Abuso di potere al casello, sequestrati dalla polizia mentre andavano al corteo di Roma
La denuncia di USB Massa-Carrara: «Una velina diffusa prima che venissimo fermati. Chi ha passato la notizia alle agenzie di stampa nazionali?»
MASSA – Usb Massa-Carrara dopo i fatti di sabato, indice una conferenza stampa. A parlare per primo e a raccontare quanto accaduto è Elia Buffa. Questa la sua cronaca: «Sabato alla manifestazione di Roma è successo un episodio gravissimo che crediamo debba essere denunciato pubblicamente. Abbiamo l’esigenza di descrivere i fatti di quello che abbiamo subito, un vero e proprio abuso di polizia repressivo architettato per non farci raggiungere la manifestazione oceanica in solidarietà al popolo palestinese e per intimidirci, ma da questo punto di vista non ci ha minimamente spaventato, anzi siamo ancora più determinati. Da Massa siamo partiti in tantissimi dopo giornate piene di mobilitazioni, manifestazioni spontanee e blocchi. Siamo partiti con due pullman da 54 insieme a diverse auto per raggiungere il corteo oceanico di Roma. Arrivati al casello di Roma Nord i pullman come gli altri sono stati fermati, come è normale che accada, c’è stata una prima perquisizione del pullman dove di fatto non è stato trovato niente di compromettente: sono stati sequestrati due striscioni, usati come asta di bandiera, e due canne da pesca anche quelle usate come aste per le bandiere. Questo era il contenuto del sequestro. Siamo stati fatti risalire sul pullman senza neanche ci avessero preso i documenti come invece prevederebbe la procedura».
«Quindi fatta una prima perquisizione – prosegue il racconto – ci hanno fatti risalire, poi siamo stati fatti scendere una seconda volta ed è stata fatta una seconda perquisizione anche questa non ha trovato niente e lì la situazione diventa strana: ci viene chiesto di risalire e ci dicono che un pullman può proseguire e che invece l’altro pullman deve seguire un blindato. Ma noi abbiamo un principio di solidarietà: si parte e si torna tutti insieme, per cui anche il primo pullman ha seguito il secondo pullman scortato da un blindato, una macchina della polizia e una macchina che non siamo riusciti a identificare. Veniamo informati dalla responsabile dell’ordine pubblico, su nostra pressione perché non volevano dirci dove eravamo diretti, che saremmo stati scortati fino al punto di ritrovo della manifestazione. Sul pullman, lo ricordo, avevamo anche minori e persone anziane. Quindi rimontiamo sul pullman e pensiamo di dirigerci verso il punto di concentramento ma ci accorgiamo che non era quella la direzione che avevamo preso. Di fatto è un sequestro di persona, veniamo diretti verso un luogo che non conosciamo e presto capiamo che ci stiamo dirigendo verso un centro di detenzione per immigrati. A quel punto su consiglio dei nostri legali scendiamo dal pullman lì dove eravamo. Scopriamo quindi che insieme a noi è fermata anche una macchina di compagni di Perugia a cui avevano trovato un kit di pronto soccorso, perché erano addetti al servizio primo soccorso all’interno della manifestazione».
«Allora a quel punto vogliamo sapere dove ci stavano portando e solo allora ci viene detto che saremmo stati portati verso un centro di detenzione, che saremmo stati tutti schedati e che sarebbero stati presi dei provvedimenti nei nostri confronti. Allora ci rifiutiamo di proseguire, chiamiamo i nostri avvocati che contattano la Questura. C’è un legal team a livello nazionale oltre ai nostri legali di movimento. Li contattiamo e oltre a queste telefonate chiamiamo anche la struttura sindacale, il dirigente nazionale di Usb che chiama la Digos e comunica dalla testa del corteo di questo abuso di polizia. Inoltre abbiamo contattato Riccardo Ricciardi, il deputato di Massa, e postato video sui social. Senza alcuna motivazione siamo stati prima sequestrati senza dirci dove stavamo andando e senza motivazione, perché non ci era stato trovato niente di compromettente. A quel punto i nostri pullman vengono improvvisamente e per magia lasciati liberi di andare e ci dicono che possiamo tornare verso la manifestazione. Non ci hanno nemmeno chiesto i documenti: un segnale che la manovra è stata architettata ed è una manovra per farci perdere tempo e per magari spaventare chi stava sul pullman. Noi anche se siamo liberi di andare verso la manifestazione decidiamo di restare per assicurarci che anche i compagni di Perugia venissero rilasciati: a loro avevano già preso i documenti, quindi hanno raggiunto il centro di detenzione dove sono stati fermati per più di tre ore. Quindi siamo ripartiti, abbiamo raggiunto la manifestazione di Roma».
«È stato un abuso di polizia. Un altro fattore che voglio sottolineare è la questione stampa e la diffusione delle informazioni su quanto successo. Infatti mentre stavamo ancora raggiungendo il centro di detenzione, ancora prima di essere identificati e fermati, esce un articolo su Repubblica on line, evidentemente una velina visto che poi è uscito su altri giornali, in cui si dice che da Massa-Carrara sono stati fermati due autobus pieni di mazze, spranghe, maschere antigas e che ci sono 60 persone identificate con foglio di via da Roma. Questo prima che raggiungessimo il centro di identificazione: è una cosa assurda, è una falsità e noi possiamo dimostrare tranquillamente che non è così, anche perché altrimenti non saremmo qua a raccontarlo. La notizia che esce e fa tam tam è una falsità. Questo ci dà il metro di come oggi parte della stampa sia al servizio di chi ci governa che vede nelle manifestazioni pro Gaza un problema e ha paura di quanto in questi giorni sta esprimendo il nostro popolo in piazza. A dimostrazione di quello che dico, della paura su questo movimento c’è un altro fatto: noi dal pullman chiamiamo Repubblica dicendo che quella notizia era falsa, ma Repubblica non cancella l’articolo ma cancella solo Massa-Carrara mantenendo la volontà di criminalizzare il movimento visto che siamo riusciti dopo tantissimi anni, dal basso, a portare in piazza tantissime persone di ceti diversi, di età diverse, di luoghi di lavoro diversi. Ma non saranno certamente questi atti repressivi che ci potranno fermare».
Anche Gianmaria Lenelli di Usb prende la parola: «La domanda da farsi è ‘perché’? Allora facciamo veramente paura. Penso si tratti di una forma di vendetta per quanto successo nei giorni precedenti qua a Massa». Loredana Soffio è un’altra attivista presente sul pullman: «Quando noi eravamo ancora per la strada ho cominciato a vedere questo articolo che ho trovato anche su Sky News e su Roma Today ed era lo stesso identico articolo, come ci ha anche detto la giornalista di Repubblica è stato pubblicato sulla base di una velina diffusa da agenzie di stampa nazionali e sono arrivate alle redazioni prima ancora che fossimo portati da qualsiasi parte, ma loro sapevano già che 60 persone erano state portate in questura e trovate cose di ogni tipo e che avrebbero avuto il foglio di via: è gravissimo. Chi ha passato la velina alle agenzie? Questo sembrava un copione già pronto per noi, prima ancora che si fosse verificato».
[Da La voce apuana]