Medici e infermieri, li chiamano angeli bianchi, ne fanno carne da cannone.
di Armando Morgia
Con la solita ipocrisia di cui si ammanta la politica italiana, si continuano a definire i medici e tutto il personale sanitario, impegnato nella lotta al corona virus, come gli angeli in camice bianco.
La verità è un’altra, quella di un utilizzo di queste lavoratrici e lavoratori come la fanteria al fronte durante la prima guerra mondiale, come Carne da Cannone.
Non dimentichiamo infatti come solo due anni fa due infermieri, proprio dello Spallanzani, denunciarono, a Radio Onda Rossa, la Regione Lazio come responsabile del disfacimento del Sistema Sanitario Pubblico nel Lazio (carenza di organico, tagli ai posti letto, finanziamenti alla Sanità Privata) e criticavano le scelte gestionali e politiche della Direzione generale dello Spallanzani.
La risposta agli angeli bianchi da parte della direzione generale dello Spallanzani fu una sanzione disciplinare “esemplare”: 4 mesi di sospensione dal lavoro senza retribuzione e una denuncia penale alla Procura della Repubblica per diffamazione aggravata.
Fortunatamente proprio il 3 marzo scorso il tribunale di Roma si è pronunciato, in primo grado, condannando lo Spallanzani a pagare gli stipendi per i 4 mesi di sospensione, a pagare le spese legali e a risarcire la Federazione Cobas che da subito li ha difesi e non li ha lasciati soli.
Ma la musica oggi non cambia, per tutti i lavoratori della sanità mancano mascherine, camici idrorepellenti, occhiali protettivi, cuffie, continuano ad essere lasciati senza le necessarie protezioni individuali, e prova ne è che oggi si stima che circa il 10% delle persone colpite dal virus sia personale sanitario, per un numero assoluto di circa 3.500 unità.
Anche gli stessi decreti del governo, che solo tardivamente stanno fermando la produzione non essenziale, continuano a farne carne da cannone, stabiliscono, che “i lavoratori sanitari sospendono la loro attività solo nel caso di sintomatologia respiratoria o esito positivo per covid-19”, decretandone ogni sacrificio.
Siamo un paese capace ogni anno di aumentare le spese militari, con la giustificazione della necessità di difesa di fronte un ipotetico attacco esterno, ma che è indifeso di fronte ad una emergenza sanitaria. Anche qui la verità è che uno dei motivi del finanziamento delle spese militari è la difesa degli interessi nazionali del capitale, come nelle missioni estere dove l’esercito italiano fa la guardia del corpo agli interessi dell’Eni.
Esiste una responsabilità politica chiara se oggi migliaia di sanitari sono malati e rischiano di ammalarsi, esiste una chiara responsabilità politica se nonostante il loro sforzo immane il sistema sanitario va verso il collasso, una responsabilità di tutti quei governi, che da decenni, in nome del contenimento della spesa pubblica hanno tagliato la sanità pubblica e finanziato quella privata.