Contro il golpe imperialista, solidarietà internazionalista con gli sfruttati e gli oppressi in Venezuela
Con la mozione sulla situazione in Venezuela, avviamo la pubblicazione dei documenti approvati al II Congresso nazionale di Sinistra Anticapitalista, svoltosi a Chianciano dall’8 al 10 febbraio 2019
Lo scontro politico in Venezuela, inaugurato il 23 gennaio scorso con l’autoproclamazione di Juan Guaidò alla carica di Presidente, sta rapidamente precipitando.
Pilotato dagli Stati Uniti, il sedicente presidente ha incassato subito il sostegno del premier argentino Macrì, di quello brasiliano Bolsonaro, e poi di gran parte dei capi di stato latinoamericani ed europei, nonché della stessa Unione Europea.
Nel nostro Paese Guaidò raccoglie il sostegno del presidente Mattarella e dei partiti della Nato, dal Pd alla Lega, mentre resta contraddittoria e balbettante la posizione del premier Conte e del M5s.
Il tentativo di golpe messo in atto da parte della destra venezuelana e l’attacco imperialista è mosso dall’odio nei confronti di un’esperienza nata nel solco di un processo di emancipazione popolare, e dalla volontà di accaparrarsi il controllo delle fonti petrolifere del paese, sconfiggendo le mire della Russia e della Cina, che hanno sostenuto dapprima il governo Chavez, poi quello Maduro con forniture di armi e finanziamenti, in chiave antiamericana, nel quadro dello scontro inter-imperialista globale.
La nostra intransigente opposizione alle manovre golpiste non ci fa però affatto esaltare il governo Maduro, non ci spinge a cadere nella falsa alternativa “o con Maduro, o con i golpisti”. Schierarsi risolutamente contro il golpe imperialista non significa sostenere politicamente il presidente venezuelano e la sua compagine governativa. Sarebbe un approccio foriero di disastri, basato su una visione complottista e manichea, che esclude dall’analisi una valutazione concreta della condizione di vita delle classi popolari e del loro stato d’animo.
La grave situazione sociale dei lavoratori e di ampli settori impoveriti del paese non è solo il frutto delle sanzioni imperialiste, ma è anche responsabilità del governo Maduro: la completa dipendenza della politica sociale dal prezzo del petrolio, il continuo pagamento del debito estero, le concessioni alle multinazionali minerarie, l’assenza di un vero controllo sui capitali, di un monopolio del commercio estero, l’accesso alla divisa estera (dollari) concesso alle imprese senza alcun controllo, la mancanza di ogni reale partecipazione e controllo popolare nei settori strategici statalizzati, nei quali si è sviluppata e ha proliferato una nuova borghesia di origine statale e militare. L’insieme della nuova borghesia ha così formato uno strato privilegiato, ampiamente corrotto, caratterizzato dalla paura di perdere i privilegi, che mostra una dinamica sociale propria che sta corrodendo il processo bolivariano dall’interno.
Sta venendo meno il ruolo degli organismi di gestione e di controllo democratico da parte dei lavoratori e delle lavoratrici, delle stesse Comunas, oggi spesso ridotte ad involucri senza vita, mentre il sindacato unico “chavista” si va trasformando in una potente cinghia di controllo sociale del PSUV e del suo governo.
Ampi settori “chavisti” critici o della sinistra anticapitalista e rivoluzionaria da anni denunciano questa situazione, propongono soluzioni e provano a organizzare i lavoratori e le lavoratrici in modo indipendente dal governo e dallo Stato.
Il combattere il tentativo di colpo di Stato della destra reazionaria venezuelana non ci fa rinunciare a valorizzare e sostenere queste forze, che lottano per preservare e approfondire le conquiste del processo bolivariano attraverso il protagonismo democratico e rivoluzionario delle masse lavoratrici. Naturalmente la condizione per preservare e approfondire quelle conquiste è la sconfitta del tentativo di golpe.
Per tutte queste ragioni ci schieriamo risolutamente a difesa del diritto di autodeterminazione del popolo venezuelano e del suo diritto a scegliere il proprio governo, cioè contro la santa alleanza imperialista che sostiene il fantoccio Guaidò. Senza la sconfitta di questo tentativo, il continente latinoamericano verrà cacciato indietro di decenni, e altre esperienze sarebbero ancora più assediate e in pericolo.
E all’interno del Venezuela, una vittoria delle destre e dell’imperialismo ridurrebbe per un lungo periodo al lumicino ogni possibilità di organizzazione indipendente della classe lavoratrice, impedirebbe ogni conquista democratica e si aprirebbero le porte al peggiore autoritarismo.
È per questo che ci uniamo a tutte le forze rivoluzionarie, progressiste e democratiche nella mobilitazione internazionale contro questo nuovo intervento imperialista, impegnandoci ad approfondire, al tempo stesso, i rapporti con quei settori politici che, in Venezuela, oggi lottano per una svolta anticapitalista e rivoluzionaria contro la burocrazia statale e la boliborghesia.