Pensioni, Cgil. Per lo sciopero generale si aspetta il governo il centro-destra
di Eliana Como
Errare è umano, perseverare, invece, è diabolico. Si potrebbe dire così delle scelte dell’attuale gruppo dirigente della Cgil sulle pensioni, se non fosse che la linea politica di una organizzazione come la Cgil non va avanti per errori accidentali, ma per scelte politiche precise e consapevoli.
C’è un che di perverso e diabolico, però, quello sì, nel ripetere valutazioni e comportamenti che, in tutta evidenza, vanno contro la propria base e da essa non sono condivise.
Non c’è lavoratore e lavoratrice che non rimproveri alla Cgil di non aver fatto niente del 2011, quando il governo Monti fece approvare la riforma Fornero. Quasi non c’è assemblea in cui non esca fuori questa critica. E a dire il vero, nemmeno nel gruppo dirigente nazionale della Cgil c’è chi che abbia il coraggio di rivendicare a viso aperto quelle scelte, salvo gli irriducibili più realisti del re (anzi della regina).
D’altra parte, da allora, il sistema previdenziale italiano è il peggiore d’Europa. Soltanto in Italia e in Grecia si deve aspettare di avere 67 anni per andare in pensione. E soltanto in Italia, esiste un meccanismo senza fine di innalzamento automatico dell’età in funzione della speranza di vita. La legge Fornero ha di fatto cancellato le pensioni di anzianità, non a caso rinominandole “pensioni anticipate”. Talmente anticipate (già oggi sfiorano i 43 anni anni di lavoro per gli uomini) che a regime verranno di fatto assorbite da quelle di vecchiaia. Per non parlare dell’età pensionabile delle donne, passata in sei anni da 60 a 67 anni. E del sistema di calcolo, diventato ormai per tutti contributivo.
Difficile non ammettere che le tre ore di sciopero contro quella contro-riforma siano ancora una ferita aperta nel mondo del lavoro. Anche perché da allora, se si esclude lo sciopero generale contro il Jobs act del 12 dicembre 2014 (in palese ritardo, visto che la riforma era già stata approvata pochi giorni prima dal Parlamento), non è stato fatto niente per invertire la rotta. Si è appunto perseverato!
E si continua a farlo. La Cgil continua a perseverare nelle proprie scelte sbagliate. Anche in questo autunno, che avrebbe potuto essere, invece, l’occasione per invertire la linea, riaprire la vertenza sulle pensioni e lanciare finalmente una mobilitazione per abrogare la legge Fornero, visto che siamo a ridosso dello scatto automatico che porterà l’età pensionabile ad aumentare ancora.
La verità è che pochi nel gruppo dirigente nazionale rivendicherebbero in una assemblea di aver fatto bene nel 2011 a fare solo tre ore di sciopero, ma quasi tutti, di fatto, rifarebbero esattamente la stessa scelta.
Così ci ritroviamo di nuovo qui. A metà novembre, con una legge di bilancio in via di approvazione, la patetica farsa delle mansioni usuranti, il disastro dell’APE e del silenzio-assenso sulla previdenza complementare. Un ministro dell’economia che avverte senza mezzi termini che la Fornero non si tocca perché ne va della credibilità dell’Italia in Europa (sic!). E una piattaforma unitaria sulle pensioni approvata non si sa come tre anni fa, talmente stantia che non se la ricordano più nemmeno due delle organizzazioni firmatarie, Cisl e Uil, già pronte a condividere la finanziaria del Governo (è ancora possibile che la Uil si sfili all’ultimo minuto, ma comunque troppo tardi per modificare il perimetro su cui si è svolta la discussione al tavolo).
E infine la Cgil, che dichiara dissenso e disapprovazione, sgomento e furore, ma non fa niente! Ad oggi ancora non se ne parla di sciopero generale. Al massimo una manifestazione di sabato a inizio dicembre e poi si vedrà. Magari anche stavolta arriverà pure lo sciopero generale della Cgil. Di nuovo, come nel 2014, a legge approvata. Uno sciopero, se mai sarà, che non potrà a quel punto che essere di testimonianza.
O forse di ammonimento. Ammonimento al futuro governo, che con qualche probabilità potrebbe essere di centro-destra: attenzione, cari miei, che la partita sulle pensioni non è affatto chiusa! Mica penserete davvero che si possa lavorare fino a 67 anni! Siamo pronti a dare battaglia. Stiamo solo aspettando che cambi la maggioranza di governo…