L’alternativa all’austerità secondo la Piattaforma di sinistra di Syriza

Pubblichiamo la dichiarazione (in versione abbreviata) che la Piattaforma di sinistra ha presentato alla riunione del gruppo parlamentare di Syriza lo scorso 10 luglio. Nella confusione che regna nella sinistra italiana, ci pare importante sottolineare come il dissenso in Syriza sia ampio, tanto che 32 parlamentari si sono espressi criticamente nella votazione sul piano presentato da Tsipras che si è tenuta nella prima mattina di ieri (11 luglio). Di questi, 2 parlamentari (Ioanna Gaitani di DEA e Elena Psarea del Red Network) hanno votato NO, 8 si sono astenuti (tra cui il ministro dell’Energia, Panagiotis Lafazanis e la presidente del Parlamento Zoe Konstantopoulou, 7 si sono assentati non partecipando deliberatamente alla votazione e 15 hanno votato SI specificando che lo avrebbero fatto solo per non far mancare la maggioranza di governo, pur essendo contrari nel merito alla proposta di Tsipras e alle politiche di austerità in essa contenute.

Vedi anche il video con le dichiarazioni a caldo di Sotiris Martalis (DEA – Syriza).

La traduzione in inglese è di Stathis Kouvelakis, traduzione italiana di Gigi Viglino.


In questo momento cruciale, il governo di Syriza non ha altra scelta che respingere il ricatto delle «istituzioni» che cercano di imporre un programma di austerità, deregolamentazione e privatizzazioni.

Il governo deve dichiarare alle «istituzioni» e proclamare al popolo che, anche all’ultimo minuto, in assenza di un compromesso positivo, riflesso in un programma che ponga fine all’austerità, fornisca sufficiente liquidità all’economia, porti alla ripresa economica, e includa un’importante cancellazione del debito, è pronto a seguire una via progressista alternativa, che metta in discussione la presenza del nostro paese nell’eurozona, interrompendo nel contempo il rimborso del debito.
Al fine di fronteggiare le pressioni e le pretese inaccettabili dei creditori, il processo che potrebbe portare la Grecia fuori dall’eurozona è un’iniziativa seria e complessa, che avrebbe dovuto essere preparata sistematicamente dal governo e da Syriza. Tuttavia, a causa dei tragici ostruzionismi che sono prevalsi nel governo e nel partito, questo non è stato fatto.

Nondimeno, anche ora il governo può e deve rispondere al ricatto delle «istituzioni» ponendo la seguente alternativa: o un programma senza ulteriore austerità, che fornisca liquidità e porti alla cancellazione del debito, o uscita dall’euro e insolvenza sul rimborso di un debito ingiusto e insostenibile.

Se è richiesto dalle circostanze, anche adesso il governo ha la possibilità e il minimo di liquidità necessaria per realizzare un programma di transizione alla moneta nazionale, che permetterà di adempiere ai suoi impegni verso il popolo greco, e in particolare di adottare le seguenti misure:

1. La radicale riorganizzazione del sistema bancario, la sua nazionalizzazione sotto il controllo sociale, e il suo riorientamento verso la crescita.

2. Il totale rigetto dell’austerità fiscale (avanzi primari e bilanci in pareggio) per affrontare efficacemente la crisi umanitaria, rispondere ai bisogni sociali, ricostruire lo stato sociale, e portare l’economia fuori dal circolo vizioso della recessione.

3. L’attuazione delle procedure iniziali che portino all’uscita dall’euro e alla cancellazione della maggior parte del debito. Ci sono scelte assolutamente gestibili che possono portare a un nuovo modello economico orientato verso la produzione, la crescita, e il cambiamento nel rapporto sociale di forze a favore della classe lavoratrice e del popolo.

L’uscita dall’eurozona nelle condizioni presenti è un processo difficile ma fattibile che permetterà al paese di seguire una via diversa, lontano dai programmi inaccettabili inclusi nel pacchetto Junker.

Dobbiamo mettere in rilievo che l’uscita dall’euro non è un fine in sé, ma il primo passo in un processo di cambiamento sociale, di recupero della sovranità nazionale e di un progresso economico che combini crescita e giustizia sociale. È parte di una strategia globale basata sulla ricostruzione produttiva, lo stimolo agli investimenti, e la ricostituzione dello stato sociale e della legalità.

Di fronte al comportamento intransigente dei creditori, il cui scopo è costringere il governo di Syriza alla resa totale, l’uscita dall’euro è una scelta giusta politicamente ed eticamente.

Infine, l’uscita dall’euro è una via che include lo scontro con potenti interessi nazionali e stranieri. Per questo, il fattore più importante per affrontare le difficoltà che sorgono è la determinazione di Syriza a realizzare il suo programma, traendo forza dal sostegno popolare.

Più nello specifico, alcuni degli aspetti positivi dell’uscita comprendono:

  • Recupero della sovranità monetaria, che significa riprendere automaticamente la capacità di fornire liquidità all’economia. Non c’è alcun altro modo di tagliare il cappio della Banca Centrale Europea sulla Grecia.
  • L’elaborazione di un piano di sviluppo basato su investimenti pubblici, che però permetterà in parallelo investimenti privati. La Grecia ha bisogno di un rapporto nuovo e produttivo tra i settori pubblico e privato per mettersi sulla via di uno sviluppo sostenibile. La realizzazione di tale progetto diventerà possibile quando sarà ristabilita la liquidità, combinata con il risparmio nazionale.
  • Riprendere il controllo del mercato interno dai prodotti importati rivitalizzerà il ruolo delle piccole e medie imprese, che rimangono la spina dorsale dell’economia greca. Nello stesso tempo, le esportazioni saranno stimolate dall’introduzione della moneta nazionale.
  • Lo Stato sarà liberato dalla stretta soffocante dell’Unione Monetaria Europea per quanto riguarda la politica fiscale e monetaria. Sarà in grado di produrre una consistente liberazione dall’austerità senza restrizioni irragionevoli sulla fornitura di liquidità. Questo darà anche la possibilità allo Stato di adottare misure che porteranno giustizia fiscale e ridistribuzione della ricchezza e del reddito.
  • La possibilità di una crescita accelerata, dopo i difficili mesi iniziali. Le risorse che sono diventate inattive durante i sette anni di crisi possono essere mobilitate rapidamente per invertire la disastrosa politica dei memorandum, se c’è una sufficiente liquidità e uno stimolo alla domanda. Questo aprirà la possibilità di un sistematico declino della disoccupazione e un aumento del reddito.
  • Infine, lasciando l’UME, la Grecia non diventerà meno europea, seguirà una via diversa da quella seguita dai paesi del nucleo centrale dell’Unione Europea, un’opzione che è già molto avanzata in paesi come la Svezia e la Danimarca. L’uscita dall’UME, non solo non isolerà il nostro paese ma, al contrario, gli consentirà di acquisire un nuovo ruolo sulla scena internazionale. Un ruolo basato sull’indipendenza e la dignità, molto diverso dalla posizione di un insignificante paria, come imposto dalle politiche neoliberiste dei memorandum.

Il processo di uscita dall’UME richiede naturalmente un corso di legittimazione politica e un attivo sostegno popolare. Il referendum ha dimostrato la volontà del popolo di rigettare una volta per tutte l’austerità indipendentemente dalle sfide lanciate dalle classi dominanti nazionale e straniera.

È ora chiaro che il nostro governo è stato essenzialmente costretto a uscire dall’euro a causa del rifiuto finale dell’UE di accettare proposte ragionevoli di alleviamento del debito, di abolizione dell’austerità, e di salvezza dell’economia e della società greche, come dimostrato dal nuovo ultimatum mandato dopo il referendum.