A 84 anni dall’omicidio di Leon Trotsky

Il 21 agosto 1940 un sicario al soldo di Stalin assassinava il rivoluzionario che aveva fondato e diretto l’Armata Rossa [Fabrizio Burattini]

Giusto 84 anni fa, il 21 agosto 1940, il rivoluzionario russo Leon Trotsky viene assassinato da un agente stalinista. Teorico e attivista carismatico, eletto presidente del Soviet di Pietrogrado sia nel 1905 che nel 1917, fondatore e leader dell’Armata Rossa, che riuscì a sconfiggere le armate bianche al soldo della vecchia Russia feudale e delle potenze imperialiste, Trotsky incarnò, insieme a Lenin, la Rivoluzione russa che inaspettatamente sconvolse il mondo e cambiò l’intero corso del XX secolo. 

Escluso dall’Ufficio Politico del PCUS e poi dal partito stesso dalla cricca burocratica di Stalin, condannato all’esilio, perseguitato in tutto il mondo dagli agenti della GPU (la polizia politica dell’URSS), Trotsky cercò nonostante tutto, e in tutte le tempeste del suo tempo (in particolare la vittoria del nazismo in Germania, la sconfitta della Rivoluzione spagnola e l’avvicinarsi della Seconda Guerra Mondiale), di mantenere viva la speranza nata nel 17 ottobre criticando sistematicamente lo stalinismo, in particolare su due punti: il soffocamento burocratico di ogni democrazia all’interno dei partiti comunisti (e ancor più di ogni capacità di auto-organizzazione da parte degli sfruttati e degli oppressi) e la rottura con l’internazionalismo

Pur non avendo ragione su tutto, e pur avendo certamente commesso degli errori, Trotsky cercò comunque di mantenere viva l’eredità della Rivoluzione d’Ottobre, sepolta sotto le distorsioni e le menzogne diffuse dai partiti comunisti staliniani, che non solo cancellarono il ruolo centrale da lui svolto nel 1917 e durante la terribile guerra civile che ne seguì, ma soprattutto distorsero quella che fu la politica di Lenin e del partito bolscevico durante la rivoluzione, flessibile e in costante contatto con l’auto-attività delle masse.

Inoltre, non ha mai smesso di dimostrare la necessità di un marxismo vivo, proponendo analisi spesso illuminanti di situazioni concrete, sempre orientate all’azione politica di classe; i suoi testi sulla Germania degli anni Trenta costituiscono in questo senso un vertice del pensiero politico marxista del XX secolo.

Non si tratta affatto di rendere un semplice omaggio, o peggio, di privilegiare il rapporto deferente che manteniamo nei confronti di antenati gloriosi ma superati. Non basta studiare devotamente l’opera di Trotsky per proclamare i meriti eterni del “grande uomo” e biascicare qualche citazione.

Come attivista rivoluzionario, egli fu sempre un pensatore concreto e, pur essendo un difensore intransigente del marxismo e impegnato nella politica organizzativa e nella polemica del suo tempo, si dimostrò sempre refrattario agli automatismi di pensiero, alle facilonerie retoriche e ai dogmatismi di ogni genere (che talvolta si dichiarano trotskisti).

Non si tratta dunque di cercare di estrarre dai suoi testi lezioni senza tempo, ma piuttosto di guardare al suo esempio e di studiare il suo metodo di analisi politica e di azione.