Nessuna tregua alle lotte, nessun regalo a Macron
Proponiamo un articolo di approfondimento che fa il punto sullo stato del movimento di massa dei Gilet gialli in Francia. Sebbene l’articolo sia stato pubblicato sul sito del Nuovo Partito Anticapitalista la settimana scorsa, mantiene intatto il suo interesse poiché offre spunti di discussione e dibattito su alcuni temi strategici di primaria importanza per il possibile sviluppo del movimento di massa in una direzione chiaramente anticapitalista
di Antoine Larrache (Nuovo Partito Anticapitalista – Francia)
Trad. di Gigi Viglino
Il bilancio del fine settimana testimonia di un riflusso su scala nazionale del movimento dei Gilet gialli. Ma la cosa non cancella la profondità della rabbia, il radicamento della contestazione e la necessità di un intervento militante per costruire la mobilitazionecontro il governo.
Le manifestazioni del 15 dicembre sono state ovunque ridotte rispetto ai fine settimana precedenti, anche se non si può credere per niente alle cifre fornite dallo Stato. Domenica e lunedì, anche i blocchi erano meno numerosi che nelle settimane precedenti. Ma si sarebbe sbagliato dare per morta la mobilitazione, che ha dimostrato la sua capacità di riprendere slancio e di rinnovarsi.
In realtà, la rabbia non è stata ridotta dagli annunci di Macron e di Philippe. La repressione ha certamente scoraggiato alcun/e/i manifestanti, ma molti blocchi sono stati mantenuti, modificati, rilanciati. Il governo, per bocca di Castaner, ha annunciato la sua volontà di romperli questa settimana, per farla finita con il movimento, ma la repressione potrebbe ugualmente produrre l’effetto opposto, poiché dimostrerà che il governo in realtà agisce all’opposto della sua dichiarata volontà di «dialogo».
I problemi politici del movimento
Il bilancio degli ultimi dieci giorni è in particolare quello di un fallimento, che si spera temporaneo, del legame tra il movimento dei Gilet gialli e il movimento operaio organizzato. Gli appelli sindacali all’ 8, 14 e 15 sono stati molto limitati, per non parlare della presa in giro dell’appello della CGT a scioperare il 18 dicembre, assolutamente non diffuso né realmente organizzabile nei luoghi di lavoro. Spesso sono i settori più precari della classe operaia a mobilitarsi, pur non riuscendo, in questa fase, a smuovere le grandi strutture e a passare essi stessi allo sciopero.
Riguardo alle scuole superiori, la constatazione è analoga, poiché sono gli istituti dei dei quartieri più popolari a mobilitarsi, senza però riuscire a costruire una forte struttura né a coinvolgere quelli che raccolgono i settori che normalmente hanno una superiore capacità organizzativa. Le mobilitazioni studentesche sono state forti ma non riescono a solidificarsi e ad estendersi.
Dall’aspirazione democratica al dirottamento istituzionale.
Questa settimana è stata condotta un’offensiva per spostare la mobilitazione dal terreno della lotta verso quello della delega al potere. Sin dall’inizio, il movimento ha espresso una grande aspirazione democratica, affinché quelli e quelle in basso potessero decidere. Diverse forze politiche hanno utilizzato questa impostazione come sostegno per proporre iunreferendum di iniziativa cittadina (RIC) come sbocco al movimento nel contesto delle difficoltà della sua costruzione. In occasione dei blocchi, il referendum è molto spesso presentato come un modo di discussione e decisione a partire dal livello locale … mentre per i partiti istituzionali sarà quasi l’opposto, una nuova modalità referendaria per offrire alla popolazione l’illusione di poter decidere.
Per decidere, per agire, bisogna necessariamente conoscere i dati che consentono di fare delle scelte: aprendo i libri contabili delle imprese, abolendo il segreto bancario e commerciale, avendo la possibilità di controllare l’attività degli eletti e di revocarli, avendo veramente il tempo e i mezzi per organizzare discussioni e possibilità di decisioni democratiche, inclusa la messa in discussione del potere padronale nelle imprese.
Nel momento in cui movimento si concentrava sul potere d’acquisto e sulle dimissioni di Macron, il ruolo assunto dal RIC, pur traducendo in modo deformato l’importanza delle questioni democratiche, dava il segno di una mobilitazione in cerca, nel quadro del suo riflusso e della pressione istituzionale, di una nuova e più realizzabile prospettiva. Come ogni mobilitazione, neanche questa sfugge ai flussi e riflussi della coscienza, e, in assenza di prospettive generali, la situazione attuale può essere favorevole al ritorno di pregiudizi nazionalistici nel movimento, come si è visto in alcune circostanze.
Costruire, proporre prospettive
Questi elementi non devono farci dimenticare che il movimento al quale assistiamo da più di un mese, è senza precedenti per il suo carattere politico, poiché corrisponde a un punto di rottura, all’esplosione di una crisi latente che va oltre i Gilet gialli, coinvolgendo tutto il proletariato.
È dunque fondamentale continuare a sostenere e a costruire la mobilitazione in quanto espressione di rivolta della nostra classe sociale. Una rivolta che si prolungherà oltre sabato e che proseguirà nel 2019. Non cedere un millimetro alle correnti di estrema destra o a quanti propongono soluzioni istituzionali, mantenere i blocchi e le manifestazioni, costruire le mobilitazioni specifiche sui salari, contro la riforma dell’istruzione superiore e la selezione, ecc.
Infine, dobbiamo trarre un bilancio di fase di questa lotta contro Macron e il suo mondo: per ottenere vittorie reali e farla finita con Macron e il suo governo, se da un lato è possibile prendere in considerazione combinazioni tra diverse modalità di azione, dall’altro non esistono scorciatoie rispetto alla costruzione della più ampia unità d’azione e dello sciopero generale. I prossimi giorni ci daranno ancora l’occasione di andare in questa direzione: le mobilitazioni del 22 dicembre, o dell’inizio di gennaio, saranno l’occasione di continuare a proporre l’unità del mondo del lavoro, l’unità tra i Gilet gialli e il movimento operaio organizzato, la libertà di manifestare e il rifiuto della pesante repressione che si è abbattuta sul movimento, esigendo il termine delle azioni giudiziarie contro tutto il movimento.
https://npa2009.org/actualite/politique/pas-de-treve-pour-les-luttes-pas-de-cadeaux-pour-macron