Francia, la sinistra unita sfida Macron e le destre

NPA-L’Anticapitaliste aderisce al Nouveau Front Populaire lanciato da LFI, Ecolo, Ps e Pcf. Ma l’alleanza ha dei nodi da sciogliere e deve farlo in fretta [Checchino Antonini]

“In un momento in cui il Rassemblement National e i suoi alleati sono in grado di prendere il potere, il Fronte Popolare offre una speranza per la sinistra sociale e politica, contro le riforme liberiste, per le lotte antirazziste, ambientali, femministe e LGBTI, e per tutti i movimenti per la parità di diritti”. Così esordisce il comunicato con cui il Nouveau Partie Antcapitaliste-L’Anticapitaliste aderisce al Nouveau Front Populaire, poche ore dopo l’annuncio ufficiale da parte di LFI, PCF, ecologisti, PS più Place publique, Génération⸱s e Gauche républicaine et socialiste (GRS), ossia le forze che avevano dato vita alla Nupes alle scorse elezioni politiche francesi ma poi erano arrivate in ordine sparso alle Europee dissipando una spinta popolare che era maturata anche dentro possenti ondate di movimento sociale.

Ora, che cosa significherebbe avere un primo ministro del RN e un’Assemblea nazionale sotto il suo controllo? Cosa significherebbe per i diritti sociali, per le persone razzializzate, per i lavoratori, per i precari, per le donne, per le persone LGBTI, per i giovani?

«I nostri attivisti – si legge nel comunicato NPA-A – si impegneranno a fondo per garantire la vittoria dei candidati del Fronte Popolare e invertire la dinamica mortale in cui ci troviamo.

Insieme ai nostri portavoce, siamo determinati a svolgere appieno il nostro ruolo nella campagna elettorale, anche presentando dei candidati.

La vittoria contro l’estrema destra e Macron è possibile solo con un’ampia mobilitazione della popolazione, in particolare nelle aziende, nei quartieri popolari e tra i giovani. Il movimento sindacale, le lotte ambientaliste, il movimento femminista, il movimento di solidarietà con la Palestina, le lotte decoloniali e antirazziste devono alimentare profondamente il programma del Fronte Popolare. Devono essere la sua linfa vitale.

Per questo motivo sosterremo e parteciperemo alla costruzione di tutte le manifestazioni, mobilitazioni e scioperi, nelle strade e nelle aziende, che si svolgeranno nei prossimi giorni e in quelli successivi alle elezioni. Le mobilitazioni sono l’unica garanzia che il Fronte Popolare porterà avanti un programma che rompe con quattro decenni di politiche liberali.

Il caos causato da questo sistema predatorio richiede una rottura rivoluzionaria con il capitalismo e una nuova speranza emancipatrice per gli oppressi e gli sfruttati.

Oggi è urgente l’unità contro il fascismo e la costruzione di una controffensiva da parte delle classi lavoratrici. Già nella tarda serata del 10 giugno, più di cinquecento giovanissimi manifestanti sono arrivati da Place della Republique fino davanti alla sede degli Ecologisti nel 10° arrondissement di Parigi, dove i leader dei partiti di sinistra si erano riuniti dal tardo pomeriggio per cercare di raggiungere un accordo in vista delle elezioni legislative anticipate del 30 giugno e del 7 luglio. Dopo diverse ore di discussione a porte chiuse, Fabien Roussel, segretario nazionale del Partito Comunista Francese (PCF), Marine Tondelier, segretaria nazionale degli Ecologisti, Olivier Faure, primo segretario del Partito Socialista (PS), e Manuel Bompard, coordinatore nazionale de La France insoumise (LFI), hanno annunciato davanti a una nuvola di telecamere che “giuravano di essere uniti fino alla vittoria”.

«In ogni circoscrizione, vogliamo sostenere singoli candidati fin dal primo turno. Essi presenteranno un programma per il cambiamento, dettagliando le misure da adottare nei primi cento giorni del nuovo governo del Fronte Popolare. Il nostro obiettivo è governare per rispondere alle urgenze democratiche, ecologiche, sociali e di pace».  

E’ stata la piazza a spingere per una reazione popolare al 31,4% conseguito alle europee dal RN, Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella (fondato nel 1972 da neofascisti ed ex collaboratori e membri delle Waffen-SS).

I nodi ancora da sciogliere sono relativi all’assegnazione dei collegi, al perimetro del fronte e al livello di radicalismo possibile senza che l’equilibrio si rompa. Un accordo di massima sui collegi è arrivato già all’alba di mercoledì 12 giugno, una ripartizione in base al peso nelle europee di domenica: 229 per LFI (invece di 328 nel 2022), 175 per il PS (invece di 70), 92 per Les Écologistes (invece di 110) e 50 per il Parti communiste français (PCF), come nel 2022. Ma è un’indicazione provvisoria.

Nel frattempo, sul versante sindacale lo scioglimento delle camere viene subito interpretato come “una guerra contro i lavoratori, contro i quartieri popolari, contro gli immigrati, contro la convivenza, contro il progresso sociale…”. Meno di ventiquattro ore dopo l’annuncio di Macron, le otto organizzazioni sindacali si sono riunite presso la sede della CGT alle 18.30 di lunedì 10 giugno. Il comunicato emerso è stato firmato da CFDT, CGT, Unsa, FSU e Solidaires, ma ha lasciato fuori FO, CFE-CGC e CFTC. Il testo non cita esplicitamente le prossime elezioni – convocate a sorpresa da Macron per ribaltare lo choc elettorale delle europee col suo partito che ha preso meno della metà del RN – però è chiaro sulle “richieste sociali” per impedire all’estrema destra di salire al potere: aumento dei salari e delle pensioni, cancellazione delle riforme pensionistiche e dell’assicurazione contro la disoccupazione, “difesa dei servizi pubblici”, “sradicamento della violenza sessuale e sessista” e regolarizzazione di “tutti i lavoratori stranieri sulla base di un certificato di lavoro”. Il testo si conclude invitando a “manifestare il più possibile questo fine settimana per sottolineare la necessità di alternative progressiste per il mondo del lavoro”. Un richiamo alla forza trainante dell’intersindacale durante la battaglia contro la riforma delle pensioni, nella prima metà del 2023.

Anche i sindacati studenteschi e le organizzazioni giovanili dei partiti di sinistra si sono riuniti il 10 giugno mentre Le Monde ha pubblicato un appello di 350 intellettuali e artisti – tra cui  la Nobel per la letteratura Annie Ernaux: «Solo l’unione della sinistra e degli ecologisti può contrastare questa spaventosa prospettiva e aprire la speranza di una vita migliore. Solo questo sindacato può riunire le classi lavoratrici e medie nelle città e nelle periferie, nei villaggi e nelle città, come è stato fatto in passato. Solo questo sindacato può agire seriamente di fronte alla triplice emergenza climatica, sociale e democratica…», recita l’appello su Le Monde.

La posta in gioco è altissima e restano meno di tre settimane per evitare il baratro. Per la prima volta nella storia francese in tempo di pace, un partito razzista, antisociale e reazionario potrebbe andare al potere, con un primo ministro incaricato di formare un governo, in una convivenza pericolosa con l’Eliseo che sfigurerebbe profondamente il paese. Decidendo di sciogliere l’Assemblea nazionale e, nel contempo, chiamando i francesi al voto il 30 giugno e il 7 luglio, Emmanuel Macron sta optando per la terra bruciata, avendo creato le condizioni per il disastro.

Alle elezioni europee ha votato appena la metà degli elettori, il Rassemblement National ha aumentato il suo punteggio di quasi il 10% rispetto alle elezioni precedenti, mettendo insieme l’estrema destra su liste razziste, autoritarie e omofobe con quasi il 40% dei voti espressi. Questo è il risultato di decenni di politiche razziste e antisociali portate avanti da governi sia di destra che di sinistra.  

Da quando è stato eletto presidente nel 2017, la sua strategia – non solo elettoralmente perdente, ma soprattutto democraticamente letale – è stata quella di fare di RN il suo miglior nemico, legittimandolo e affermandolo come unica alternativa politica in Francia. Avrebbe potuto assumersi la responsabilità della sua incapacità di bloccare l’estrema destra dimettendosi e mettendo in gioco il suo mandato di Presidente della Repubblica ma ha preferito esercitare il suo sport preferito: ergersi a difesa della Republique fingendosi argine al fascismo, paralizzando il Parlamento e facendo pagare a tutti la sua responsabilità politica.