Venezuela: quando esplode la crisi sociale. Due punti di vista

da alencontre traduzione di Titti Pierini per Movimento operaio)

In Venezuela, la crisi economico-sociale ha assunto una portata notevole, costituendo il sottofondo degli scontri politici che continuano ad inasprirsi  dopo il mercoledì 12 febbraio. Fin dai primi di febbraio ci sono state manifestazioni degli studenti. Il governo Maduro accusa “gruppi fascisti dell’ultradestra” di riprodurre lo schema dell’aprile 2002”, vale a dire la grande manifestazione che sfociò nel golpe fallito. Stando al sociologo Carlos Raúl Hernández,dell’Università centrale del Venezuela, citato da Inter Press Service, la situazione è diversa, in quanto un enorme malessere sta crescendo in settori dello stesso chavismo, a causa della gigantesca crisi economica e della sua disastrosa gestione”. Egli lascia intendere che l’analogia con il 2002 serva per “riuscire a governare attraverso lo stato d’eccezione”. La storica Margarita Lopez Maya, del Consiglio latinoamericano di scienze sociali (CLACSO), sostiene: “Una volta perso l’incanto prodotto dal discorso e dalla presenza del leader carismatico (Chávez), la realtà tutt’altro che promettente è emersa con il suo vero volto e innegabile”. La destra radicalmente contraria al “processo bolivariano” mobilita con forza, sfrutta diversi tasti (il “pacifico” Capriles, il “duro” Leopoldo López). Per il momento, la gerarchia dell’esercito noní sembra fornire appoggio all’opposizione, che sta diventando virulenta.

Pubblichiamo di seguito due analisi e prese di posizioni di tendenze anticapitaliste venezuelane. La prima, Marea Socialista, è parte integrante del PSUV (Partito socialista unificato del Venezuela). La seconda, Il partito socialismo e libertà, il cui portavoce più noto è il sindacalista Orlando Chirino, della Centrale operaia classista C-cura, si colloca al di fuori del chavismo e nega la natura socialista del processo bolivariano. Le due prese di posizioni consentono di riflettere oltre il “caos degli eventi” proprio di questo tipo di congiuntura. (La Redazione di A l’Encontre)

 

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I

Per frenare l’offensiva della destra: cambiare indirizzo

e avanzare verso la rivoluzione economica

Marea Socialista

Il 12 febbraio ha debuttato il lato violento dell’offensiva della destra. Finora predominavano la pressione economica, l’organizzazione di scarsità [di approvvigionamenti], la speculazione sui prezzi  e una manipolazione della crisi con carattere di guerra economica. Oggi alla pressione politica e ideologica si aggiunge la violenza.

Un settore di questa destra, la cui figure principali sono Leopoldo López e María Corina Machado [che si richiama ad Hayek e a Margaret Thatcher], scende in piazza in modo violento per completare l’accerchiamento, approfondire il logoramento del governo di Nicolás Maduro e cercare di recuperare il controllo del paese in favore della borghesia locale e internazionale.

Non c’è da sbagliarsi: sia disposta a “trattare” o sia “violenta”, la destra politica e la borghesia hanno un solo ed unico piano di governo. Esso è stato reso pubblico dal comunicato di 47 economisti dell’opposizione alla fine dello scorso gennaio, e si basa su tre assi: fluttuazione del bolivar rispetto al dollaro; indebitamento internazionale con i centri del potere finanziari quali il FMI e, con il pretesto del deficit di bilancio, applicazione di controriforme al fine di smantellare le conquiste politiche, sociali ed economiche del popolo venezuelano. Il tutto punta anche a riprendere il controllo di PDVSA [società petrolifera di Stato]. Vogliono tutto, non soltanto parte dei dollari derivanti dalla rendita petrolifera.

Al di là delle due tattiche della destra, siamo in presenza del classico schema delle controrivoluzioni, consistente nel mettere sotto pressione il governo perché attui misure antipopolari, perdendo così la sua base sociale, approfondendone il logoramento agli occhi del popolo bolivariano. A quel punto sarà costretto ad andarsene, con la violenza o con modi “più dolci”.

Il governo del presidente Maduro sta commettendo un grave errore a pensare che esista una destra “violenta” e un’altra “pacifica” con cui si può trattare e che si presume sarebbe rispettosa della Costituzione. Come nella vecchia combinazione della carota e del bastone, questi settori in realtà convergono verso un comune obiettivo: abbattere il processo bolivariano.

L’errore principale del governo, tuttavia, sta nelle sue esitanti oscillazioni che lo portano ad applicare le misure richieste dalla destra. Con l’annuncio del “SICAD 2” [sistema finanziario di gestione dei tassi cambiari] si aprirebbe la strada alla liberalizzazione di una parte sostanziale della rendita petrolifera in favore del capitale e con il rischio di trasformare l’attuale consistente inflazione in iperinflazione, accentuando ancor più i problemi di scarsezza di prodotti. L’annuncio [da parte del governo Maduro] di un nuovo tasso di cambio del dollaro non farebbe che accrescere il disagio sociale oggi risentito dal paese. E questo approfondirebbe il disorientamento e il malcontento della popolazione che vive del proprio lavoro.

Come Marea Socialista, noi dichiariamo con determinazione il nostro impegno in favore del processo bolivariano contro qualsiasi tentativo di colpo di Stato, anche mascherato con mobilitazioni di piazza di simpatizzanti della destra. Ma mettiamo in guardia sul fatto che continuare sulla strada dell’adeguamento alle richieste dei capitalisti ci trascinerebbe in una situazione di arretramento e di irrecuperabile perdita di controllo.

Per questo chiamiamo il governo del presidente Maduro a rettificare il suo indirizzo e ad applicare misure anticapitaliste per garantire il rifornimento di prodotti, frenare l’incontrollato aumento dei prezzi, e a realizzare una fase nuova del processo bolivariano.

Proponiamo inoltre le seguenti misure d’urgenza, politiche ed economiche:

1.    Porre termine all’impunità della destra. Noi quindi sosteniamo l’ordine di arresto contro Leopoldo López per la sua responsabilità morale e intellettuale rispetto agli avvenimenti di violenza del 12 febbraio. Ma reclamiamo anche la detenzione di Henrique Capriles e di tutti i responsabili degli 11 assassinii del 15 aprile 2013.

2.    .Chiamiamo a incoraggiare e a ricordare la mobilitazione e la lotta dei settori del popolo bolivariano e degli altri che stanno cercando di difendere la loro conquiste. Coloro che lottano per i salari, per difendere il proprio posto di lavoro, per i contratti collettivi, come gli elettrici e tanti altri. Facciamo appello a incoraggiare e a non criminalizzare la legittima protesta del popolo che vive del proprio lavoro. Occorre affrontare in modo deciso la controrivoluzione, ma rispettando e stimolando la lotta della popolazione lavoratrice, contadina e popolare e indirizzarla al fine di ottenere misure anticapitaliste.

3.    Insistiamo sulla proposta di una reale e concreta partecipazione alle decisioni del governo da parte delle organizzazioni sociali e politiche del popolo rivoluzionario, dei suoi sindacati di base, dei suoi consigli di lavoratori, dei suoi movimenti sociali e popolari, onde garantire che si governa al servizio del popolo lavoratore e a favore degli interessi della rivoluzione.

4.    Chiediamo di sostenere i mezzi di comunicazione di massa delle comunità e alternativi in quanto rete nazionale di comunicazione di quanti si battono contro la destra e in difesa delle conquiste della rivoluzione. Esigiamo che i mezzi di comunicazione pubblici si aprano immediatamente ai dibattiti e alle opinioni di coloro che sostengono il processo bolivariano.

5.    Facciamo appello ad aprire le caserme del nostro esercito bolivariano al dibattito pubblico con l’insieme del popolo rivoluzionario e delle sue organizzazioni.

Al tempo stesso, proponiamo:

1.     Non un dollaro in più per la borghesia. Lo Stato, sotto controllo sociale e anti-corruzione, applichi il monopolio del commercio estero e sia l’unico importatore dei beni essenziale per il nostro popolo.

2.    Centralizzazione nazionale sotto controllo sociale di tutti i dollari del paese, siano quelli derivanti dal petrolio o quelli depositati in fondi all’estero.

3.    Intervento e controllo statale e sociale dei lavoratori delle banche, di tutto il sistema bancario privato operante nel paese, per finanziare il funzionamento dell’economia. Controllo centralizzato di tutti i fondi gestiti dalla banca pubblica.

4.    Urgente potenziamento della produzione alimentare statale  e dei generi di consumo basilare. Esproprio sotto controllo operaio e popolare delle grandi imprese implicate nelle operazioni di accaparramento, di speculazione o di contrabbando.

5.    Chiedere ai popoli ed esigere dai governi dell’America Latina il loro sostegno solidale in generi alimentari e farmaci per affrontare la situazione d’urgenza.

Si è ancora in tempo, oggi, per cambiare rotta rispetto all’atteggiamento conciliante con la borghesia e promuovere concrete misure anticapitaliste con la partecipazione democratica del popolo che vive del suo lavoro. Domani, però, forse sarebbe troppo tardi.

 

II

Mobilitazione e unità dei lavoratori e del popolo!

Contro la ristrutturazione economica

e le restrizioni delle libertà democratiche!

Partito Socialismo e Libertà (PSOL)

 

Il 12 febbraio, alcuni settori della MUD [la coalizione Mesa (“Tavolo”…) de la Unidad democrática] hanno chiamato a una giornata di protesta. Si sono verificati scontri tra i manifestanti, da un lato, e gruppi parapolizieschi e membri di corpi repressivi, dall’altro lato. Bilancio: 3 morti, 70 feriti e una analogo numero di persone arrestate a Caracas e in altre città.

Ovviamente non abbiamo partecipato a questa mobilitazione perché in disaccordo con le principali parole d’ordine e gli obiettivi dei dirigenti all’origine della convocazione. Tuttavia, ci siamo energicamente opposti alla repressione esercitata contro i manifestanti, nonché al fatto di ricorrere a gruppi armati come contingenti d’assalto per disperdere manifestazioni.

Sosteniamo senza restrizioni il diritto democratico dei lavoratori e del popolo di protestare ed esercitare la libertà di esprimersi pubblicamente in piazza. Nel quadro delle istituzioni borghesi con cui siamo governati, tutte le aggressioni ai diritti democratici che si concretizzano in questo momento sono state sperimentate contro i lavoratori, i contadini e gli indigeni, tra l’altro contro i lavoratori del petrolio e di Sidor e contro la lotta del popolo yukpa a Perija.

 

Il nostro partito esige l’immediata liberazione di tutti coloro che sono stati arrestati nella manifestazione del 12 febbraio, nonché degli studenti e delle altre persone detenute per aver protestato. Esigiamo che il Pubblico ministero, il Ministero della Difesa e l’apparato giudiziario avviino indagini sugli episodi di violenza e rendano giustizia alle vittime di questi atti e alle loro famiglie.

È noto a tutti che i mezzi di comunicazione statali e privati impongono il black-out sulla situazione, una situazione che è stata denunciata dai media sociali, ed è così che i lavoratori di Ultimas Noticias hanno discusso in assemblea della censura cui sono sottoposti.

 

Si generalizza il malcontento

 

Le misure economiche di “adeguamento” applicate dal governo Maduro e l’aggravarsi dei sintomi di una crisi che ha portato l’inflazione e la penuria di beni di base a livelli insopportabili – a causa di una politica di cui per 15 anni hanno approfittato multinazionali, banchieri e importatori – hanno comportato un enorme malcontento popolare. È questa situazione a spiegare la massiccia partecipazione della popolazione alle manifestazioni di mercoledì 12 febbraio in varie città del paese.

Le misure economiche applicate dal governo dimostrano come questo abbia deciso di disfarsi della crisi scaricandola sulle spalle dei lavoratori e del popolo.

 

Non diventiamo carne da cannone della borghesia d’opposizione

 

Le recenti manifestazioni sono comunque dirette da Leopoldo López e il suo partito Volontà Popolare, accanto a María Corina Machado e Antonio Ledezma, che rappresentano il settore più a destra della MUD. Ora, noi dobbiamo essere chiari sul fatto che ci rifiutiamo che questo settore si arroghi la rappresentanza della maggioranza del popolo che è scontento del governo e manipoli gli studenti e strati rilevanti della popolazione in funzione della sua personale politica pro imperialista e filo padronale, nel quadro di dispute interborghesi con il settore della MUD diretto da Henrique Capriles, approfittando dell’autentico disagio che esiste fra i lavoratori e in seno al popolo venezuelano.

Non sono Volontà Popolare, Prima cosa Giustizia, Azione Democratica, Copei [il partito cristiano-sociale], l’UNT [Unione nazionale dei lavorator], nonché gli altri partiti che fanno parte della MUD, che potranno risolver la grave crisi che pesa sui lavoratori e sul popolo. Questi partiti sono d’accordo a svalutare, a non aumentare i salari e a mantenere imprese miste nel settore petrolifero, sono disposti ad aprire ulteriormente l’economia alle multinazionali e a portare avanti i succosi affari che hanno favorito i banchieri e gli importatori nel corso degli ultimi 15 anni.

 

Per un’autonoma politica di classe di fronte al governo e alla MUD

 

È indispensabile articolare le lotte dei lavoratori e del popolo in funzione dell’organizzazione di un’autonoma alternativa di governo. Quest’ultimo, dichiara a torto di essere socialista. In realtà, rivela la sua alleanza strategica con i capitalisti consentendo alle multinazionali e ai padroni di incamerare profitti, mentre criminalizzano i lavoratori del petrolio e i siderurgici di Sidor che si battono per i loro contratti collettivi, e anche i lavoratori delle imprese private come Toyota; mostra di accanirsi contro yukpa epemoni (due popolazioni autoctone) e di contrapporsi a qualsiasi iniziativa autonoma di lotta.

Un’alternativa a questa politica deve, però, essere autonoma anche dalla MUD e dal settore di Leopoldo López. Abbiamo la certezza che, se fossero al potere, applicherebbero le stesse misure di “aggiustamento” di Maduro. Non per nulla essi sono i continuatori della politica di AD e Copei nel periodo, in passato, dell’Patto di Punto Fijo [patto tra AC, Copei e URD, nel 1958, dopo la caduta del dittatore Marcos Perez Jimenez].

Soltanto i lavoratori e la popolazione povera potranno dare una risposta alla grave crisi economica che stiamo subendo. Dobbiamo mobilitarci in modo autonomo per esigere l’aumento generalizzato dei salari, perché siano almeno equivalenti al paniere di base, e debbono essere rivisti trimestralmente per adeguarli all’inflazione; l’eliminazione dell’IVA, contro la svalutazione e la politica fiscale e monetaria che si traduce nell’altissima inflazione; per la difesa dei contratti collettivi; per alloggi; per l’accesso a cure mediche pubbliche di qualità; contro la corruzione; contro lo sfruttamento delle risorse fossili a Perija; contro la criminalizzazione delle proteste sociali.

Esigiamo la nazionalizzazione completa dell’industria petrolifera, senza imprese miste né multinazionali, e che la rendita petrolifera sia posta al servizio della soddisfazione dei bisogni più urgenti della popolazione e per stimolare lo sviluppo di un modello economico alternativo, sotto il controllo democratico dei lavoratori.

 

Per un “Incontro sindacale e popolare dei settori in lotta”

 

In questo senso, il nostro partito propone che Unità d’Azione Sindacale, cui partecipano Fadess [Fronte autonomo in difesa dell’occupazione, del salario e del sindacato], la Unete di Marcela Maspero, C-cura e altre correnti sindacali come il Flec della costa di Carabobo, Fusbec, Ruben González di Ferrominera Orinoco, la Coalizione siderurgica e altri raggruppamenti sindacali e popolari, convochino urgentemente un Incontro nazionale sindacale e popolare dei settori in lotta.

L’obiettivo dell’Incontro sarà quello di discutere di un Piano economico e sociale d’urgenza come pure di un piano di mobilitazione nazionale in difesa dei diritti dei lavoratori e del popolo. Noi, i lavoratori, dobbiamo levare le nostre voci e fare ascoltare le nostre proposte, indipendentemente dal governo e dalla MUD, collegati alle organizzazioni collettive, contadine, indigene, per dare impulso a un piano di lotta nazionale che offra risposte da basso, senza ingannevoli scorciatoie, alla grave crisi che il popolo subisce.

(Caracas, 13 febbraio 2014; ripreso da A l’Encontre. Traduzione di Titti Pierini)