Dopo l’insediamento di Donald Trump

di Dan La Botz

Riportare gli Stati Uniti al centro del dominio mondiale

L’ordine liberale moderno è nato negli anni Trenta sotto la presidenza di Franklin D. Roosevelt e dei Democratici. Roosevelt e i Democratici, che attuarono riforme fondamentali per affrontare la Grande Depressione e poi la Seconda Guerra Mondiale, cambiamenti che portarono al dominio americano dell’Occidente, attraverso la NATO, per tutta la Guerra Fredda e all’istituzione di uno stato sociale, seppur debole, in patria.

Il sistema fu rafforzato a metà degli anni Sessanta quando il democratico Lyndon B.Johnson, in risposta al movimento per i diritti civili dei neri, promulgò il Civil Rights Act e il Voting Rights Act, che finalmente rendevano i neri cittadini a tutti gli effetti. Nel 1970, sotto il repubblicano Richard Nixon, fu creata l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, mentre il vecchio ordine raggiungeva il suo apice.

L’ordine liberale iniziò a disintegrarsi a partire dagli anni ’70, quando il Giappone e l’Europa occidentaleiniziarono a diventare concorrenti competitivi a livello economicio così come le “Tigri asiatiche” (Corea del Sud, Taiwan e Singapore). In risposta, negli anni ’80, il repubblicano Ronald Reagan e la conservatrice Margaret Thatcher guidarono la riorganizzazione neoliberista dell’economia mondiale, basata sull’apertura dei mercati, sulle privatizzazioni e sulla deregolamentazione, nonché sull’indebolimento della protezione sociale e sugli attacchi ai sindacati.

La caduta dell’Unione Sovietica nel 1991 sembrò rappresentare la vittoria degli Stati Uniti e del capitalismo globale, ma fu di breve durata. L’ascesa della Cina come concorrente economico degli Stati Uniti e la decisione di Vladimir Putin di tentare di ricostruire l’impero russo come rivale militare hanno messo fine al dominio globale degli Stati Uniti.

Trump, un brillante populista che questa volta ha vinto nel voto popolare alle elezioni presidenziali, anche se di stretta misura, ora propone di “rendere l’America di nuovo grande” riorganizzando radicalmente la vita sociale ed economica del paese e riaffermando il potere globale degli Stati Uniti. Sebbene abbia fatto una campagna elettorale come “candidato dei lavoratori”, ha scelto una dozzina di miliardari per il suo gabinetto e per altre posizioni di alto livello, affidando loro delle responsabilità.

Gli alleati di Trump sono ora magnati della tecnologia come Elon Musk di SpaceX, Mark Zuckerberg di Meta e Jeff Bezos di Amazon. In politica estera, il desiderio di Trump di incorporare il Canada, la Groenlandia e il Canale di Panama negli Stati Uniti non ha semplicemente lo scopo di scioccare, ma esprime il suo piano per riaffermare il controllo degli Stati Uniti sulle Americhe come base per il dominio globale. Minaccia e abbraccia alternativamente la Cina, mentre si interroga su come sconfiggerla. E sembra preferire Putin alla Nato.

A livello interno, Trump annullerà il liberalismo del XX secolo mantenendo i suoi tagli alle tasse per le aziende e i ricchi, deportando gli immigrati, rovesciando le leggi sui diritti civili e ponendo fine alla politica DEI (Diversità, Equità, Inclusione) che promuoveva l’equità sul posto di lavoro per tutte le razze e i generi. Trump ha promesso di utilizzare il dipartimento di Giustizia e l’FBI per dare la caccia ai suoi nemici politici nel Partito Democratico e alla stampa. È pronto a dichiarare l’emergenza nazionale e a mobilitare l’esercito.

Trump promette di aumentare la produzione di petrolio e di fermare tutti gli sforzi per combattere il cambiamento climatico. Di fronte a tutto questo, metà del paese rimane a sinistra, ma l’umore è di sconfitta, rassegnazione, demoralizzazione e paura. Mezzo milione di persone hanno protestato per la sua elezione a Washington nel 2017, quest’anno solo circa 5.000.

Cosa farà davvero Trump ora che è al potere? E come reagirà il popolo americano? E qual è il ruolo della sinistra?