Per cacciare Macron allargare il movimento e costruire lo sciopero

La giornata del “bloquons tout” è stata un successo. La sfida dei prossimi giorni è quella di costruire nei territori costruzione quel fronte sociale e politico capace di sfuggire al gioco istituzionale della risoluzione della crisi attraverso le elezioni [Comunicato del Nouveau Parti Anticapitaliste Francia]

La storia accelera, abbiamo già quasi dimenticato Bayrou, relegato nel dimenticatoio dalla bocciatura della mozione di fiducia all’Assemblea. Senza maggioranza e senza alleati, Macron è stato costretto a nominare Lecornu, uno dei suoi fedeli, proveniente dalla destra, omofobo dichiarato e ministro dal 2017. Nominandolo, Macron calcola che non sarà censurato dal RN.

La giornata del 10 settembre è stata un successo: fin dall’alba e per tutto il giorno la mobilitazione è stata massiccia: 30.000 a Tolosa, 15.000 a Rennes, 10.000 a Montpellier, 10.000 a Strasburgo, 8.000 a Lione… Decine di migliaia di persone in strada, una forte mobilitazione dei giovani e decine di migliaia di scioperanti nel settore pubblico e privato, nonostante l’assenza di un appello allo sciopero da parte dell’intersindacale.

Costruire il movimento, costruire lo sciopero.

La sfida dei prossimi giorni è quella di rafforzare il movimento, di costruirlo nelle aziende, nei quartieri, nelle università e nelle scuole superiori.

Sono stati organizzati scioperi in diversi settori, talvolta con percentuali di adesione superiori al solito. Ma su larga scala, per il momento, la mobilitazione nelle aziende è debole.

L’obiettivo del movimento deve essere quello di costruire lo sciopero. Non ci sono scorciatoie. I blocchi del traffico e le mobilitazioni di piazza, anche di migliaia di persone, non sostituiscono il blocco dell’economia attraverso lo sciopero e l’organizzazione dei lavoratori e delle lavoratrici nei loro luoghi di lavoro, attraverso le assemblee generali degli scioperanti.

Verso lo sciopero del 18

Rafforzare il quadro di auto-organizzazione dello sciopero e della mobilitazione, a diversi livelli, è un elemento chiave per compiere un passo avanti nello sviluppo del movimento. La gestione collettiva della vita quotidiana è un punto di appoggio per questo (“basi arretrate”, mense popolari, medici di strada, asili nido, base arretrata giuridica e accoglienza psicologica)[1]. Discutere a diversi livelli, far emergere collettivi nei quartieri, nelle città, nei dipartimenti, nei luoghi di studio, nelle aziende, permette di coordinarsi e scambiarsi opinioni più facilmente che nelle assemblee generali di centinaia o addirittura migliaia di persone. Queste strutture di auto-organizzazione sono le uniche in grado di radicare il movimento nel tempo. Permettono di organizzare azioni, discutere rivendicazioni e collegarle alla costruzione dello sciopero.

È attraverso lo sciopero, nei nostri luoghi di lavoro, che potremo imporre misure che rispondano agli interessi del nostro campo sociale: ripartizione della ricchezza, aumento dei salari, pensionamento a 60 anni, sviluppo dei servizi pubblici ed estensione della sfera della gratuità, regolarizzazione dei sans-papiers, ecc.

Lavorare per l’unità della sinistra politica e sociale

Queste rivendicazioni devono anche consentire di influire sulla costruzione di un’unità politica del nostro schieramento sociale, un fronte sociale e politico, e di sfuggire al gioco istituzionale della risoluzione della crisi attraverso le elezioni. Le assemblee generali non devono servire solo come punti di appoggio, ma devono essere centrali nella costruzione del movimento. Il giorno 18 deve essere la prossima tappa, in cui la lotta sindacale, sociale e politica devono convergere, per cacciare Macron e iniziare a immaginare un’altra società.


[1] NdR Sono dei “campi base” ovverosia strutture e comitati di sostegno designati dal movimento di massa per garantire un supporto ai manifestanti che può comprendere il sostegno giuridico, psicologico, logistico, ma anche l’organizzazione delle mense e del baby sitting.