Abruzzo, l’insostenibile passione per la poltrona

Per ridare voce e dignità ai territori ed al popolo votate “POTERE AL POPOLO”

Sinistra Anticapitalista Abruzzo

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In occasione della manifestazione di presentazione dei candidati PD alle prossime elezioni del 4 marzo tenuta a Teramo Luciano D’Alfonso ha accusato i sindaci della Vallata del Fino di essere incapaci e pavidi con il concorso dei dipendenti “ventisettisti”, per non essere stati in grado di spendere 8,5 milioni stanziati dalla Regione Abruzzo per la viabilità con il masterplan, il tutto con il silenzio complice e compiaciuto degli altri candidati presenti tra cui Luciano Monticelli, il quale qualche giorno dopo in un articolo apparso sulla stampa, in cui veniva annunciata l’aggiudicazione dell’appalto relativo al servizio di progettazione, coordinamento e direzione dei lavori di messa in sicurezza della rete viaria di alcune strade della Valle del Fino ringraziava i “Comuni della Valfino che hanno un ruolo da protagonisti nell’intervento”( l’intervento menzionato doveva essere avviato nel 2017, mentre nel 2018 siamo ancora alla progettazione), gli stessi sindaci redarguiti dai compagni di partito candidati e poi blanditi per attirare voti ed intanto la viabilità versa in uno stato indecoroso e pericoloso per gli utenti. Monticelli ha usato la stessa tecnica per farsi eleggere in regione: aveva promesso l’opposizione alla chiusura del punto nascita di Atri programmato da Chiodi con grandi proclami, da consigliere regionale di fronte alla chiusura disposta dall’amministrazione D’Alfonso non ha fatto un bel nulla, avallando l’operazione ed intanto siede in consiglio regionale. L’altro candidato PD Sandro Mariani accusava D’Alfonso di essere Pescaro-centrico (su 80 progetti totali del masterplan, solo 11 sono espressamente dedicati a Teramo) anche lui beatamente assiso ad assentire alle filippiche di D’Alfonso, dopo essere passato alle cronache, per aver proposto una legge regionale (poi ritirata grazie all’opposizione extra-consiliare del movimento ambientalista) volta a favorire la lobby dei cavatori, mediante l’autorizzazione ad estrarre materiale litoideo dai fiumi con enorme danno ambientale ed accrescimento del rischio di dissesto idrogeologico, averne proposto un’altra per consentire l’anticipo del tfr per i consiglieri regionali ed un’altra ancora per utilizzare le graduatorie ripam per nuove assunzioni ed intanto da capogruppo siede anch’egli in consiglio regionale. Le cifre sbandierate da D’Alfonso sui risultati ottenuti non elidono le grave responsabilità dell’amministrazione regionale, di quelle provinciali e locali per lo più a guida PD nella gestione dell’emergenza neve: migliaia di cittadini lasciati in situazione di isolamento per carenza di mezzi, mancanza o inidoneità palmare degli atti programmatori, black-out per oltre dieci giorni in concomitanza con il sisma, la tragedia di Rigopiano. La gestione del terremoto 2016: parte del territorio abruzzese nel cratere, il Presidente D’Alfonso vicecommissario è riuscito a fare peggio di Chiodi, contribuendo alla costruzione di una macchina burocratica inefficiente e costosa, con la ricostruzione post sisma del 2009 ancora al palo quella del post sisma 2016 è un miraggio avveniristico ed intanto il nostro Presidente ha contribuito a creare un bluff nella normativa, che ha visto ad es. Teramo città penalizzata (con norme di esenzione non valide per i suoi abitanti) e la sospensione delle tasse in assenza di qualsivoglia sconto. Le diatribe sulla riorganizzazione delle asl hanno malcelato la chiusura di presidi e di interi reparti degli ospedali con perdita di posti letto e professionalità. La sicurezza dell’acqua captata dalla sorgente del Gran Sasso a servizio di migliaia di cittadini messa a rischio in concreto a seguito di incidenti avvenuti all’interno dei laboratori dell’INFN tornata alla ribalta a seguito degli esperimenti regolarmente approvati dal Ministero e dalla Regione hanno dimostrato l’incapacità degli amministratori a tutelare la nostra salute e la sicurezza del nostro territorio (il verboso D’Alfonso non è stato in grado di proferire una sola parola di spiegazione alla giornalista delle Iene, che lo ha intervistato). Tutto ciò dopo che il Presidente D’Alfonso aveva appoggiato la campagna referendaria quale promotore con la regione Abruzzo, per poi sfilarsi dal gruppo delle Regioni che sostenevano il Referendum No Triv e consentire al suo partito al governo, che aveva inserito e poi fatto scomparire nella legge di stabilità 2016 la norma che avrebbe consentito al ministero per lo sviluppo economico (Mise), cioè al governo, di sostituirsi alle regioni per autorizzare progetti di idrocarburi e delle infrastrutture relative, di boicottare il referendum, volto a fermare le trivellazioni e mettere fine alla ricerca e all’estrazione di petrolio e gas nei mari italiani, almeno entro il limite di 12 miglia nautiche che definisce le acque territoriali, invitando al non voto e riuscendo nell’intento con buona pace di turismo, agricoltura, beni culturali, protezione ambientale. Anche la senatrice Pezzopane presente all’iniziativa è stata presentata come la vice-ministra e ministra effettiva in fatto di terremoto: la sua legislatura ha prodotto la legge 125/2015 che scarica le responsabilità dei ritardi nella ricostruzione a valle sugli operatori (presidenti di consorzio o amministratori di condominio, tecnici, ditte) con norma di dubbia legittimità e di certa oscurità, che nulla dice, né si fa carico di affrontare circa gli endemici ritardi della pubblica amministrazione e degli enti locali, che hanno già ampiamente sforato i termini loro assegnati per le attività di competenza (uno per tutti il termine del dicembre 2012 per la redazione ed approvazione dei piani di ricostruzione secondo la Legge Barca). Ebbene né la senatrice abruzzese, né il il Presidente abruzzese (vice- commissario per la ricostruzione) sono stati in grado non già di ottenere ma nemmeno lontanamente di rivendicare per l’Abruzzo – con governi a targa PD e commissari per la ricostruzione dagli stessi nominati- una legge corrispondente alle esigenze dei territori e/o una norma di legge valida per i terremoti senza distinzioni di sorta con l’unico risultato di aver contribuito a peggiorare una pessima legislazione (quella del sisma 2009), trascurando le prassi e le procedure consolidate a favore di norme (quelle del 2016) ancor più farraginose e causanti la paralisi degli uffici istituiti. La senatrice Pezzopane aveva presentato un emendamento alla legge di bilancio 2018 al dichiarato fine evitare la beffa che gli interventi di messa in sicurezza sismica sulla rete autostradale A24 ed A25 li pagassero gli automobilisti delle aree colpite dal terremoto con l’aumento delle tariffe, emendamento che consentirà al concessionario delle autostrade dei Parchi di utilizzare parte dei canoni derivanti dalle tariffe autostradali per i lavori di messa in sicurezza dei viadotti (250 milioni in 5 anni per questo scopo), ebbene incassato l’emendamento la Strada dei Parchi ad inizio 2018 ha aumentato le tariffe su A24 ed A25 del 13% ed intanto Pezzopane tenta di incassare il secondo mandato parlamentare da senatrice. Mentre anche D’Alfonso (prescritto per finanziamento illecito al partito della margherita, corruzione per l’esercizio della funzione e di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio) è indagato per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta della Procura della Repubblica dell’Aquila per l’affidamento di lavori di ricostruzione post sisma, con le norme/ordinanze del sisma 2016 (Commissario di nomina PD Errani ed ora De Micheli) è stata ufficializzata e normata la pratica dell’affidamento diretto in deroga alle norme di evidenza pubblica per i lavori di messa in sicurezza in somma urgenza, consentendo agli amministratori di consolidare clientele. Il referendum costituzionale: voluto dal PD e sostenuto anche dal Presidente D’Alfonso prevedeva tra l’altro la soppressione della competenza concorrente, l’introduzione di una clausola di “supremazia” (le decisioni dello stato sarebbero prevalse su quelle delle regioni nei casi di interessi nazionali, l’attribuzione di alcune materie alla competenza esclusiva dello Stato -ad es. la produzione e distribuzione nazionali dell’energia, le infrastrutture strategiche, l’ambiente e l’ecosistema-), l’abolizione delle province, l’elezione dei senatori ad opera di consigli regionali e del Presidente della Repubblica. Non solo prima ancora la riforma Del Rio ha trasformato le province in enti di secondo livello non elettivi colpiti da pesanti tagli disposti dal governo PD a fronte di competenze rilevanti in relazione alla scuola, alle strade ed all’ ambiente. Anche il Presidente della Provincia Di Sabatino ad applaudire i candidati PD, espressione dello stesso partito, che voleva cancellare dalla costituzione le province, private di fondi e non più elette dai cittadini. I candidati PD ed i loro sostenitori sono coloro che hanno propugnato l’esproprio di sovranità a detrimento degli enti locali, dei cittadini, dell’ambiente a livello nazionale con il loro silenzio complice ed a livello locale con la politica agita e la incapacità conclamata. Dai grandi proclami, al silenzio complice, passando per i dietrofront, tradotti in “si signori”, pur di preservare l‘unico reale interesse: quello al mantenimento della poltrona al riparo da possibili incandidabilità/sospensioni derivanti dalla legge Severino in caso di condanna non definitiva in relazione alle cariche regionali, altro che “portare l’Abruzzo al Governo del Paese”! Se questo è l’Abruzzo…

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