Una piattaforma di classe di emergenza per affrontare la crisi sanitaria
Comunicato della direzione nazionale di Sinistra Anticapitalista
Siamo di fronte a una crisi sanitaria, sociale ed economica di straordinaria ampiezza dagli esiti ancora largamente incerti; è ben difficile definire oggi quali potranno essere gli scenari politici e sociali complessivi della prossima fase.
1. La crisi sanitaria non mette in quarantena la lotta di classe, ma anzi, come gli avvenimenti stanno dimostrando, la esaspera ancora di più; acuisce il conflitto tra gli interessi delle classi lavoratrici e quelli della borghesia. Questa ultima agisce strettamente in funzione della difesa dei suoi interessi privati, dei suoi profitti e delle sue rendite a scapito della salute pubblica di tutto il paese e utilizza la situazione d’emergenza per mettere in campo una serie di misure autoritarie (parzialmente comprensibili in questa determinata fase) di gestione della società che potranno più facilmente essere utilizzate anche in un periodo successivo.
Lo stesso Parlamento è congelato nei fatti e sono possibili nuovi forti cambiamenti politici.
Le destre sono pronte ad utilizzare la situazione che si sta determinando, avanzando da una parte richieste popolari (chiusura delle attività) e dall’altro promettendo alla borghesia massicce riduzioni fiscali.
2. Il ruolo della Confindustria e di tutto il padronato è stato criminale fin dall’inizio di questa drammatica vicenda. Fin dall’inizio è intervenuta per impedire che il governo prendesse misure più drastiche e su territori più ampi (rispetto alla prima zona rossa), al fine di difendere le “normali” attività produttive; così facendo l’epidemia ha potuto a svilupparsi in forme più estese e tragiche proprio nei territori più industrializzati del paese. Fin dall’inizio c’è stato dunque un governo formale, ma un altro governo di fatto, quello reale della Confindustria che ha sempre condizionato ed anche dettato l’agenda delle scelte sanitarie e sociali.
L’incontro tra Confindustria e sindacati, imposto dalla prima ondata di lotte operaie, si è tradotto in un accordo fasullo, una vera vergogna che ha avallato la totale libertà di manovra degli imprenditori e lasciato le/i delegati e le lavoratrici e i lavoratori nei luoghi di lavoro privi di qualsiasi strumentazione, non solo quella sanitaria, ma quella politica sindacale per difendere la loro salute, ma anche quella di tutta la popolazione possibile solo interrompendo l’attività produttiva.
Gli avvenimenti degli ultimi giorni hanno rivelato a un pubblico più largo il ruolo criminale della Confindustria: la sera Conte annuncia un decreto di chiusura di tutte le attività non essenziali sotto l’impatto della strage in corso e delle pressanti richieste dei sindaci locali e la mattina dopo l’organizzazione padronale interviene con una lettera ignobile a cui il governo si piega cambiando totalmente gli assetti del decreto annunciato. E’ questa per altro la dimostrazione di quale sia la natura del governo targato PD e 5 Stelle.
Il risultato è stato che tutti i provvedimenti sono arrivati sempre tardi, male e insufficienti.
Borghesia, media unificati, giornalisti di ogni risma, cantanti ed anche qualche artista per nascondere le responsabilità ed una situazione insostenibile hanno costruito come in ogni guerra una nauseante campagna ideologica nazionalista e patriottica. Come abbiamo scritto in un articolo “capitalismo e nazionalismo non vanno mai in quarantena”.
3. In questo quadro cupo è riemerso per fortuna il protagonismo dei lavoratori, con le loro mobilitazioni dal basso e le lotte per difendere la loro condizione materiale e la loro salute con la richiesta della chiusura delle attività; siamo di fronte a un risveglio, se pure ancora incerto, della coscienza di classe. E’ un fatto molto importante, decisivo per avere qualche speranza sull’evoluzione di questa crisi drammatica.
Naturalmente questo è il frutto anche del lavoro delle avanguardie del sindacalismo di classe.
Va segnalato con forza come le/i militanti dell’area sindacale di opposizione in CGIL siano state/i punto di riferimento per tante/i altre/i delegate/i CGIL, smarrite/i di fronte alle scelte delle direzioni sindacali e come l’area si stia rafforzando acquisendo una ben più larga credibilità.
Un ruolo importante in numerose mobilitazioni che si sono prodotte l’hanno giocato anche le/i militanti delle organizzazioni sindacali di base.
Da rilevare anche le differenze che si sono prodotte tra alcune direzioni regionali sindacali e le direzioni nazionali di CGIL CISL e UIL.
Il nostro primo compito è di aiutare e di alimentare al massimo questa capacità di iniziativa dei militanti di classe nei luoghi di lavoro per costruire le lotte e gli scioperi per la difesa della salute e per sedimentare i nuovi livelli di coscienza politica che possono manifestarsi in una fase di crisi politica così acuta.
4. La diffusione dell’epidemia si è abbattuta su un sistema sanitario nazionale pubblico fortemente indebolito dai tagli finanziari, dalla riduzione del personale e dalla chiusura di interi ospedali; l’intero sistema è vicino al collasso. In meno di dieci anni, dal 2010 al 2016, sono stati abbattuti 70.000 posti letto, chiuse 175 unità ospedaliere, ridotte le Asl da 642 negli anni Ottanta a 101 nel 2017. Tutto a vantaggio della sanità privata e dell’industria sanitaria delle assicurazioni, che non proteggono dalle pandemie. Questa è la verità che non viene detta preferendo i media esaltare gli operatori sanitari come eroi, quelli stessi che fino a ieri sono stati mal considerati e male trattati.
Non solo non si riesce a garantire una cura adeguata a tutti i malati prodotti dall’epidemia, ma si sono ridotti drasticamente gli interventi e l’attività sanitaria relativa a tutte le altre patologie che continuano ad essere ben presenti, per non parlare dei sistemi di prevenzione. Anche se, cosa ben difficile, si tornasse alla “normalità” precedente in tempi relativamente rapidi, ci si troverebbe di fronte a una struttura profondamente sconvolta, impossibilitata a garantire i servizi del passato. Solo radicali investimenti e una nuova pianificazione sanitaria nazionale pubblica permetteranno di affrontare gli enormi problemi con speranza di successo.
La lavoratrici e i lavoratori del settore sono quindi sottoposte/i a carichi di lavoro infermali e prolungati senza adeguate protezioni e senza la possibilità di riposi adeguati per poter affrontare i compiti che hanno davanti. La retorica del fronte, della guerra da combattere serve in primo luogo a coprire le responsabilità dei tanti (capitalisti, politici, giornalisti e sicofanti) che sono responsabili di questa situazione.
Ma anche altri settori di lavoratrici e lavoratori sono sottoposti a un lavoro in situazioni di pericolo sanitario e di stress, tra cui in primo luogo quelle/i dei supermercati e delle poste, che non a caso hanno dato vita in questi giorni a proteste e scioperi. Dobbiamo sapere quindi tenere conto delle diverse condizioni del mondo del lavoro, dei tentativi della borghesia e dei media di dividerli tra loro, in particolare quelle/i della scuola, della necessità di articolare le parole d’ordine e le rivendicazioni.
5. Potremo quindi riassumere in questo modo le rivendicazioni:
- Chiusura vera di tutte le produzioni e le attività e i servizi non assolutamente necessari, a partire dall’industria militare.
- Il governo deve fare un nuovo decreto che sani gli errori e cancelli la vergognosa licenza di uccidere che viene lasciata ai padroni presente nel decreto e l’incredibile norma che garantisce il totale proseguimento delle produzione nell’areo spazio e per la difesa, cioè degli armamenti.
- Mantenimento del salario per tutte le lavoratrici e lavoratori coinvolti nella chiusura delle attività
- Reddito di quarantena per tutti i precari e per tutti i lavoratori autonomi impossibilitati a lavorare in questo periodo.
- Garanzia di salario per coloro che devono restare a casa per la cura dei bambini e dei vecchi.
- Blocco totale dei licenziamenti sine die.
- Misure straordinarie per salvare la condizione dei più deboli, i senza casa, i detenuti, ecc.
- Individuazione delle iniziative da intraprendere per tutelare le donne dalla violenza maschile che potrà ancora crescere in relazione alla situazione di confinamento nelle case.
- Messa in sicurezza di tutti coloro che operano nei servizi essenziali a partire dalla sanità (significa strutture , materiali e numero di personale adeguati, ecc.).
- Distribuzione del materiale medico di protezione e test gratuiti per tutta la popolazione
- Messa sotto controllo pubblico dell’industria farmaceutica, e requisizione delle cliniche private.
- Messa in cantiere di un vasto piano nazionale di rilancio del servizio pubblico nazionale, grazie a grandi investimenti, massicci assunzioni di personale, fine del blocco di accesso alla facoltà di medicina, ecc.
- Cancellazione totale di ogni progetto di autonomia differenziata regionale.
- Fine definitiva del patto di stabilità e di tutti gli accordi liberisti che impongono la precarietà, cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione.
Tutto le misure proposte richiedono molte risorse ed investimenti che non possono essere sostenuti solo ricorrendo al debito, che certo è possibile utilizzare, ma che qualcuno domani vorrà far pagare ancora una volta alle classi lavoratrici. Paghino coloro che non hanno mai pagato attraverso:
- un taglio drastico delle spese militari, a partire dalla cancellazione dei finanziamenti per gli aerei F35;
- una patrimoniale che permetta di disporre subito di grandi risorse;
- la ridefinizione delle aliquote IRPEF garantendo una forte progressività proporzionale al reddito delle imposte;
- la cancellazione delle riduzioni fiscali per le imprese che tanto hanno colpito le casse dello stato negli ultimi 15 anni.
Siamo minacciati anche da una grande crisi economica. Le istituzioni europee e la BCE europea, come per altro il governo americano e la FED pensano di intervenire massicciamente per foraggiare le imprese e le banche per attenuare i colpi della crisi e rilanciare l’economica capitalista ( leggi l’articolo di Marco Parodi).
Serve un progetto alternativo, un grande piano sociale ed economico, un progetto ecosocialista per il rilancio complessivo della società, per garantire l’occupazione, il reddito e i i servizi necessari a tutte e tutti.
Serve o un nuovo forte intervento pubblico, servono delle strutture economiche pubbliche, controllate dai lavoratori che possano farsi carico di questo compito gigantesco in funzione delle esigenze della popolazione e non dei profitti.