Solo la ripresa di un movimento di massa contro la guerra potrà fermare la guerra imperialista

di Francesco Locantore

Il 5 marzo scorso il movimento contro la guerra è tornato a farsi sentire in Italia con una bella manifestazione come non se ne vedevano da anni, anche da prima dello stop imposto dalla pandemia. Cinquantamila persone hanno sfilato in corteo per le strade del centro di Roma, da piazza della Repubblica fino a San Giovanni, riempiendo una piazza storica della sinistra.

La manifestazione è stata convocata da un cartello ampio di organizzazioni del movimento operaio e dell’associazionismo pacifista. La Rete Pace e Disarmo ha lanciato un appello a scendere in piazza contro la guerra, che è stato oggetto di discussioni e rimaneggiamenti all’ultimo momento. Nel tentativo di allargare la manifestazione anche alla CISL e alla UIL, la piattaforma originaria è stata infatti edulcorata, togliendo ogni riferimento critico alla NATO e all’invio di armi all’Ucraina deciso dal governo italiano, così come da altri governi europei (ne abbiamo parlato qui). La CISL, totalmente subalterna all’impostazione politica del Partito Democratico, si è comunque sfilata dalla manifestazione, contestando la parola d’ordine della “neutralità attiva” in nome di un “interventismo democratico”, che ricorda i dibattiti che hanno trascinato in guerra le classi lavoratrici d’Europa in quella catastrofe umanitaria che è stata la prima guerra mondiale.

Sinistra Anticapitalista era presente con un proprio spezzone nel corteo, insieme ad una delegazione degli operai della GKN dietro lo striscione “Insorgiamo”, con le associazioni e i movimenti che hanno dato vita al Forum della convergenza dal 25 al 27 febbraio, con l’Arci, Attac, Un ponte per…, con le femministe, con i giovani e le giovani contro il cambiamento climatico, con il movimento studentesco.

Contrariamente alle polemiche dei giorni precedenti, le ragioni di chi è sceso in piazza il 5 marzo erano molto chiare. Le abbiamo lette negli striscioni e nei cartelloni portati nelle strade, le abbiamo ascoltate negli slogan urlati e cantati, le abbiamo ascoltate nella maggior parte degli interventi dal palco di piazza San Giovanni: forte condanna dell’invasione dell’Ucraina decisa da Putin, solidarietà con il popolo ucraino, accoglienza di tutte e tutti i rifugiati, solidarietà con le manifestazioni contro Putin e contro la guerra che si stanno svolgendo nonostante la repressione in Russia, no all’invio delle armi che potrebbe provocare una ulteriore escalation di guerra, ritiro delle truppe di occupazione russe e inizio di una trattativa diplomatica per ristabilire le condizioni della pace tra i popoli. La critica all’atteggiamento del Governo e della quasi totalità del Parlamento italiano è arrivata forte e chiara, nonostante l’atteggiamento di molte testate giornalistiche – in testa il TG2, campione di falsificazione – acriticamente schierate con Draghi e con la sua propaganda guerrafondaia.

Contrastare la propaganda guerrafondaia, da una parte e dall’altra, quella di Putin come quella della NATO, è l’unico antidoto alla precipitazione dell’umanità verso una terza guerra mondiale, una guerra nucleare dagli esiti devastanti per le popolazioni d’Europa e del mondo intero. E’ importante quindi che il movimento pacifista sia tornato in campo, non solo con la bella manifestazione del 5 marzo, ma con tutti gli appuntamenti che si stanno moltiplicando in questi giorni nelle città italiane ed europee. Domenica 6 marzo eravamo in presidio davanti alla base di Ghedi, dove sono “ospitate” le bombe atomiche della NATO; oggi 8 marzo siamo in sciopero e nelle piazze femministe contro la guerra e per il disarmo; il 12 marzo saremo a Niscemi, sede del MUOS, il sistema di comunicazioni satellitari militari degli USA; il 20 marzo è prevista una manifestazione a Sigonella, davanti alla base aerea NATO; il 25 marzo saremo di nuovo in sciopero con Fridays for future contro la devastazione dell’ambiente e il surriscaldamento globale che la guerra non potrà che esacerbare.

E’ fondamentale che in questa fase le classi lavoratrici e i movimenti sociali in tutta Europa (Russia compresa) riprendano la parola, togliendola alle armi dei governi imperialisti che hanno riportato il mondo alla barbarie della guerra fratricida. E’ con questo spirito che bisogna rafforzare e costruire la partecipazione alla manifestazione nazionale già convocata dal collettivo di fabbrica GKN a Firenze il 26 marzo e rilanciato dal Forum della convergenza.