Resistere contro ogni fascismo e imperialismo per far vivere il 25 aprile
Il 25 aprile è simbolo ed espressione della vittoria della Resistenza contro il ventennale regime fascista e capitalista, una vittoria portatrice di un progetto di libertà e di giustizia sociale. Pochi giorno dopo, l’8 maggio, la resa e la sconfitta definitiva delle forze nazifasciste avrebbero segnato la fine della seconda guerra mondiale in Europa e l’apertura di un nuovo periodo storico.
L’80° anniversario di quegli avvenimenti avviene in un quadro internazionale nuovamente cupo e drammatico, segnato dalla folle corsa al riarmo, dal rischio concreto dell’allargamento dei conflitti esistenti, a partire da quello ucraino prodotto dalla invasione russa del paese, dallo spaventoso genocidio in atto contro il popolo palestinese, da una crisi profonda, economica e sociale del sistema capitalismo con lo scontro sempre più acuto tra i diversi imperialisti e dal precipitare della crisi ambientale.
E’ questo il contesto brutale in cui si sono affermate in molti paesi del mondo forze reazionarie di destra e vecchie e nuove organizzazione fasciste. Impressionanti sono i personaggi arrivati al governo o vicini a riuscirci in tanti paesi, tra cui il nostro.
Vedasi in proposito L’era del neofascismo e i suoi tratti caratterizzanti
Di fronte alle contraddizioni e alle difficoltà del capitalismo, sono numerosi i settori della classe dominante che pensano di utilizzare questi partiti per garantirsi il loro dominio e i loro profitti. Le stesse istituzioni democratiche nei paesi occidentali emerse dalla vittoria della Resistenza e dalla forza del movimento operaio hanno già subito un profondo deterioramento e sempre più sono rimesse in discussione.
In Europa, tutto ciò sta avvenendo dopo che da venti e più anni i governi di destra e di centrosinistra, al servizio delle classi dominanti, hanno imposto politiche di austerità cancellando molti di quei diritti sociali e democratici che si erano affermati con la Liberazione dal nazifascismo e poi con le grandi lotte operaie e giovanili negli anni ’60 e ’70. Il governo dell’UE, formalmente costituito da una maggioranza liberista comprendente i popolari i liberali, i socialdemocratici e i verdi assume ormai proposte e posizioni proprie delle forze di estrema destra a partire dalle politiche antimigranti. Di fronte all’inasprimento della concorrenza tra i paesi capitalisti spinge fino in fondo la svolta militarista e la corsa al riarmo già in atto nell’ultimo decennio.
Non c’è dubbio che le politiche di austerità hanno accresciuto miseria e disoccupazione, aumentato disuguaglianze e insicurezza sociale, diffuso autoritarismo e individualismo, determinando così le condizioni sociali degradate che hanno favorito lo sviluppo delle organizzazioni e delle ideologie fasciste, nazionaliste razziste e sessiste. Ma tutto questo è stato possibile anche perché le direzioni delle grandi organizzazioni sindacali e le forze della sinistra moderata hanno accettato queste politiche come il minor male. Così il movimento delle lavoratrici in Europa, ma non solo, hanno subito cocenti sconfitte ed arretramenti. Non bisogna mai dimenticare che storicamente sono proprio le classi lavoratrici e la loro organizzazioni di massa collettive che sono garanzia e baluardo delle strutture democratiche stesse, a partire dal nostro paese.
Il governo di estrema destra di Meloni (soggetti eredi di quelli sconfitti il 25 aprile) non è un governo capitalista qualsiasi, rappresenta gli interessi della borghesia italiana ed europea, ma esprime anche qualcosa di più pericoloso, un progetto politico di restaurazione della società nel segno del razzismo, dal sessismo, del nazionalismo, della criminalizzazione dei più deboli, dei migranti, dalla divisione delle classi sfruttate ed oppresse in pieno collegamento con l’amministrazione americana fascista di Trump. Tutti i suoi atti vanno in quella direzione sul piano sociale, economico ed ideologico. Un veleno continuo che si cerca di far penetrare nella società per impedire che la classe lavoratrice trovi la forza per reagire Ed è anche un progetto in pieno contrasto con la Costituzione del ‘48: non solo un Parlamento svuotato dei suoi poteri, di semplice registro degli atti governativi, ma un sistema istituzionale autoritario, insofferente a qualsiasi controllo democratico che garantisca l’impunità dei governanti e della classi dominante e una massa di sfruttati ed oppressi divisa e subalterna.
Il recente decreto sulla cosiddetta sicurezza è un condensato di una concezione autoritaria antidemocratica di difesa degli interessi dei potenti e di criminalizzazione dei deboli della società e di tutti coloro che vogliono lottare per i loro diritti.
E’ un governo che in piena sintonia con la politica del “Rearm Europe” intende partecipare alla corsa al riarmo,
E’ un governo che insieme alle agli USA e all’UE è pienamente corresponsabile dell’immane tragedia che sta avvenendo in Palestina, del genocidio in atto del governo sionista di Israele e della cacciata definita dei palestinesi dalla loro terra.
La lotta antifascista è indispensabile oggi come 80 anni fa ed è una battaglia di piena convergenza con la lotta di classe.
Più che mai bisogna lavorare per ricostruire il protagonismo e l’organizzazione collettiva della classi lavoratrici sia sul piano rivendicativo e sindacale (a partire oggi dalla battaglia per i contratti, ed anche dalla mobilitazione per vittoria dei 5 referendum l’8 e 9 giugno), per la difesa delle loro condizioni di vita, sia sul piano politico, democratico ed ideale: contro il riamo e la guerra, per i diritti dei popoli e la loro autodeterminazione, per l’indispensabile unità delle lavoratrici e dei lavoratori al di sopra delle frontiere contro i capitalisti e gli imperialisti. Il sistema capitalista produce conflitti e guerre, oppressioni, sfruttamento, razzismo ed ingiustizie.
Serve una alternativa ecosocialista per la stessa salvaguardia del pianeta in cui viviamo prima che i cambiamenti climatici producano una catastrofe senza precedenti; bisogna ricostruire la speranza collettiva, la voglia di combattere per un futuro diverso dalla barbarie in cui le classi dominani ci stanno portando.
Far vivere l’antifascismo necessario ed indispensabile oggi significa ripartire dalla solidarietà tra le lavoratrici e i lavoratori, autoctoni e migranti, contro ogni forma di razzismo per una Europa sociale, aperta e solidale. L’Europa di Von der Leyden e di Draghi, l’Europa dei fabbricanti di armi e dei capitalisti non è la nostra Europa; siamo per una Europa unita della lavoratrici e dei lavoratori, per una Federazione ecosocialista degli Stati del continente.
L’Europa è stata credibile ed attrattiva quando le forze del movimento operaio e sindacale sono stati capaci di conquistare e sviluppare le conquiste democratiche e sociali, di garantire condizioni di vita e di lavoro e un welfare dignitosi a tutte e tutti.
Questa è l’eredità della lotta della Resistenza, questo è l’antifascismo che dobbiamo riprendere e far vivere nello scontro di classe in atto nel nostro paese e su scala internazionale.
