Il miglior benvenuto per Bonomi? Uno sciopero generale
di Fabrizio Burattini
Messi nell’angolo dalla strage registrata in Lombardia, con numeri al di là di ogni possibile comparazione con i dati pur pesanti del resto del paese, gli industriali della regione “locomotiva d’Italia” si prendono una prima rivincita riuscendo a far designare il loro leader Carlo Bonomi come presidente di Confindustria. Bonomi sconfigge a mani basse Licia Mattioli, vicepresidente uscente, e con lei sembrano sconfitti gli industriali del Centrosud e, più in generale, coloro che prediligono l’impostazione “dialogante” e concertativa che aveva caratterizzato la presidenza Boccia.
Bonomi, in quanto presidente degli industriali lombardi, ha avuto nelle ultime settimane un ruolo protagonista nel capeggiare l’offensiva contro il lockdown e per la riapertura generalizzata delle imprese. Evidentemente, questa sua determinazione nell’attaccare le pur contraddittorie misure governative gli è valsa una vertiginosa crescita di sostegno tra i grandi elettori della principale associazione padronale italiana.
L’attacco alla “politica”, che ha caratterizzato tutto il suo recente percorso e lo stesso discorso di investitura, costituisce, in realtà un attacco ad ogni scrupolo che anteponga la difesa della salute e della vita agli interessi della produzione e dei mercati.
Non a caso Bonomi ha esordito attaccando la logica “antindustriale” dei sindacati, infastidito dalle pur moderate richieste di prudenza e di rispetto delle misure di prevenzione che Cgil, Cisl e Uil chiedono.
La rivendicazione della presenza di rappresentanti degli industriali nei comitati scientifici che il governo utilizza per monitorare la situazione e per definire le strategie di contenimento dimostra la volontà di forzare l’ “obiettività” della scienza e di far irrompere, più di quanto possa essere fatto attraverso la pressione politica e lobbistica, nelle sedi decisionali gli interessi del profitto.
“Dobbiamo affrontare con massima chiarezza ed energia la sfida tremenda che è davanti a noi, continuare a portare la posizione di Confindustria su tutti i tavolo necessari rispetto ad una classe politica smarrita in questo momento. Occorre riaprire le produzioni. La voragine del PIL è tremenda e far indebitare le imprese non è la strada giusta, l’accesso alla liquidità non è immediato”.
Naturalmente per tutti gli industriali la priorità non è quella di misure di assistenza verso i ceti più deboli, ma quella del sostegno alle aziende.
L’elezione di Bonomi, con tutta probabilità, di fronte alla fragilità del quadro politico italiano, dei suoi partiti e dei suoi leader, rappresenta una nuova volontà degli industriali del paese di autorappresentarsi e di aggirare quelle intermediazioni politiche di centrodestra e di centrosinistra che i suoi predecessori avevano cercato di utilizzare in questi ultimi anni.
Ha auspicato “una grande cooperazione pubblico-privato, analoga a quella che ha fatto reggere l’Italia ai colpi durissimi del secondo conflitto mondiale, del terrorismo, dell’inflazione, del rischio di insolvibilità che ci portò alla crisi del 2011”, evidentemente ignorando come il prezzo più alto di quelle crisi sia ricaduto sulle spalle delle lavoratrici e dei lavoratori e, dunque, proponendosi di far accadere altrettanto in questa nuova terribile crisi.
Una presidenza della Confindustria così avrebbe tutti i numeri per essere accolta dalla proclamazione di uno sciopero generale…