Palestina, l’indignazione all’acqua di rose di Tursi

In Consiglio comunale a Genova una mozione all’acqua di rose rispetto alla immane tragedia in corso a Gaza e in Palestina [Sinistra Anticapitalista★Circolo di Genova]

(in calce una postilla aggiuntiva)

Oggi la maggioranza del “campo largo” nel Consiglio comunale di Genova approverà una mozione all’acqua di rose rispetto alla immane tragedia in corso a Gaza e in Palestina, in cui si chiederà il cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti umanitari (sacrosanto, ma c’è qualcuno che oggi non lo chiede?) e il riconoscimento dello Stato di Palestina. Quest’ultima è una richiesta puramente simbolica, perché la Cisgiordania è piena di insediamenti illegali di coloni israeliani protetti e armati da Israele, Gerusalemme Est è occupata da Israele che la considera un quartiere della sua capitale, e Gaza è ridotta a un immenso campo di rovine. Riconoscere lo Stato di Palestina perciò è un gesto puramente simbolico, tanto che ormai persino il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che lo farà.

La mozione presentata nel Consiglio comunale di Genova non prevede nessuna misura reale che possa incidere sulla drammatica tragedia in corso e contribuire a fermare il genocidio del popolo palestinese. Eppure in Italia ci sono altri Comuni che hanno approvato mozioni molto più incisive. In quelle di Napoli o di Torino vi sono proposte concrete come la sospensione della vendita di armi a Israele e dell’importazione di armi da Israele, l’interruzione delle collaborazioni e relazioni istituzionali con enti governativi israeliani, la sospensione dell’accordo di associazione UE-Israele, sanzioni europee al governo israeliano e la piena attuazione dei mandati di cattura emessi dalla Corte Penale Internazionale. E poi la fine delle violenze nei territori occupati, la fine degli insediamenti, dell’occupazione illegale e delle operazioni militari nella Cisgiordania, la richiesta di sanzioni ai coloni responsabili di violenze.

A Padova, lo scorso 21 luglio, è stata approvata una mozione dai contenuti più avanzati e direttamente concreti, che impegna l’Amministrazione ad astenersi “dal concludere e provveda a sospendere qualunque eventuale accordo economico e commerciale o di altra natura con le aziende e le istituzioni provenienti dalle colonie illegali, o che abbiano qualunque tipo di interesse nelle stesse”, impegna il Comune a eseguire “una ricognizione di tutte le attività promozionali, di scambio commerciale … che lo Stato di Israele … conduce sul territorio comunale”, “di tutte le attività che possano attraversare o insistere nella città di Padova relative al trasferimento di armi o componenti, di tecnologie belliche e di servizi militari verso Israele o in connessione con esso” (significa direttamente l’Interporto di Padova), e a esporsi pubblicamente contro l’apartheid e i crimini internazionali attraverso manifesti e materiali visivi nei palazzi istituzionali. Inoltre, nell’esprimere sostegno e solidarietà a Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi occupati dal 1967, le conferirà il Sigillo della Città.

Nulla di tutto questo è presente nella mozione proposta al Consiglio comunale di Genova. Eppure a Genova e in Liguria questi argomenti riguardano realtà terribilmente concrete: pensiamo alle armi prodotte da Leonardo anche per Israele, ai droni militari prossimamente prodotti da Piaggio, ai container di armi e di attrezzature dual-use che passano per il porto.

Insomma, il Comune di Genova, rispetto alla tragedia in corso in Palestina, è disposto a offrire soltanto chiacchiere.

Sinistra Anticapitalista ribadisce il proprio sostegno senza se e senza ma al popolo palestinese, per una Palestina libera dal fiume al mare, in cui possano vivere liberi da oppressione e sfruttamento tutti gli esseri umani, senza distinzione di etnia, di religione, di lingua, di genere.

Postilla del 30 luglio 2025: La pressione dei movimenti Pro Palestina e i travagli della giunta Salis

Nei giorni precedenti la convocazione del Consiglio comunale, a Genova si sono moltiplicate voci critiche tra associazioni, movimenti e gruppi diversi, nelle chat cittadine, ecc., che ritenevano del tutto insufficienti e simbolici i contenuti della mozione presentata dalla coalizione del “campo largo”, così come comunicati e prese di posizione di alcune forze della sinistra “radicale” esterne alla coalizione (tra cui quella di Sinistra Anticapitalista). Soprattutto ha avuto un forte successo, con la presenza di parecchie centinaia di persone, la “rumorata” della sera di domenica 27 luglio, con un presidio promosso da Music for Peace di adesione all’appello “Ultimo grido per Gaza”.

Questo insieme di cose ha prodotto una pressione, tanto che, da quanto ci risulterebbe, è stata convocata nella serata di lunedì 28 luglio una riunione della maggioranza in Comune, protrattasi fino a tardi, che ha determinato la presentazione per il giorno successivo, nell’Aula del Consiglio, di un corposo autoemendamento da parte del “campo largo” alla propria mozione già presentata, che riprendeva pari pari diversi contenuti tra quelli presenti nelle mozioni approvate dai Consigli comunali di Torino e di Napoli, in particolare l’impegno per la sindaca e la Giunta “a non avviare … progetti, collaborazioni o relazioni istituzionali con i rappresentanti del Governo israeliano” e “a sospendere immediatamente ogni forma di cooperazione istituzionale e di ricerca tra il Comune e lo Stato di Israele fino alla cessazione delle gravi violazioni accertate”.

Insomma, un testo migliorato, anche se non fino al punto di riprendere quanto approvato dal Consiglio comunale di Padova e che abbiamo indicato nel nostro comunicato, in particolare per quanto riguarda l’impegno a una ricognizione “di tutte le attività che possano attraversare o insistere” sul territorio comunale “relative al trasferimento di armi o componenti, di tecnologie belliche e di servizi militari verso Israele o in connessione con esso”.

Possiamo comunque affermare che i movimenti pro Palestina abbiano segnato un punto, pur parziale, nella nostra città.