ILVA – nazionalizzare subito!
La vicenda dell’Ilva di Taranto è un’ulteriore promemoria di un fatto semplice, ma pressoché totalmente dimenticato: le ragioni del profitto sono esclusive, non ammettono nient’altro al di fuori di sé.
Pensare di poter trattare imponendo condizioni a una multinazionale come Arcelor-Mittal è una convinzione ai limiti dell’idiozia.
I capitalisti conoscono una sola lingua: quella della forza.
Quindi, al governo c’è una manica di buffoni, che fanno la voce grossa (come poco prima con Whirlpool) per nascondere tutta la loro subalternità e la loro voluta impotenza. E ci sono burocrazie sindacali del tutto complici con l’azienda.
Dall’altro lato, c’è una città che non vuole, non può, essere condannata a scegliere tra il lavoro e la vita.
Ma, tutto questo, è semplicemente incompatibile con le esigenze del Capitale.
L’unica soluzione per superare la falsa dicotomia salute/lavoro è la gestione dell’Ilva, come di tutta l’economia, da parte di chi produce tutta la ricchezza nell’interesse della grande maggioranza, e non di un pugno di sfruttatori che si appropria della vita e del lavoro altrui traendone immensi profitti e distruggendo l’ambiente.
La nazionalizzazione dello stabilimento di Taranto, sotto il controllo dei lavoratori e dei tecnici che vi hanno speso un’intera vita dentro e possono concretamente indicare una via per salvaguardare i posti di lavoro e la salute delle e dei tarantini, è un primo, necessario, passo in tal senso.