti possedeva anticorpi. Ma la strage è continuata, imperterrita, perfino ancora più cruenta (le morti sono cresciute del 187% nelle ultime settimane), incurante dei calcoli degli “studiosi”, colpendo, com’è noto soprattutto le immense periferie popolari nelle quali è spesso impossibile osservare le misure di prevenzione. Per di più, la nuova “variante brasiliana” (che tanto preoccupa anche i virologi di casa nostra) sembra contagiare e colpire anche coloro che avevano contratto e superato la “variante cinese” originale.

In realtà, il pretesto dello “studio” è servito al governo per giustificare la decisione di abbandonare la città alla propria sorte. Gli ospedali della metropoli amazzonica, già di per sé insufficienti, denunciano di aver esaurito le scorte di bombole di ossigeno per poter intubare i casi più gravi dei reparti di terapia intensiva. Il governo venezuelano, per spirito di solidarietà latinoamericana, ha annunciato di essere pronto ad inviare a Manaus un ingente quantitativo di bombole, ma il governo di estrema destra di Brasila ha immediatamente rifiutato l’offerta, considerata proveniente da un governo “ostile”. Anche il sindaco Edmilson Rodrigues (PSoL) della città di Belém, capitale dello stato di Parà che comprende la regione amazzonica del delta del fiume, ha offerto degli aiuti sanitari ai “fratelli” di Manaus.

Come se tutto ciò non bastasse, nella sua furia necrofila, qualche settimana fa Bolsonaro aveva decretato un aumento del 16% del dazio sulle importazioni di ossigeno sanitario, un decreto che parallelamente azzerava il dazio sull’importazione di armi da fuoco. Fortunatamente lo scandalo generale è stato di tale dimensione da indurre in extremis il governo a “sospendere” a partire da oggi, domenica 17, la nuova criminale tassa sull’ossigeno.

Sono questi i frutti della politica omicida, negazionista e classista del governo federale e dei governi dello stato di Amazonas e della città di Manaus, tutti e tre in mano a varie fazioni della destra.