Il governo torna dalle ferie. L’opposizione ancora no

Gli squilibri della maggioranza, da soli, non frenano il lavoro devastante della destra contro la vita e i diritti delle classi lavoratrici [Franco Turigliatto]

Gli impresentabili personaggi che costituiscono il governo di estrema destra si sono ritrovati il 30 agosto per la prima riunione del Consiglio dei Ministri per affrontare la complicata agenda dell’autunno.

Gli squilibri della maggioranza di governo

Al di là della convergenza di facciata ribadita nel comunicato finale, le tensioni all’interno della maggioranza, caratterizzate nel mese di agoste da dichiarazioni con numerosi distinguo ed anche palesi divergenze tra le tre componenti, sono ben presenti e corrispondono sia alle vicende internazionali segnate sempre più da inquietanti dinamiche di guerre, ma anche e soprattutto di essere arrivati al tempo della legge finanziaria e delle grandi scelte economiche e sociali che questa comporta. Il governo Meloni si trova davanti una situazione economica difficile, con un po’ tutti i paesi europei che arrancano, un debito pubblico molto grande, il ritorno delle norme del Patto di stabilità, pure riviste e più articolate nel tempo, ma anche più costrittive, che lasciano ben poco spazio di manovra. Deve praticare quindi una nuova e più accentuata politica di austerità e di rispetto delle politiche liberiste capitaliste, deve più che mai garantire profitti e rendite finanziarie ai suoi padroni, il grandi capitalisti, vorrebbe continuare a foraggiare il suo elettorato piccolo e medio borghese di padroni e padroncini ed infine anche non scontentare troppo le lavoratrici e di lavoratori dipendenti, per evitare una possibile ed ampia mobilitazione della classe operaia. Per quanto riguarda i settori più poveri, deboli e meno organizzati della società le sue scelte le ha fatte da tempo, spingerli ancora più a fondo.

Meloni è consapevole che pur non avendo trovato e trovando una reale e forte opposizione politica e sociale alle sue politiche reazionarie di estrema destra, non c’è stato un reale rafforzamento sociale dell’esecutivo negli ultimi mesi, e che esiste un malessere generalizzato nel paese, una incertezza sul futuro che attanaglia la vita di milioni di persone; sono tutti elementi che possono aprire fratture politiche e sociali potenzialmente destabilizzanti per il governo.

E’ ben vero che uno dei ruoli fondamentali delle destre (sta nella loro ragione sociale e nei servizi che rendono alla classe dominante) è proprio quello di creare falsi bersagli, capri espiatori, contrapposizioni fasulle, razziste, omofobe, sessiste, tra i vari settori delle classi popolari, messo in atto in tutti questi anni e anche negli ultimi mesi, ma gli squilibri strutturali di fondo rimangono e di questo ne è sono ben consapevoli settori importanti della borghesia, (in particolare quelli intorno a La Repubblica), che vogliono potersi garantire anche carte di ricambio governative.

La denuncia e il vittimismo ricorrenti della Meloni e del suo entourage, sulle manovre e sui complotti più o meno fantasiosi che verrebbero messi in atto per minare il governo, corrispondono a questa condizione di incertezza; sono un tentativo di reagire, ma sono anche una dimostrazione di parziale debolezza.

Ed è per questo anche che i due partner minori, Lega e Forza Italia, si muovono a loro volta per affermarsi, consolidare o riconquistare un proprio elettorato, una propria posizione politica (vedi Tajani con il rilancio di un presunto “centro” che lascia intravedere il ruolo e gli interessi di un gruppo capitalista importante e centrale del paese, quello degli eredi di Berlusconi), utilizzando strumentalmente i più diversi temi politici o sociali, da quelli più orrendamente violenti, volgari e razzisti di Vannacci e Salvini (quest’ultimo strumentalmente, cerca anche di usare la preoccupazione popolare per l’estensione della guerra in Europa), a quelli “civili” di FI. Il risultato è l’accentuazione degli squilibri nella maggioranza.

Il programma dell’estrema destra va però avanti a passo di carica

Attenzione però; queste relative difficoltà governative per ora non incidono sulle intenzioni di voto (da tempo FdI è saldamente sopra il 29% e la coalizione viaggia intorno al 46%) e tanto meno sulle capacità d’azione del governo e della maggioranza che in questi mesi hanno portato avanti compattamente e con successo, il loro programma reazionario, antisociale e antidemocratico su tutti i terreni  con decreti e leggi, che stanno massacrando il paese e quel che resta delle sue strutture democratiche istituzionali. C’è una coerenza revanscista di ritorno al passato peggiore su tutti gli atti del governo, una riaffermazione che la società deve essere fortemente divisa in classi, che i ceti dominanti devono avere piena libertà di fare quel che vogliono sul piano economico, e che a loro deve essere garantita ogni impunità, che ogni resistenza o ribellione o lotta delle classi popolari deve invece essere colpita e repressa, che questi soggetti sociali devono restare dei subordinati, sempre più privati dei diritti sociali ed economici che  avevano conquistato con la grande ascesa successiva al ’68-69. Questo pezzo di storia deve essere cancellato ricostruendo la narrazione di quelli che la Resistenza aveva sconfitto.

L’elenco di cosa stanno facendo è lungo ed inquietante, veleni inquinanti versati sulla società e sui diritti.

La controriforma istituzionale del cosiddetto premierato è stata approvata.

La legge sull’autonomia differenziata è ormai vigente anche se, per fortuna, c’è stata una grande risposta a sostegno del referendum abrogativo, che però non sarà facile vincere.

Non abbiamo una particolare simpatia per le strutture della magistratura, che tante volte abbiamo visto agire per preservare le ingiustizie esistenti, ma certo “riforme” che vogliono mettere sotto controllo del governo i suoi organi e i giudici, non possono lasciarci tranquilli.

L’abolizione del reddito di cittadinanza e molte altre misure, tra cui molte di assistenza sociale per i più deboli, per le donne, hanno impoverito milioni di persone, una vera guerra contro i ceti più deboli.

La guerra e la penalizzazione dei migranti è continuata in mille forme; in ogni modo si cerca di impedire o rendere impossibile il soccorso in mare per le ONG e si delocalizzano nuovi campi di  concentramento in Albania.

Le misure sulla scuola non solo sono concepite nella logica all’asservimento all’impresa, ma sempre più devono essere luoghi di ideologizzazione e inquadramento autoritario alle strutture del potere; la riforma degli istituti tecnici ci riporta semplicemente ai tempi delle scuole medie e delle scuole di avviamento. La libertà di insegnamento deve essere sempre più condizionata alla ideologia dominante e alle strutture dirigenti, a loro volta dipendenti dal governo.

Anche l’università è minacciata da nuovi tagli (513 milioni) e da ulteriori controriforme involutive profonde, di cui l’ultima espressione è il DdL sui contratti di ricerca che moltiplica ancora i precari e di figure senza diritti. Il governo sembra voler finire l’inverecondo lavoro cominciato 15 anni fa con la controriforma Gelmini che tagliò un miliardo all’università e 8 miliardi alla scuola.  Un Ddl che, come ha scritto il Manifesto, manda un preciso messaggio ai giovani: “Andatevene”.

L’attacco al diritto di aborto non è per ora ancora diretto, ma va avanti in varie forme, più o meno sottili, ma non meno pericolose, che puntano a rendere sempre meno gestibile l’autodeterminazione delle donne.

Quello che è hanno fatto o non fatto in occasione della anniversari delle stragi fasciste e naziste di Bologna, dell’Italicus e di San Anna di Stazzena, non lascia dubbi sulle ascendenze fasciste della grande maggioranza degli uomini e delle donne che compongono questo governo e questa maggioranza. Ed infatti tutti i rapporti intercorsi e che intercorrono tra il vecchio MSI  e poi FdI e le formazioni apertamente fasciste (in via di aperto sdoganamento pubblico) vengono squadernate ogni giorno, puntando ad assuefare a questa nuova mostruosa “normalità”.

Senza parlare poi della tragica vicenda di attualità delle carceri dove si manifesta fino in fondo il carattere ultrarepressivo e violento delle destre e la loro mancanza totale di qualsiasi umanità.

E a giorni arriva in Parlamento il nuovo “pacchetto sicurezza” il Ddl 1660 il nuovo apice delle politiche repressive dei movimenti e delle lotte sociali del governo Meloni, un vero scempio che peggiora addirittura le vecchie norme del Codice Rocco.

Infine da ultimo, ma non per ultimo, proprio in questa torrida estate e dei suoi eventi estremi, del Sud assetato e del Mediterraneo sempre più bollente, addirittura la sempre più aperta negazione del cambiamento climatico e quindi la rinuncia anche alle parziali misure che erano state individuate per contenere l’uso del fossile e il riscaldamento ambientale.

L’elenco delle schifezze di queste forze di estrema destra potrebbe continuare ancora.

Di certo non si può più tergiversare o rinviare. E’ più che mai è necessario suonare le campane a martello per scendere in piazza contro questo governo e i suoi padroni, per costruire quella mobilitazione sociale, ampia e unitaria indispensabile per fermarli.


[i] Come viene scritto nel testo che fa appello per una grande mobilitazione contro questa legge infame: “Il DDL 1660, introducendo nuovi reati e nuove aggravanti di pena, colpisce insieme le manifestazioni contro le guerre, a cominciare da quelle contro il genocidio di Gaza, e quelle contro la costruzione di nuovi insediamenti militari; i picchetti operai; le proteste contro le “grandi opere”, la catastrofe ecologica, la speculazione energetica; le forme di lotta di cui questi movimenti si dotano per aumentare la propria efficacia come i blocchi stradali e ferroviari; le occupazioni di case sfitte. E contiene norme durissime contro qualsiasi forma di protesta e di resistenza, anche passiva, nelle carceri e nei Centri di reclusione degli immigrati senza permesso di soggiorno, perfino contro le proteste di familiari e solidali a loro supporto”.