Ken Loach: «Sollevarsi come leoni dopo il sonno»

«La lotta per la coscienza di classe è ormai cruciale: è la nostra arma contro il fascismo». Il regista inglese ha scritto al Festival di letteratura working class in corso alla Gkn di Campi Bisenzio [da Jacobin Italia]

«La lotta per la coscienza di classe è ormai cruciale: è la nostra arma contro il fascismo», dice il regista inglese nella lettera che ha inviato al Festival di letteratura working class in corso alla Gkn di Campi Bisenzio [da Jacobin Italia]

«La lotta per la coscienza di classe è ormai cruciale: è la nostra arma contro il fascismo», dice il regista inglese nella lettera che ha inviato al Festival di letteratura working class in corso alla Gkn di Campi Bisenzio [da Jacobin Italia]

Vi invio con grande piacere i miei saluti e i miei auguri per il Festival di Letteratura Working Class. Questo è sicuramente il momento migliore per mobilitare la working class come forza politica.

Corrono davvero tempi inquietanti. Assistiamo a un’enorme disuguaglianza: da un lato la classe lavoratrice, dove si lotta contro la povertà o si corre persino il rischio di perdere la casa o patire la fame, e dall’altro chi la sfrutta. È sempre stato così, ma adesso la classe dominante ha un nuovo volto. Ricchezze inimmaginabili vengono accumulate da chi possiede e controlla grandi multinazionali e da chi manipola la finanza.

Vediamo anche questo potere economico trasformarsi in un potere politico. Cade la maschera della democrazia e la destra più estrema torna di nuovo in marcia. Non si limita adesso a tre paesi europei, come negli anni Trenta, ma si diffonde in tutto il pianeta: gli echi del fascismo tornano di nuovo attuali.

L’élite al potere non rispetta neanche lo stato di diritto: ogni giorno sugli schermi si mostrano crimini di guerra, eppure Trump fornisce a Israele le armi per commetterli, senza che ci siano esitazioni sulla strada che Israele sta seguendo. Le Nazioni unite, ridotte al rango di una sala convegni, sono prive di ogni autorità.

La crisi climatica e la distruzione dell’ambiente – provocate, come tutti sappiamo, dall’uso dei combustibili fossili – rappresentano il maggiore pericolo per la nostra sopravvivenza, eppure Trump continua a dire alle compagnie petrolifere: “Forza, continuate a scavare!”.

Bisogna ovviamente trovare un capro espiatorio, qualcuno a cui dare la colpa di tutto quello che va storto: tocca agli immigrati o ai poveri, accusati di ricevere aiuti statali che non si meritano. Si tratta di quello stesso razzismo che accusa i palestinesi di essere responsabili della loro sofferenza. Tanto che – lo dice ancora Trump – dovrebbero essere cacciati dalla loro terra.

Come possiamo resistere a tutto questo? Penso che la risposta sia chiara: mobilitando la forza della classe lavoratrice organizzata. I lavoratori sono intrappolati in una contraddizione: generano la ricchezza di chi li sfrutta e poi soffrono del potere che quella ricchezza ha creato. Noi alimentiamo un sistema economico che genera una ricchezza che realizza il nostro stesso sfruttamento.

La lotta per la coscienza di classe è ormai cruciale: è la nostra arma contro il fascismo. Di più: è uno strumento per la nostra sopravvivenza. Il sistema economico che dobbiamo costruire dovrà fondarsi sulla proprietà comune mentre la produzione — democratica e responsabile, in uno spirito di uguaglianza e collaborazione – sarà organizzata per servire gli interessi delle persone.

Sappiamo che nelle nostre mobilitazioni politiche dobbiamo avanzare richieste fondate sui bisogni concreti delle famiglie lavoratrici. Nel mio paese, come ovunque, le persone hanno bisogno di un lavoro sicuro con un giusto stipendio, una casa dove vivere, una buona assistenza sanitaria, un’istruzione per i figli, pensioni per quando si è anziani e sostegno per quando si è in difficoltà. Sembrano richieste semplici, eppure non possono essere soddisfatte nell’attuale sistema. Soddisfare le necessità essenziali della vita quotidiana è una questione che ha a che fare con le grandi trasformazioni che dobbiamo realizzare nelle nostre società.

So che tutto ciò sembra lontano, lo so. Un sogno che non accadrà mai.

La brutta notizia è che non c’è un’altra soluzione. Non potremo mai controllare il capitalismo, non potremo obbligarlo a lavorare per noi: la storia è coronata dai fallimenti di quest’idea.

Ma la buona notizia è questa: la classe lavoratrice ha la forza per farcela. Il gigante addormentato può essere risvegliato. Ecco perché il vostro festival è così importante. State mostrando la via da seguire.

Non ha senso cantare l’‘Internazionale’ se non agiamo davvero a livello internazionale: è questa la nostra responsabilità più grande.

Grazie per aver ascoltato queste poche parole. Un poeta inglese, Percy Bysshe Shelley, ci esortava a «sollevarsi come leoni dopo il sonno!». È tempo che i leoni insorgano e inizino a ruggire!

Con i miei più calorosi auguri a chi parteciperà al Festival di Letteratura Working Class e, naturalmente, la mia solidarietà!

*Ken Loach, regista, ha diretto numerosi film, ha vinto due volte la Palma d’oro per il miglior film a Cannes e il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia. La traduzione è di Alberto Prunetti