In migliaia a Latina contro caporalato e sfruttamento. Per Satnam Singh. Per tutt*.

Ieri, sabato 22 giugno a Latina in migliaia per la manifestazione contro il caporalato, lo sfruttamento e il lavoro nero indetta dalla Flai Cgil, in seguito ai gravi fatti che hanno portato all’omicidio sul lavoro di Satnam Singh.
Lavoratori e lavoratrici delle campagne pontine, pullman della Cgil anche da altre città, associazioni e organizzazioni politiche della sinistra hanno partecipato e sono scese in piazza denunciando le condizioni di lavoro schiavistiche delle campagne e a gran voce è stato chiesto il permesso di soggiorno per tutt* e l’abolizione della Bossi-Fini, mentre la sindaca di Latina (Fratelli d’Italia) è stata fischiata e contestata.

Contestualmente alla manifestazione era stato dichiarato lo sciopero del settore agricolo, ma non basta.
Auspichiamo che la mobilitazione si allarghi e che le organizzazioni sindacali tutte proclamino insieme lo sciopero generale, praticando l’insorgenza e la convergenza che ci ha insegnato il collettivo di fabbrica della ex-GKN, perché non si può tornare all’ordinarietà dello sfruttamento senza aver lottato con tutti i mezzi possibili per sradicare un sistema di schiavitù, dove lavoratori e lavoratrici senza diritti e tutele vengono sottopagat*, maltrattat*, picchiat* e uccis*.

I padroni cercano di rovesciare la realtà dei fatti e le responsabilità, incolpando delle proprie carenze, omissioni e negligenze, chi invece ne subisce le conseguenze: le lavoratrici e i lavoratori.
Invece di colpevolizzare chi lavora per gli infortuni che subisce, andrebbero riconosciute in pieno le responsabilità dei padroni, anche attraverso all’introduzione del reato di omicidio sul lavoro.

Rigettiamo con forza tutta la propaganda razzista delle destre e rivendichiamo il permesso di soggiorno per tutte/i, senza il quale si rendono massimamente ricattabili persone che vengono rese clandestine e quindi prive di qualsiasi diritto.
Rivendichiamo per tutte le lavoratrici e i lavoratori condizioni di lavoro dignitose , salari adeguati, riduzione dell’orario di lavoro che nei campi arriva anche a 12/14 ore come succedeva nelle fabbriche dell’ ‘800.
Rivendichiamo l’abolizione del sistema di sfruttamento criminale, legale o illegale che sia, generato dalle società capitalistiche, che mettono i profitti dei pochi che si arricchiscono davanti alla vita e ai diritti dei molti costretti a condizioni di vita precarie e alla povertà.