Boom di firme contro lo Spacca-Italia ma non è sud contro nord

Centinaia di migliaia di firme per il referendum contro l’autonomia differenziata. E’ una mobilitazione di massa contro le disuguaglianze [Checchino Antonini]

Al momento in cui scriviamo, la mattina di domenica 4 agosto, il sito del ministero della Giustizia, dove si raccolgono le firme elettroniche per la richiesta di referendum contro l’autonomia differenziata, registra che sono state raccolte 438.355 delle 500.000, l’87.67% del necessario perché l’obiettivo venga raggiunto. Un risultato eccezionale conseguito in poco più di una manciata di giorni. Infatti, l’abilitazione della modalità on line per questo tipo di raccolta di firme è attiva solo dal 26 luglio scorso. E alla cifra già certificata, perché è possibile firmare con lo Spid o simili modalità di identificazione digitale, va aggiunta quella delle firme raccolte con le modalità tradizionali, i banchetti, partiti pochi giorni prima del digitale.

Il comitato promotore, che va dalla Cgil all’Arci e a tutte le forze del centro-sinistra, ha annunciato che la raccolta continua per tutto agosto e fino all’ultima data utile di settembre con l’obiettivo di un milione di firme moltiplicando i banchetti capillarmente in tutto il territorio nazionale: dalle città ai piccoli comuni, dalle aree interne ai luoghi di vacanza. Il nuovo obiettivo è quello di un milione di firme.

Se è vero che un quinto delle firme sono state raccolte in Campania salta agli occhi il dato delle 20mila firme venete. Segno che non è, non solo almeno, un conflitto Nord vs. Sud ma una mobilitazione popolare, trasversale, contro una fabbrica di diseguaglianze e disparità di cui non si avverte il bisogno in un Paese che è in fondo a ogni graduatoria europea su salari, diritti, welfare. 

Per questo motivo i compagni e le compagne della sinistra in Cgil, prima nell’area “Riconquistiamo tutto” e poi con “Le radici del sindacato”, hanno spinto fortemente e infine ottenuto che la principale organizzazione sindacale italiana si schierasse su questa battaglia, come già si erano schierati i principali sindacati di base.

Sinistra Anticapitalista è dentro questa mobilitazione  proprio perché ritiene che sia la connessione con la lotta di classe il motore di questa tornata referendaria per abrogare una delle “riforme” istituzionali che il governo Meloni-Salvini ha potuto varare solo grazie a una maggioranza assoluta che non ha nel paese reale ma di cui gode grazie all’alchimia del Rosatellum, la legge elettorale maggioritaria inventata per ostacolare un polo elettorale alternativo al liberismo.

Il nostro obiettivo, dunque, non può dirsi raggiunto alla soglia delle 500mila firme ma consiste nello sviluppo della più ampia campagna di attivazione politica, sociale, sindacale che tenga insieme la battaglia contro le deformazioni istituzionali e le vertenze in difesa del lavoro, dello stato sociale e della libertà di movimento perché la legge di bilancio, che si preannuncia “lacrime e sangue” trovi, nell’imminente autunno, un fronte popolare capace di occupare la scena e imporre un’altra piattaforma. 

Non possiamo attendere la campagna referendaria della primavera del 2025, ammesso che il quesito referendario passi per le forche caudine della ammissibilità, una decisione tutt’altro che neutrale della Corte costituzionale. Né possiamo far coincidere questa straordinaria mobilitazione dal basso con la propaganda di chi, come il Pd (in realtà i suoi predecessori Ds e Margherita), non ha esitato a manomettere l’articolo V della Costituzione spianando la strada al “federalismo” della Lega. E lo ha fatto mentre mortificava, con i provvedimenti dei suoi governi, il welfare universalistico, la scuola pubblica, il servizio sanitario nazionale, il contratto collettivo, la salute e la sicurezza sul lavoro e le politiche ambientali di cui ora pare ergersi a paladino con dichiarazioni roboanti quanto strumentali. 

La lotta contro il governo delle destre è anche la lotta per la costruzione della indispensabile alternativa a chi ha dissodato il campo per la loro ascesa elettorale con politiche liberticide e antipopolari.