La marcia più lunga. Percorsi e contesti storici del femminismo

di Giovanna Russo (Sinistra Anticapitalista Napoli)

Nel quadro di un ciclo di seminari dedicati alla storia del movimento operaio e delle lotte sociali, il 17 giugno 2019 Sinistra Anticapitalista Napoli ha organizzato un seminario sulla storia del femminismo dal titoloLa marcia più lunga. Percorsi e contesti storici del femminismo”.

Il seminario intendeva riprendere il filo storico della lotta delle donne contro l’oppressione di genere, un processo che si è sviluppato evolvendosi e passando attraverso diversi stadi di maturazione. Sono state, perciò, ricordate alcune delle principali tappe di questo processo, le circostanze in cui la lotta prese forma e si manifestò, diventando realtà politica.

Dopo un excursus sui primi bagliori di coscienza protofemminista, apparsi negli scritti di donne che, dal Medioevo in poi, hanno mostrato quanto meno una resistenza individuale alla condizione di dipendenza e subalternità, il seminario si é soffermato sulla figura di Olympe de Gouge e le speranze disattese di uguaglianza dei diritti civili e politici tra i sessi nella Francia rivoluzionaria del Settecento, per poi concentrarsi sulle vicende che hanno accompagnato la nascita del movimento operaio e socialista nell’Ottocento. E’ in questo secolo che la prima fase della rivoluzione industriale ha impiegato, spesso a preferenza degli uomini – e ignobilmente sfruttato – donne e bambini proletari nelle fabbriche e nelle miniere di carbone, ma poi si è imposto il modello di convivenza umana fondato sulla figura dell’uomo breadwinner e della donna a casa, addetta alla procreazione e ai ruoli domestici, con un lavoro esterno più precario e occasionale e sempre mal pagato. L’arretratezza ideologica delle prime associazioni operaie, il risvolto ambiguo di una pur necessaria legislazione protettiva della maternità e della salute femminile, hanno contribuito a radicare la disuguaglianza tra salari femminili e maschili e la divisione del lavoro materiale tra i sessi.

L’Ottocento è anche il secolo dell’esplosione della “prima ondata” di lotte femministe per i diritti civili (voto, istruzione, partecipazione alla vita pubblica e al lavoro).  Il movimento delle suffragiste britanniche è articolato sul piano ideologico e politico, tra componenti liberali moderate (National Union of Women’s Suffrage) o radicali (Women’s Social and Political Union), che non mettono in discussione il sistema capitalistico, mentre la WSF (Women’s Suffrage Federation) di Sylvia Pankhurst, invece, ricerca il rapporto con le classi proletarie ed é la prima organizzazione britannica ad affiliarsi all’Internazionale Comunista. Anche in Italia, come in altri paesi occidentali, si estende la lotta per il diritto di voto e per la promozione della condizione femminile attraverso l’istruzione e il lavoro, al quale partecipano persone di diversa estrazione ideologica e politica: filantrope, cattoliche, socialiste, tra le quali le figure di Anna Kuliscioff e Anna Maria Mozzoni.

Nel ricordare, infine, l’esperienza della “seconda ondata” femminista, che investe le aree occidentali negli anni ’70 del Novecento, il seminario ha messo l’accento accento soprattutto sulle vicende italiane, a partire dal contributo del gruppo DEMAU (Demistificazione dell’Autoritarismo) a Milano e a Torino, e del gruppo di avanguardia Rivolta femminile di Carla Lonzi, che anticipano con largo margine aspetti teorici e pratici che avrebbero caratterizzato l’intero movimento femminista. I collettivi che fanno irruzione sullo scenario politico non presentano più, come in passato,  la richiesta di uguaglianza o “emancipazione”, ormai ottenuta  livello formale, ma la dimensione della  “liberazione” e dell’autodeterminazione, andando alle radici della differenza di potere tra i due sessi. La famiglia è l’obiettivo primario della critica, in quanto ambito in cui si determinano i ruoli fissi della gerarchia sociale e sessuale. Si discutono e si approfondiscono argomenti estranei alla concezione tradizionale della politica: le esperienze di vita quotidiana, le relazioni, i sentimenti, si pone l’attenzione sui temi del corpo, la sessualità, il desiderio e le scelte (o non scelte) di maternità. L’obiettivo formale più immediato é il diritto all’interruzione di gravidanza assistita, conquistato con legge n.194 del 1978.

Nell’ambito di quel movimento molti e diversi orientamenti si esprimono sul piano culturale e strategico, tra il femminismo “della differenza”, il gruppo per la campagna internazionale per il salario al lavoro domestico, le componenti di sinistra che criticano gli aspetti sociali della condizione femminile, la breve ma interessante esperienza delle Intercategoriali nel sindacato, dove si inaugura un rapporto inedito tra lavoratrici e femministe. Queste esperienze costituiscono eredità preziose per la lotta di oggi al patriarcato capitalista.

Attualmente stiamo vivendo una nuova ondata femminista transnazionale che, anche una volta, percorre sentieri ideologici differenti ma l’esperienza storica dimostra che se non si mette in discussione la struttura della società non si cambia il rapporto di potere tra i sessi che continua a permeare ogni relazione personale e sociale. Le conclusioni del seminario, riprese ampiamente nella discussione che ne è seguita, ribadiscono che la nostra prospettiva vuole assumersi il compito di indicare al movimento lo sbocco di una strategia inscindibile dalla lotta generale per una società non più segnata dallo sfruttamento di sesso,  di “ razza” e di classe.

Per un partito rivoluzionario questo significa imparare a leggere la specificità della condizione femminile all’interno della condizione proletaria, come parte di un processo internazionale di riunificazione  e ricomposizione delle masse