Brasile: forte e inquietante avanzamento dell’estrema destra
di João Machado (tendenza Communa – IV Internazionale del PSOL)
I due candidati alla presidenza della Repubblica che hanno superato il primo turno nelle elezioni del 7 ottobre sono Jair Bolsonaro, di estrema destra, con il 46% dei voti validi (cioè al netto dei voti bianchi o nulli), circa 49.270.000 voti e Fernando Haddad, del Partito dei Lavoratori, con 31.340.000 voti, il 29,3%. Contemporaneamente si sono svolte le elezioni per i governi degli Stati, per il Senato, la Camera dei Deputati e le Assemblee degli Stati.
Le elezioni di quest’anno sono ben lontane dall’essere “normali”. Fino alla fine di agosto, quando la sua candidatura è stata annullata, il candidato favorito per la vittoria, forse anche al primo turno, era il vecchio presidente Lula, incarcerato con l’accusa di corruzione. Haddad è stato il candidato che lo ha rimpiazzato.
Estrema destra ultraliberista.
Tuttavia, benché la capacità di Lula di trasferire i suoi voti al rimpiazzante, si sia rivelata consistente, essa non è stata sufficiente a collocare Haddad al primo posto. Una parte significativa dell’elettorato ha una posizione molto ambigua: avrebbe votato Lula, anche se lo crede corrotto, perché ritiene sia stato un buon presidente, ma non è disposta a votare per qualcun altro designato da lui, perché frustrata dalle sue precedenti raccomandazioni, il suo appello a votare per Dilma Rousseff.
I sondaggi indicavano un forte aumento delle intenzioni di voto per l’estrema destra nel corso della fase finale della campagna, in particolare nell’ultima settimana. Stiamo parlando di una estrema destra esplicitamente razzista, misogena, anti LGBTI, e nello stesso tempo ultraliberale sul terreno economico (questo ultimo aspetto è sconosciuto alla gran parte degli elettori) che ha promesso la “sicurezza”, e che si presenta come l’opposizione a tutto il sistema politico corrotto.
Distribuzione geografica e sociale dei voti
La crescita dell’estrema destra è rivelatrice della profondità della crisi economica e sociale in Brasile. Come in altre situazioni storiche, la disperazione spiega in gran parte questa rapida progressione. Nel caso del Brasile si spiega anche con il peso avuto nei media principali della campagna contro la corruzione. Tutti i grandi partiti brasiliani ne sono stati coinvolti. Così i partiti che più hanno perduto voti nelle elezioni sono i grandi partiti della destra tradizionale: il MDB (Movimento democratico brasiliano, il partito dell’attuale presidente Temer) e il PSDB (Partito della socialdemocrazia brasiliana del vecchio presidente Fernando Henrique Cardoso) sono stati i più colpiti e hanno perso molti deputati.
Il voto differisce secondo le regioni e le classi sociali. I PT ha vinto negli Stati del Nord-Est (la regione più povera del paese, dove Lula è particolarmente forte), e Bolsonaro ha vinto nella maggior parte delle altre regioni, in particolare nel Centro-Sud più ricco e tra le persone più agiate. Una altra divisione: il candidato misogeno ha avuto meno voti tra le donne che hanno promosso le grandi mobilitazioni con lo slogan “Non lui”.
La crisi brasiliana continuerà
Bolsonaro è stato grandemente favorito perché ha subito una aggressione (con accoltellamento) che lo ha lasciato fuori dalla maggior parte della campagna al primo turno, all’ospedale. Ha potuto sfruttare il sentimento di solidarietà ed è stato presente nei media, senza doversi esporsi. Parallelamente la sua campagna si è svolta soprattutto via internet, nelle reti sociali e principalmente nei gruppi WhatsApp, con un forte utilizzo di notizie false, tra le più assurde. Per la prima volta in Brasile internet ha avuto un peso maggiore che la televisione e gli altri media tradizionali.
Al secondo turno dovrà esporsi, prendere parte ai dibattiti e la sue debolezze potrebbero mostrarsi molto di più. Nonostante il forte risultato ottenuto al primo turno, la sua elezione non è completamente giocata.
Quale che sia il risultato finale di queste elezioni, la grande crisi brasiliana non finirà: il nuovo governo dovrà far fronte a una grande instabilità.
Il PSOL, principale partito della sinistra socialista, ha ottenuto un debole risultato alle presidenziali (poco più dello 0,5% dei voti), ma ha avuto migliori risultati per l’elezione dei deputati. Con circa il 2,7% dei voti per l’elezione dei deputati federali, ha superato lo sbarramento elettorale (1% dei voti per la Camera dei deputati e almeno l’1% in 9 Stati) e il numero dei suoi eletti ha raddoppiato (da 5 a 10).
Per il secondo turno, il PSOL, costruirà le mobilitazioni intorno alla parola d’ordine “Lui NO!” per sconfiggere Bolsonaro, facendo quindi appello a votare Fernando Haddad.