L’unica alternativa è l’ecosocialismo
Tu puoi non essere interessato alla guerra, ma la guerra è interessata a te. Lev Trotsky
Cinque buone ragioni per aderire a Sinistra Anticapitalista
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1. Ecosocialismo o barbarie
Una sinistra che sfida il capitalismo può offrire una risposta alla grande questione del XXI secolo: la crisi ecologica.
Mai come oggi, questo monito risuona urgente. La catastrofe ambientale che avanza non ha precedenti e si somma ai flagelli della guerra, del colonialismo, dello sfruttamento, del razzismo, dell’autoritarismo e delle oppressioni di genere. Ma oggi esiste una minaccia ulteriore, che esaspera tutte le altre: la distruzione accelerata dell’ambiente naturale da cui dipende la sopravvivenza dell’umanità e delle specie animali.
Le crisi ecologica ed economica sono strettamente collegate: la devastazione della natura e la dissoluzione del tessuto sociale hanno la stessa radice, il capitalismo. Il riscaldamento globale ne è la prova più drammatica. Il modello di sovrapproduzione imposto dalle multinazionali divora immense risorse, mentre milioni di persone nel mondo soffrono la fame.
Per questo, serve una proposta radicale: non solo la trasformazione dei rapporti di produzione e dei modelli di consumo, ma anche la costruzione di un nuovo paradigma di civiltà, in rottura con il dogma della società capitalista.
2. Una sinistra internazionalista
Fermare le guerre significa adottare una visione internazionalista e solidale.
La globalizzazione ha amplificato le contraddizioni del capitalismo, generando un’escalation di instabilità politica ed economica. Le potenze imperialiste rispondono con guerre e repressioni, trascinando il mondo verso un conflitto globale.
Il “nuovo ordine” – o meglio, il disordine in costruzione – alimenta i conflitti inter-imperialistici e la corsa al nucleare, rendendo il pianeta sempre più instabile e pericoloso. La crisi del sistema imperialista si aggrava, mentre nuovi imperialismi emergono e alcune correnti di sinistra si illudono sulle reali intenzioni dei paesi BRICS.
Anche in Italia, come nel resto del mondo capitalista, lo sfruttamento genera miseria e disuguaglianze. I lavoratori non hanno patria. Per questo, Sinistra Anticapitalista promuove un nuovo internazionalismo, collaborando con la sinistra rivoluzionaria mondiale della Quarta Internazionale. Sostiene le rivoluzioni e l’autodeterminazione dei popoli oppressi. Senza internazionalismo, non c’è vera sinistra.
3. Una sinistra femminista e libertaria
Il femminismo, accanto al marxismo, è una tappa imprescindibile per una trasformazione rivoluzionaria della società.
Le donne sono le prime vittime delle politiche di austerità: salari bassi, precarietà, licenziamenti, tagli ai servizi sociali e alla protezione che, in Europa, avevano reso la loro vita meno difficile. Un vero processo rivoluzionario deve attingere alla critica femminista e alimentare un vasto movimento per abbattere le strutture patriarcali su cui ancora si regge la società.
Libertà dei corpi significa piena autodeterminazione delle donne.
4. Antirazzisti e antifascisti
Dobbiamo combattere le politiche discriminatorie e razziste che le classi dominanti usano per dividere lavoratori e lavoratrici migranti e autoctoni.
A ottant’anni dalla Liberazione, la lotta contro il neofascismo è più attuale che mai. L’Unione Europea e gli Stati Uniti difendono la libera circolazione delle merci, ma reprimono con la forza la libertà di movimento delle persone, creando un esercito di lavoratori precari e ricattabili.
Le politiche repressive e razziste – come quelle introdotte dal governo Meloni – unite all’austerità a favore dei padroni, alimentano la guerra tra poveri e aprono la strada alla peggiore destra fascista, come già accade in diversi paesi europei, in Argentina e negli USA.
La battaglia per i diritti, la dignità e l’uguaglianza dei migranti chiama a raccolta i lavoratrici e le lavoratori: bisogna capire chi sono i veri nemici e chi sono i veri compagni di lotta.
5. Una sinistra di classe
Bisogna organizzarsi per combattere le disuguaglianze sociali e il sistema che le genera: il capitalismo.
Stiamo vivendo la crisi più profonda del capitalismo dal 1929. Le disuguaglianze crescono: mentre una piccola minoranza accumula ricchezze e rendite, la stragrande maggioranza soffre. In Italia, salari e diritti dei lavoratori sono tornati ai livelli di sessant’anni fa, mentre lo stato sociale – sanità, istruzione, previdenza – è costantemente smantellato.
Oggi, più che mai, serve una sinistra di lotta, un partito capace di difendere un progetto di trasformazione rivoluzionaria della società. Bisogna rompere con il capitalismo e costruire una società ecosocialista, democratica, libertaria, egualitaria e femminista.
Davanti all’ingiustizia, serve una rivoluzione!
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