Contro sfruttamento e caporalato: manifestazione nazionale il 6 luglio a Latina
Nelle campagne italiane c’è un noto sistema di sfruttamento di impronta schiavistica e di stampo razzista in cui migliaia di persone vengono sfruttate, lavorano senza nessun diritto e senza nessuna tutela legale, e molte volte vengono maltrattate anche solo per aver richiesto il misero pagamento dovuto che i padroni spesso trattengono.
Non è un segreto per nessuno e ogni tanto qualche caso più eclatante raggiunge la cronaca locale, o quella nazionale, come nel caso di Satnam Singh, ma invece di estendere le tutele per lavoratrici e lavoratori, i governi e le amministrazioni si indignano e scandalizzano sul momento e poi continuano a tutelare gli interessi dei padroni e i loro profitti, negando coscientemente i diritti, la salute e la sicurezza di chi lavora.
Infatti, le continue morti sul lavoro avvengono perché i padroni mettono il loro profitto prima della vita delle persone, ritenendo la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici soltanto un costoso intralcio ai loro profitti.
Nel primo quadrimestre del 2024 sono già quasi 200 mila le denunce di infortunio sul lavoro, di cui 268 gli infortuni mortali accertati.
Per porre fine a questa carneficina occorre dare centralità ai diritti e alle tutele di chi lavora e abrogare tutte quelle leggi (non solo la Bossi-Fini) che, negli ultimi decenni, i vari governi di centrodestra, di centrosinistra e tecnici hanno emanato per aumentare i profitti delle aziende e garantire gli interessi dei padroni, mentre attuano politiche e fanno una propaganda inumana e razzista sull’immigrazione.
Un lavoratore senza permesso di soggiorno è nelle condizioni di massima ricattabilità, dato in pasto a caporalato e organizzazioni criminali. Se sei una lavoratrice, allo sfruttamento e alla ricattabilità sul posto di lavoro, si aggiungono le molestie e le violenze sessuali, come è emerso dalle inchieste e dalle testimonianze nel corso degli anni.
I padroni cercano di rovesciare la realtà dei fatti e le responsabilità, incolpando delle proprie carenze, omissioni e negligenze, chi invece ne subisce le conseguenze: le lavoratrici e i lavoratori.
Invece di colpevolizzare chi lavora per gli infortuni che subisce, andrebbero riconosciute in pieno le responsabilità dei padroni, anche attraverso all’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
Auspichiamo che la mobilitazione si allarghi e che le organizzazioni sindacali tutte proclamino insieme lo sciopero generale, praticando l’insorgenza e la convergenza che ci ha insegnato il collettivo di fabbrica della ex-GKN, perché non si può tornare all’ordinarietà dello sfruttamento senza aver lottato con tutti i mezzi possibili per sradicare un sistema di schiavitù, dove lavoratori e lavoratrici senza diritti e tutele vengono sottopagat*, maltrattat*, picchiat* e uccis*.
- Rigettiamo con forza tutta la propaganda razzista delle destre e rivendichiamo il permesso di soggiorno per tutte/i, senza il quale, in questo sistema, si rendono massimamente ricattabili persone che vengono rese clandestine e quindi prive di qualsiasi diritto.
- Rivendichiamo per tutte le lavoratrici e i lavoratori condizioni di lavoro e salari adeguati, riduzione dell’orario di lavoro che nei campi arriva anche a 12/14 ore come succedeva nei campi e nelle fabbriche dell’ ‘800.
- Rivendichiamo l’abolizione del sistema di sfruttamento criminale, legale o illegale che sia, generato dalle società capitalistiche, che mettono i profitti dei pochi che si arricchiscono davanti alla vita e ai diritti dei molti costretti a condizioni di vita precarie e alla povertà.
