Venerdì sciopero e sabato corteo. Per Gaza, la Flottilla e tutti noi

La mobilitazione è permanente, si annuncia una tre giorni ancora più intensa: oggi, 2 ottobre, con altre manifestazioni locali seguite, domani, da uno sciopero generale che vede la convergenza, finalmente, di tutto il movimento della classe lavoratrice – Cgil, Usb, Cub e tutti gli altri sindacati di base (editoriale della redazione)

La Global Sumud Flotilla è stata aggredita il primo ottobre con un atto di pirateria internazionale da parte di IDF, braccio armato dello Stato di Israele nel genocidio in corso a Gaza e nella colonizzazione ulteriore della Cisgiordania. Alla notizia del primo arrembaggio, decine di migliaia di persone sono scese in piazza spontaneamente in tutta Italia. Sono stati giorni intensi in cui il baricentro dei movimenti ha trovato nei presidi permanenti, nelle assemblee popolari, lo spazio in cui seguire insieme la navigazione della flotta di solidali e, nello stesso tempo, comunicare con le città, con tutte le cittadine e cittadini, con le lavoratrici e i lavoratori, l’urgenza di mettere in campo una mobilitazione sempre più ampia e forte dopo la grande giornata dello sciopero generale del 22 settembre. Per fermare il genocidio, per il rilascio immediato delle e dei naviganti catturate/i, per spezzare le complicità economiche, politiche, accademiche con il sionismo suprematista e colonialista. Per respingere il piano di “pace” di Trump e Netanyahu, vero e proprio patto tra aggressori sulla pelle dei palestinesi.

Parole d’ordine chiare e per nulla ambigue che hanno smascherato il governo Meloni costringendo la premier, i ministri e il loro apparato di costruzione del consenso a dichiarazioni mistificanti e ad accuse tanto ridicole quanto infamanti contro chi era in mare e chi nelle piazze.

Si annuncia una tre giorni di mobilitazioni via via ancora più intense: oggi, 2 ottobre, con altre manifestazioni locali seguite, domani, da uno sciopero generale che vede la convergenza, finalmente, di tutto il movimento della classe lavoratrice – Cgil, Usb, Cub e tutti gli altri sindacati di base. E sabato 4 ottobre, la data più vicina all’anniversario dell’avvio della campagna di sterminio da parte di Netanyhau, un corteo nazionale a Roma che si preannuncia partecipatissimo.

Adesso più che mai è l’ora di bloccare tutto, un programma che risuona nelle piazze per la Palestina in tutta Europa e anche nelle manifestazioni sindacali in Francia dove l’”autunno” è iniziato prima che altrove contro i piani di austerità di quel governo. Lo sciopero è lo strumento indispensabile perché quello slogan non sia agito solo in azioni simboliche.

E’ il momento, dunque, che l’”equipaggio di terra” della Flotilla continui a generalizzare lo sciopero con le forme più varie di azione nei territori che consentano il protagonismo di tutte le generazioni, di ogni soggettività, contro ogni forma di sfruttamento generato dal neoliberismo capitalista, razzista e patriarcale.

Questo significa convergenza. Ed è il momento che la convergenza si traduca in connessioni effettive tra le vertenze sociali perché sia sempre più evidente che la nostra lotta internazionalista a fianco del popolo palestinese è non solo una questione umanitaria ma una volontà di ricomposizione tra l’indispensabile ribellione etica umanitaria alle barbarie del mondo e l’azione politica di rigetto delle oppressioni e dello sfruttamento del sistema capitalista.

Lo sciopero del 3 ottobre e le scadenze dell’autunno – a partire dalla Perugia-Assisi chiamata dalla campagna Stop ReArm Europe – contro una manovra che parlerà il linguaggio della corsa al riarmo, sono la stessa lotta. La torsione della questione palestinese e mediorientale, mentre continua in Ucraina la terribile guerra generata dall’invasione russa, sta prefigurando lo scenario di guerra in cui i governi da quelli di estrema destra (da Trump a Meloni) a quelli di centrosinistra (vedi Starmer nel Regno Unito), stanno trascinando le vite di centinaia di milioni di persone nella crisi sempre più evidente della globalizzazione capitalista e nello scontro tra le diverse potenze capitaliste. Le vertenze sociali non si devono solo sommare, si devono combinare, riconoscersi reciprocamente, producendo piattaforme che consolidino i movimenti, darsi strumenti di organizzazione dal basso nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle città, per riuscire a modificare i rapporti di forza tra le classi e costruire le condizioni e la credibilità di una reale alternativa al governo delle destre e dei capitalisti. Lo sciopero generale e generalizzato è una delle forme di questa combinazione.

I circoli e lз militantз di Sinistra Anticapitalista vogliono lavorare su queste connessioni nei territori e negli ambiti in cui sono attivз, contro ogni imperialismo, ogni forma di oppressione e sfruttamento, dentro le mobilitazioni sociali e con un forte spirito internazionalista.