L’odissea dei Dannati della Terra
di Fabrizio Burattini
Blocco delle domande di asilo, quarantena impossibile, chiusura delle frontiere, crescita del razzismo e crescita drastica delle difficoltà per l’azione delle organizzazioni umanitarie: i rifugiati, lo abbiamo detto già più volte, sono le vittime più colpite da questa crisi. E la cosa durerà settimane ancora, se non mesi.
Così, siamo andati a raccogliere le notizie che li riguardano in varie parti del mondo…
Dovunque nel mondo, la minaccia delle pandemia grava sui campi dei rifugiati. Chiusi nei campi, senza acqua corrente, senza neanche le strutture sanitarie essenziali, centinaia di migliaia di persone sono più che mai abbandonate a se stesse. Qualunque forma di “distanziamento sociale” è impossibile per chi si ammassa in ricoveri di fortuna, ovviamente senza neanche i più elementari strumenti di protezione personale. Ad esempio nel Sahel o in Libia. Ma anche in decine di altre parti del mondo.
Secondo l’UNHCR, l’agenzia dell’ONU che si occupa della protezione dei rifugiati, sono più di 70 milioni nel mondo le persone attualmente sradicate dalla propria terra e che sopravvivono in condizioni spesso inumane. Una situazione che fa presagire un dramma sanitario ancora più grave dell’attuale, al riparo dalle telecamere.
L’organizzazione Human Rights Watch denuncia come siano molti gli stati che hanno preso la pandemia come pretesto per procedere con meno problemi alla espulsione dei migranti irregolari. Negli Usa, i servizi dell’immigrazione hanno iniziato a espellere tutti i migranti risultati “illegali” alla frontiera con il Messico, ivi compresi i minori non accompagnati. E non basta; il dipartimento della Giustizia statunitense ha proposto di sospendere a tempo indeterminato l’attuale normativa riguardante le domande di asilo per tutte le persone affette da qualche malattia.
La Turchia nel frattempo ha smantellato i campi di fortuna eretti lungo il fiume Evros dai profughi, prevalentemente siriani, che cercavano di raggiungere l’Europa, dopo che il presidente del governo di Ankara, Recep Tayyip Erdogan, aveva aperto le frontiere, scatenando così una crisi senza precedenti al confine greco turco.
In Grecia, sia nel Nord del paese, sia nelle isole del mar Egeo, dove si materializza la frontiera orientale della fortezza Europa, gli “hotspot” progettati dalla Commissione europea e dal governo di Atene per “gestire” i flussi migratori stanno letteralmente scoppiando nelle loro dimensioni risibili di fronte alle dimensioni del problema. Gli accampamenti di fortuna, come quello di Moria, sull’isola di Lesbo, non dispongono di strutture sanitarie decenti. All’apparire dei primi casi di contagio, completamente trascurati dalle autorità elleniche, i gruppi di volontari impegnati nella solidarietà sono stati costretti in gran parte ad allontanarsi, lasciando così migliaia di profughi totalmente abbandonati nelle loro tende di fortuna.
La decisione delle autorità portoghesi di regolarizzare gli immigrati irregolari è stata molto valorizzata, perfino accolta con entusiasmo. Ma, guardando meglio, potrebbe nascondere una finalità meno luminosa (anche al di là della sua durata limitata al mese di luglio) e cioè quella di garantire al settore agricolo una manodopera più disponibile a tutto, pur di evitare che i prodotti della terra marciscano sugli alberi.
In Francia, ci vengono segnalati numerosi casi di gruppi di migranti irregolari ammassati in alcune palestre requisite per l’occasione, ma nelle quali non è possibile nessuna misura di distanziamento. Ci vengono segnalati però anche alcuni casi di associazioni di solidarietà (come Utopia 56, della regione di Calais) che continuano ad operare, nonostante la repressione del governo.
Dell’Italia abbiamo già parlato. Qualche giorno fa il governo ha formalizzato in un decreto la “non sicurezza” dei porti italiani per impedire che le ormai pochissime navi delle ONG presenti nel Mediterraneo si dirigano ai porti siciliani. E’ quello che sta accadendo proprio in queste ore alla nave dell’organizzazione tedesca Sea Eye, che ha raccolto 150 naufraghi e che ora rischia di girovagare chissà per quanto in cerca di un approdo.