Grecia, si può rimuovere il 2015?
Nadia Valavani*, viceministra delle Finanze nel primo governo Tsipras, risponde alla domanda di un sondaggio del giornale “Epohi” a 10 anni dal 2015
Nel 2015, il primo governo di Syriza, eletto con la promessa al popolo di raggiungere “un compromesso onorevole per uscire dai memorandum”, avendo commesso – abbiamo commesso – l’errore di continuare a pagare le rate del debito fino al completo esaurimento delle casse pubbliche, si è trovato con le spalle al muro di fronte a tre alternative:
La prima: affrontare apertamente i creditori, rivolgendosi d’ora in poi non ai governi ma ai popoli d’Europa e del mondo, circondati dal prestigio conferito dall’inequivocabile mandato popolare del referendum di luglio – l’unico processo elettorale al mondo svoltosi a banche chiuse. In quel momento, secondo il ministro responsabile, la Grecia disponeva di sei mesi di medicinali, nove mesi di cibo e dodici mesi di carburante. A ciò si aggiungeva un crescente movimento internazionale di sostegno e solidarietà, con uno slancio imprevedibile – se lasciato libero di svilupparsi. Saremmo usciti vittoriosi da un simile confronto? Nessuno lo sa. Ma è certo che se così fosse stato, sarebbe iniziata inevitabilmente il disfacimento della camicia di forza del Patto di Stabilità. In caso contrario, non sarebbe stata una sconfitta: sarebbe stata la più onesta delle lotte, un’eredità di orgoglio per il futuro – una lotta che si sarebbe potuto dire senza esitazione “continua”.

La seconda opzione non ha la grandezza della prima, ma è altrettanto onorevole. Se non ci fosse l’unità necessaria per una simile lotta, lasciamo che il governo si dimetta e che il terzo memorandum venga introdotto dai suoi espliciti sostenitori, da coloro che sostengono che se i memorandum (che hanno distrutto innumerevoli vite) non fossero stati della Troika, avremmo dovuto inventarli “noi”. Sarebbe stata senza dubbio una sconfitta, ma tattica: le forze necessarie si sarebbero presto riunite – insieme al movimento popolare -, più mature e più sagge.
Seguì la terza opzione, contro la volontà popolare già espressa, cioè un terzo memorandum con ciò che Samaras non osò firmare e una “uscita” dai memorandum con il tragico impoverimento del paese e del suo popolo per 60 anni – una sconfitta strategica, distruttiva a lungo termine: Ha avvelenato il movimento e il popolo in lotta con il TINA thatcheriano, ha smantellato tutto ciò che esisteva come collettivo, ha gettato l’intera sinistra (e non solo coloro che hanno detto il “grande sì”) in una crisi esistenziale. A dieci anni di distanza, stiamo lottando per tenere la testa al di sopra del liquame.
Più volte la sinistra ha praticato la “fuga in avanti” senza affrontare i conti in sospeso del passato, di solito con risultati tragici. C’è qualche possibilità di superare l’attuale crisi dell’assenza di qualcosa di veramente significativo e di valore per le persone e per il paese, solo “rimuovendo” il 2015?
* Più volte incarcerata durante la dittatura dei colonnelli, Nadia Valavani (nella foto) è stata viceministra delle Finanze nel primo governo Tsipras, incarico dal quale si è dimessa il 15 luglio, dieci giorni dopo il referendum popolare, il cui risultato (61,31% di No al ricatto di UE, BCE e FMI) non è stato rispettato dalla maggior parte dei leader di questo governo e da Syriza.